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Israele ritrova Patriot e maschere antigas « Solo esercitazioni» , ma la tensione aumenta

martedì 20 febbraio 2001 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein GERUSALEMME E’ solo un caso che l’ esercitazione militare congiunta fra gli americani e gli israeliani si svolga proprio in queste ore, ed è sempre un caso che riguardi la difesa aerea, e che al centro dell’ esercitazione ci siano i missili antimissile « Patriot» , allineati sulla sabbia nei loro scatoloni di legno, montati sui camion come in replay della Guerra del Golfo del 1991. Sia gli Usa che l’ esercito israeliano lo hanno ripetuto senza tregua: ci vogliono mesi a mettere in piedi una simile iniziativa, che coinvolge fra l’ altro 400 soldati americani e due batterie di Patriot trasportate dalla Germania. L’ attacco a Saddam non c’ entra. E tuttavia queste esercitazioni cadono in un momento in cui la paura della gente che di nuovo il dittatore iracheno decida di reagire lanciando ancora una volta i suoi missili su Israele, danno all’ esercitazione un’ attualità in certo senso tranquillizzante: le armi sono là , anche gli alleati americani ci sono, se per caso qualcosa succedesse adesso, pensano gli israeliani, non siamo soli. Ma certo anche Saddam e il resto del mondo arabo giudicano l’ esercitazione come la prova di una alleanza militare fra America e Stato ebraico. All’ unanimità militari e politici hanno ripetuto per tutta la giornata di ieri che non c’ è da preoccuparsi, non tanto perché Saddam non ha motivo (l’ ha detto il viceministro della difesa Efraim Sneh) di sparare di nuovo su Tel Aviv. Può farlo, e dispone di materiali chimici e biologici per armare le testate dei missili. Ma probabilmente adesso vuole arrivare come primo obiettivo pratico, a rimuovere le sanzioni mentre si costruisce la fama di leader mediorentale simbolo dell’ Intifada, di tutte le intifade dell’ area. Gli israeliani comunque, ammaestrati dalla storia, si sono messi in coda ai punti di distribuzione delle maschere antigas. A Tel Aviv , nel quartiere più colpito nel ‘ 91, Ramat Gan, il tono della gente, persino quello di una signora colpita dieci anni fa, era disinvolto: « Ero tranquillissima, ma ho fatto una fila di tre ore. Ora, con la maschera nuova, va meglio» . Intanto, il clima generale è drammatico: il fronte con il Libano è minacciato dagli hezbollah che di nuovo sono sul piede di guerra sostenuti dalla Siria; l’ esercito israeliano ha ucciso un altro importante leader dell’ Intifada vicino a Nablus; si è aperto con una scena straziante (il padre di una delle vittime si è lanciato in tribunale contro il poliziotto che avrebbe sparato al figlio ,mentre la madre sveniva) il processo, con giudici israeliani e arabi, per accertare le responsabilità nell’ uccisione in ottobre di tredici arabi israeliani; nel quartiere di Gilò ieri sera si sparava di nuovo. In poche ore si deve decidere se il governo di coalizione vedrà la luce oppure no, e se Ehud Barak e Shimon Peres saranno rispettivamente ministri della Difesa e degli Esteri. La polemica è enorme, il partito laburista spezzato da una sconfitta troppo cocente si rifà su Barak, facendolo politicamente a pezzi. Secondo le ultime indiscrezioni l’ ex Primo Ministro avrebbe ottenuto dal partito (preoccupato di perdere l’ occasione di entrare al governo) il permesso di accettare il posto di ministro; in cambiodovrebbe dimettersi subito da deputato e poi da segretario del partito, giurare di non ripresentarsi alle primarie per la scelta del candidato premier. E’ quanto aveva promesso all’ indomani della sconfitta.

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