Israele: « Osservatori, ma solo americani» Furia popolare per il m assacro della famiglia palestinese
sabato 21 luglio 2001 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
GERUSALEMME
Vigilia del sabato molto turbata in Israele: i palestinesi hanno
seppellito
in un clima di furia popolare le vittime innocenti (una famiglia di
tre
persone fra cui un neonato di pochi mesi) dell’ agguato terrorista di
un
gruppo estremista di abitanti degli insediamenti. La famiglia usciva
nella
notte fra giovedì e venerdì da una festa in un sobborgo di Hebron, e
là è
caduta in un’ imboscata. Una coppia, Mohammed Hilmy Etnizi e Salameh
Elnizi,
e una neonata, Amira Wael di neppure tre mesi, sono stati uccisi in
automobile, e altre quattro persone sono rimaste ferite. Le autorità
israeliane hanno condannato « l’ orribile atto» e hanno promesso che
gli
assassini verranno catturati. Il ministro della Difesa « Fuad» Ben
Eliezer ha
dichiarato che « l’ episodio è il peggio del peggio, perché si tratta
di
autentico terrorismo contro cittadini innocenti, e nessuno come noi
ne
conosce l’ orrore» . Anche lui ha promesso di fare di tutto per punire
i
colpevoli.
Ieri un palestinese è morto a Hebron in seguito a due esplosioni in
una casa
vicino agli uffici di al-Fatah. Fonti di polizia dell’ Autorità
autonoma
hanno parlato di un bombardamento israeliano, seccamente smentito da
Israele, secondo cui si è trattato dello scoppio accidentale di un
ordigno.
Ben Eliezer ieri è intervenuto con decisione anche sulla presa di
posizione
del G8, resa pubblica dal ministro degli Esteri Ruggiero, di
procedere
all’ invio di un gruppo di osservatori internazionali che controllino
la
tregua, così da dare il via al piano Mitchell per la trattative fra
le
parti. Ben Eliezer non vuole, come nessuno nel governo di unità
nazionale di
cui egli fa parte, la internazionalizzazione del conflitto. Ma ha
invece
ammesso che « se proprio Israele vi fosse obbligata, accetterebbe
semmai una
presenza americana, ovvero dei rappresentanti della Cia» .
Il significato della doppia presa di posizione è questo: il governo
israeliano legge come una sostanziale vittoria di Arafat la
dichiarazione
dei G8. Prima di tutto, perché Sharon ha sempre dichiarato, dopo
avere
accettato il cessate il fuoco, che dopo sette giorni di silenzio
delle armi
da parte palestinese e dopo l’ arresto dei terroristi, l’ operazione
Mitchell
scatta automaticamente. Sharon dice anche che il fatto che Arafat non
abbia
dato l’ ordine di cessare completamente il fuoco e abbia lasciato la
luce
verde ai recenti attentati rappresenta un tentativo di chiamare gli
osservatori dopo una sua eventuale reazione dura. Arafat ha infatti
subito
dichiarato che « la presa di posizione è un autentico inizio di
ritorno alla
quiete» .
Arafat vuole che gli europei tornino a essere il suo partner
preferito e
vede nel G8 un vittoria politica. Per gli israeliani, al contrario, è
una
sconfitta: cercano almeno di avere la Cia garante della sicurezza.
Infatti è
proprio George Tenet, il capo della Cia, che ha dato il suo nome
all’ accordo
di cessate il fuoco fra le due parti. I palestinesi dal tempo di
Clinton
hanno avuto rapporti molto stretti e vantaggiosi con
l’ amministrazione
americana e hanno a loro volta richiesto spesso il suo intervento: la
Cia
resta per Israele il garante che il fuoco deve finire prima delle
trattative.
Ultimo punto fondamentale per capire il no di Israele: le forze
dell’ Onu
preposte a sorvegliare il confine del Libano e Hebron, di fatto si
occupano
solo dell’ esercito israeliano. Shimon Peres ha spiegato più volte
che,
mentre un esercito istituzionale può essere facilmente monitorato,
forze di
guerriglia e terroristi non hanno né sede né statuto. Israele non
crede né
nella forza né nella neutralità degli osservatori. Solo gli Usa, che
peraltro hanno buoni rapporti con Arafat, possono farsi garanti: ed è
quello
che qui si dice che faranno, chiedendo a Israele di lasciare che
anche
l’ Europa sia accettata.