Israele, le donne che toccano lo scranno di un rabbino riescono ad av ere un figlio Nel supermarket la sedia della fertilità
mercoledì 11 maggio 1994 La Stampa 0 commenti
TEL AVIV SUCCEDE ad Ashdod, rude cittadina portuale di Israele: lo
scenario è quanto di meno poetico, e tuttavia di più simbolico si
possa immaginare, un supermarket. I protagonisti, o meglio le
protagoniste, sono decine di donne che giorno dopo giorno attendono
in coda di mettersi a sedere (, impone il
manager del supermercato) su una sedia magica. È la sedia dove pose
il suo onorato deretano due anni fa il rabbino marocchino Yitzhah
Kaduri, un’autorità indiscussa in fatto di religione, di Talmud e
anche, sembrerebbe, di fertilità miracolosa. Infatti, dopo la sua
visita, tutte le impiegate del supermercato sono rimaste incinte. E
la stessa sorte tocca anche alle clienti. Tanto che il tasso di
fertilità fra le donne che si accomodano sulla sedia di rav Kaduri
è altissimo. E in maggioranza, si asserisce ad Ashdod, i nati dal
miracolo (che contempla tuttavia l’intervento del marito) sono in
maggioranza maschi. Così si approfitta dell’improvvisa popolarità
del negozio - dicono i laici impenitenti - per mettere bene in testa
alle donne che stanno in coda davanti alla sedia quali sono i dettami
della religione ebraica. È un misto di prosa e di poesia che molto
spesso troviamo nella letteratura dello shtetl, nei racconti
chassidici dominati dal bisogno, dai miracoli dei santi rabbini e
anche da un quasi ossessivo desiderio di figliolanza diffuso in
Israele. , ha scritto qualche giorno fa un autorevole
scrittore israeliano, Zeev Chafez, riferendosi a quello che sempre di
più nella società israeliana si configura come un conflitto aperto:
non è solo un problema di osservanza del sabato, oppure di
atteggiamento verso i Territori occupati. È piuttosto l’accento
ansioso e settario che parte della società israeliana, sempre più
secolarizzata e anche deideologizzata sulla via della pace, pone su
certi personaggi carismatici che prendono il posto della gerarchia
religiosa ufficiale e creano sette, superstizioni, movimenti
violenti. Le cronache sono zeppe di nomi come quelli di rav Uzi
Meshulam, che si è asserragliato con la sua setta in una specie di
fortezza resistendo alla polizia, o del famoso fu Meir Kahane, oppure
del miracoloso Baba Baruch, del bellicoso rabbino Goren, o
semplicemente di rabbini locali che alle volte si oppongono nelle
loro pratiche al comandamento essenziale che l’ebraismo ha dato al
mondo intero: non fare idolatria. A spiegazione del seggiolone magico
resta la passione israeliana per i bambini, legata al trauma
dell’Olocausto e al continuo stato di guerra che abbisogna del
rifugio della famiglia numerosa. E un po’ anche alla tradizione di un
piccolo popolo che ama, ovviamente, divenire un po’ più numeroso.
Comunque, fra tutte le follie della superstizione è meglio questa,
volta verso la vita, di quelle che mescolando politica e religione
fanno pasticci creando movimenti e sette. Se un tasso di
superstizione deve esserci, meglio seduto che marciante. Fiamma
Nirenstein