ISRAELE KAMIKAZE IN CISGIORDANIA: TRE MORTI. LA COALIZIONE È ANCORA TUTTA DA INVENTARE Attentato a due giorni dal voto mentre Olmert cerca un g overno La sinistra pressa il premier. E Kadima apre alla destra
venerdì 31 marzo 2006 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
GERUSALEMME
Il terrorismo non ha risparmiato il primo giorno delle trattative per la
formazione del nuovo governo dopo le elezioni vinte da Kadima. Tre
israeliani sono stati uccisi ieri sera in un attentato all'ingresso della
colonia di Kedumin, in Cisgiordania, nel quale è morto anche l'autore, un
palestinese di Hebron, Ahmad Macharka, 24 anni, che si era travestito da
ebreo ultraortodosso per avvicinare le vittime. L’ attacco è stato
rivendicato dalle Brigate Al Aqsa, il gruppo armato vicino al movimento Al
Fatah del presidente palestinese Abu Mazen. Ieri da Beirut il capo
dell'ufficio politico di Hamas, Khaled Meshaal, aveva assicurato che
l'arrivo al governo del movimento islamico non avrebbe fatto cessare la
lotta armata.
In Israele il partito fondato da Ariel Sharon è cresciuto ancora un po’ : ai
28 seggi se n’ è aggiunto uno regalato dai soldati e dai malati che hanno
votato ieri. Anche il Likud si sente meglio, con un seggio in più tocca i 12
e ridiventa il primo partito della destra. Bibi Netanyahu, probabilmente, ne
esce come il capo dell’ opposizione detronizzando il leader del partito russo
Israel Beitenu, Avigdor Lieberman, che perde un seggio scendendo a 11.
Meretz (il partito radicale) grazie al voto dei giovani soldati cresce a 5.
Il partito laburista è fermo a 20, lo Shas (il partito sefardita religioso a
sfondo sociale) perde un seggio e passa a 12.
Spostamenti che vogliono dire qualcosa nell’ assegnazione dei ministeri e
delle cariche. La sinistra è decisamente all’ attacco, sembra indispensabile
per formare un governo che possa realizzare le scelte di fondo per cui ha
votato il Paese: largo disimpegno dai Territori occupati e riforma sociale.
E ieri i laburisti si sono spinti tanto avanti da sostenere che non è detto
che sia Olmert a dover formare il nuovo governo, e che potrebbe benissimo
essere il suo leader Amir Peretz a ricevere l’ incarico. L’ idea è che esiste
un campo sociale interessato a temperare i rigori dell’ endemica povertà
israeliana: va dai religiosi di vario tipo all’ estrema sinistra, ai
pensionati, alle « Foglie Verdi» dei liberalizzatori di marijuana, ai partiti
arabi che hanno una ragguardevole forza di 10 seggi, che, insieme, possono
aderire al programma sociale di un partito laburista lanciato verso la
riforma delle pensioni e la garanzia del salario minimo.
Ma il mandato di Olmert sembra chiaro, Kadima come erede di Sharon fornisce
pur sempre le migliori garanzie politiche sia per un consistente sgombero
dalla Cisgiordania, che per la difesa dal terrorismo. E il presidente Moshe
Katzav non è tipo da abbandonarsi a bizzarie. L’ eredità di Sharon (che oggi
viene operato di nuovo, per la nona volta, per essere preparato al
trasferimento o in un altra clinica o a casa) è il messaggio, e Olmert è il
suo profeta. Egli sa che il mandato del popolo è di sgomberare parte della
Cisgiordania, che quindi ha bisogno di appoggio a sinistra.
Questo non significa che Olmert in queste ore non stia prendendo in
considerazione i segnali che vengono da destra: per esempio, Lieberman, il
cui programma di separazione dai palestinesi ha una base demografica, ieri
ha reso chiaro che deve discutere a fondo la proposta, e magari potrebbe
anche lui entrare al governo. Olmert ha anche dichiarato di non chiudere la
porta al Likud. La condizione è una sola, per tutti: accettare il piano di
disimpegno, forte anche del sostegno di Condoleezza Rice, che ieri ha detto
che gli Usa potrebbero appoggiare il programma unilaterale se l’ Anp di Hamas
rifiutasse di trattare.
Quindi la coalizione potrebbe raggiungere dimensioni abbastanza ampie, fino
a 70 deputati. I laburisti e Shas hanno cercato ieri una comune piattaforma
sociale, che però non è facile, visto che le necessità dei religiosi
includono il peso sulla società di famiglie numerose (10-12 bambini) i cui
padri si occupano in gran parte di studi biblici.
Da sinistra una portavoce di Peretz ha azzardato che i laburisti non
entreranno al governo se non avranno il ministero del Tesoro: ma Olmert non
ha nessuna intenzione di mettere a rischio la situazione economica di un
Paese appena recuperato alla vita da Netanyahu che ha tagliato senza pietà
le spese eccessive, ridotto la disoccupazione, rilanciato la borsa. La
società semisocialista israeliana non ha accettato la linee thatcheriana e
americana di Bibi, vuole quello che promette Peretz: salario minimo
garantito, pensioni per tutti, e più alte. Olmert dovrà venire incontro alle
richieste sociali senza distruggere l’ economia. Non darà ai laburisti il
Tesoro,ma concederà loro riforme, e altri ministeri chiave, come, forse, la
Difesa (anche se suona paradossale, dato che i migliori « sicuristi» stanno
dentro Kadima). Può darsi che Peretz stia manovrando per un ritorno a
sorpresa di Ehud Barak, che avrebbe la competenza per ricoprire quel ruolo.
Ma allora, dove sarà collocata l’ immensa ambizione personale di Peretz?
La sinistra per ora può contare sull’ Educazione, lo Shas vuole la
Comunicazione, per trasmettere più ebraismo in diretta, e bloccare tutto ciò
che gli appare pornografico. E i pensionati, la grande, potente sorpresa
delle elezioni con i loro 7 seggi cosa vogliono? Lunedì vanno dal presidente
Katzav a cercare ispirazione.