« Israele è uno Stato razzista e criminale» Attacco frontale a Dur ban di 3000 organizzazioni non governative
lunedì 3 settembre 2001 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
inviata a DURBAN
E’ strano lo sbocco verbale sulla questione mediorientale di cui sono
state
protagoniste nel loro documento conclusivo le tremila organizzazioni
non
governative che a Durban fiancheggiano i lavori della Conferenza
dell’ Onu
contro il Razzismo: Israele ne esce come uno Stato criminale, gli
ebrei come
razzisti inveterati. Risultato: la Conferenza è sempre più a rischio;
Israele minaccia di andarsene e forse anche la delegazione americana;
la
parte estremista del convegno recita un suo eccitato soliloquio con
la
benedizione di Fidel Castro oltre che di Arafat; le organizzazioni
non
governative si spaccano.
E’ stata una giornata tormentosa quella di ieri per la delegazione
israeliana e per le organizzazioni non governative ebraiche. Davanti,
nella
sede ufficiale della Conferenza, la solita elegante sfilata di leader
neri
sul podio, alcuni discorsi di prammatica sul razzismo con sorprese
improvvise, come la richiesta del ministro degli Esteri della
Tanzania,
Jakaya Kikwete, di immediate compensazioni in denaro all’ Africa per
lo
schiavismo di cui sono stati vittime i suoi abitanti. Ma dietro, fra
lo
Stadio del Cricket in cui si sono riunite per vari giorni sotto
tendoni le
diverse aree geografiche e d’ interesse delle organizzazioni di base,
e i
palazzi dei congressi, si è svolto un autentico psicodramma che è
continuato
incessante per 24 ore. La nottata di sabato è stata rotta da pianti,
urla e
minacce. Una ragazza ebrea si è sentita male, molti piangevano, le
organizzazioni non governative ebraiche sono state costrette ad
andarsene.
Ora la spaccatura si sta allargando all’ interno delle Ong: il gruppo
europeo, per esempio, prepara un documento di dissociazione e di
protesta
per il linguaggio e per il contenuto. Dalle donne, alle minoranze
etniche,
alle caste, ai disabili, il mondo è tutto quanto attraversato dalle
Ong:
sarebbe stato difficile immaginare, solo un po’ di tempo fa, che
dalla loro
somma assise mondiale, riunitasi a lato dell’ Onu per trattare un tema
così
largo come il razzismo, sarebbe uscito un documento invece così
ristretto,
così specifico, la cui violenza anti-israeliana è tale da sfociare
direttamente nell’ antisemitismo.
« Tant’ è vero - dice un delegato italiano in forte dissenso, Massimo
Pieri -
che verso le 11 di notte, quando al massimo della discussione un
giovane del
Kenya ha proposto di rimuovere dal documento l’ unica parte positiva
per gli
ebrei, quella che denunciava l’ antisemitismo nel mondo, la sua
mozione è
stata approvata venti contro uno. Ora, quindi, per le Ong non esiste
l’ antisemitismo e su Israele il documento contiene una serie di
affermazioni
false dal punto di vista dei fatti e orribili moralmente» .
« Chi non era d’ accordo - dice l’ italiano Antonio Stango presidente
della
federazione internazionale di Helsinki - non aveva nessuna
possibilità di
esprimersi: le procedure farraginose per l’ iscrizione a parlare hanno
fatto
sì che le organizzazioni di ispirazione islamica, presenti in ogni
gruppo,
rappresentassero la totalità o quasi degli interventi sul tema, e
noi, le
altre organizzazioni, siamo rimasti allibiti, stupefatti, isolati.
Gli israeliani, molto irati, tuttavia hanno tenuto una conferenza
stampa di
basso profilo: non riescono a comprendere come sia potuto accadere un
simile
rovesciamento di temi, stanno valutando se andarsene, dicono anche
che
sperano ancora che il documento ufficiale dell’ Onu si allontani
decisamente
da quello delle Ong.
« Non è nostra intenzione - ha detto l’ ambasciatore Mordechai Yadid -
boicottare una conferenza su un tema che per noi è molto importante
ed è un
leit-motiv della storia ebraica, e tuttavia il dibattito sul razzismo
qui
non c’ è più , si è trasformato in politica. Ci sono altre sedi per
parlare
del conflitto, degli insediamenti, del terrorismo, di politica
insomma: ma
il razzismo con noi non c’ entra niente» . Dunque, se non cambia la
musica gli
israeliani tornano a casa: lo ha detto anche dalla sua patria il
ministro
degli Esteri Shimon Peres: « Si tratta di una risoluzione più
vergognosa per
chi l’ ha sottoscritta che per noi» .
Questa risoluzione trasferisce tutta la discussione sul conflitto
israelo-palestinese sui temi dei diritti umani, facendo di Israele un
nuovo
Sudafrica e forse peggio. Israele è accusata di « perpetrazione
sistematica
di crimini razzisti, crimini di guerra, atti di genocidio, pulizia
etnica...
e altro. Di volere « espandere i confini ed espellere la popolazione
indigena
palestinese» . Afferma che questa « dominazione aliena» è colonialista.
Dichiara Israele come Stato razzista e di apartheid e l’ accusa di
atti
disumani.
Mary Robinson, commissario dell'Onu per i diritti umani presente a
Durban,
ha detto che si augura che il documento finale del summit non
rifletta i
toni contenuti nella risoluzione firmata dalle Ong. E’ difficile
tuttavia
immaginarsi che ci possa essere un documento finale scevro dai toni
dei due
interventi di Arafat, anche non volendo considerare il documento
delle Ong.
Talvolta, come nell’ intervento di Christopher Obure, ministro degli
Esteri
del Kenya, c’ è la sorpresa di un raro tono lieve, come quando ieri ha
detto
che i due popoli devono vivere fianco a fianco e trovare una
soluzione di
pace in Medio Oriente. E’ lapalissiano? A Durban non lo è affatto.