Israele al voto
lunedì 2 marzo 2020 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 02 marzo 2020
Quello che veramente tutti gli israeliani sperano per le prossime elezioni, è che sia l'ultima volta per un bel pezzo. E' infatti la terza volta che il dilemma Netanyahu attanaglia la vita politica e che gli israeliani sono costretti, in pochi mesi, ad andare alle urne: sono soldi, stress, accuse, scontri mortali, maldicenze e attacchi che spaccano il Paese e la sua tradizionale unità. Dopo undici anni da Primo Ministro, Bibi soffre un assedio che ha determinato una campagna elettorale poco sostanziale: sia il Likud di Netanyahu che "Blu e Bianco" di Benny Gantz piuttosto che impegnarsi sui temi strategici sono stati tutti presi da un tema solo: "Solo Bibi" oppure "Tutto fuorché Bibi".
Questo ha spinto a calunnie, uso smodato di registrazioni telefoniche, continue accuse di indegnità e corruzione e di riferimenti al processo cui Netanyahu sarò sottoposto il 17 marzo; e ce n'è anche per Gantz, sospetti di corruzione e sesso improprio compresi. Il Paese è spaccato a metà, anche se nelle ultime ore il partito di Netanyahu ha guadagnato un seggio per raggiungere il numero magico di 61, quello con cui si forma la coalizione.
Al momento, Netanyahu può contare su 58 seggi con gli alleati (il Likud ne ha 34) e Gantz arriva a 57 solo con la lista araba, con cui dice di non volersi imparentare. Il solito Yvette Lieberman col suo partito russo ora 7 seggi, che è mosso da un evidente odio per Bibi può impedire la formazione di qualsiasi governo.
C'è una differenza, anche se sfumata: Trump. Netanyahu è lo statista che ha stabilito col presidente USA un rapporto che li ha condotti a disconoscere il patto con l'Iran, a portare l'ambasciata a Gerusalemme, a riconoscere il Golan come parte d'Israele e a disegnare un piano che vede i territori disputati in buona parte dentro Israele.