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Iran, Trump apre al dialogo per isolare gli ayatollah

mercoledì 1 agosto 2018 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 01 agosto 2018

Lo stile Trump, per cui prima  viene la faccia feroce, e poi una mano tesa crea una situazione che l'interlocutore non si aspetta, sta ormai diventando un'abitudine, un "pattern": lo abbiamo visto col Nord Corea, con gli europei e con la Nato, e adesso è la volta dell'Iran. Trump, nel corso della conferenza stampa tenuta insieme al nostro Primo ministro Conte a Washington ha offerto di parlare, di incontrarsi, senza rancore, senza precondizioni con la leadership iraniana, perché parlare male non fa, e incontrarsi, ha ricordato lui, è una delle sue specialità, da vero businessman, occhi negli occhi, carte squadernate.

Pochi giorni prima Trump aveva avuto uno scambio di battute estremamente aggressivo con l'Iran: Trump gli annunciava che non si sarebbero più sopportate "le parole demenziali di violenza e morte" tipiche della leadership iraniana, e l'Iran come fosse l'impero persiano si autodefiniva "madre di ogni pace ma anche madre di ogni guerra" sfidando al duello finale gli USA.  Ora Trump ha aperto d'un tratto tutte le finestre. Avviene in articulo mortis, dato che lunedì prossimo scatta il primo gruppo di sanzioni, il 7 agosto quelle sull'acquisto del denaro e dell'oro, il 4 novembre quello sull'acquisto del petrolio, per cui potrebbe cadere il commercio con l'Iran dei due terzi. Anche il tradizionale commercio di tappeti e di cibo sta per cadere vittima delle rinnovate sanzioni. Una prospettiva disastrosa per un Paese già percosso da una crisi economica che ha ridotto la popolazione sul lastrico: ormai ci vogliono 122mila rial per comprare un dollaro, il mercato dell'oro va ancora peggio, e ha un bel fare il governo, coadiuvato dalle Guardie Rivoluzionarie, a opprimere ogni forma di protesta che ormai spunta disperata ma potente in molti angoli del Paese. Inutile anche accusare spie, traditori, cospirazioni straniere per la crisi, e arrestare, come è stato fatto una trentina di persone per crimini economici.

Trump col suo invito ha messo in ulteriore difficoltà gli Ayatollah: il suo scopo è fermare i progetti imperialisti dell'Iran e la sua evidente spinta a creare l'atomica islamica shiita. Il suo sogno, il cambio di regime.

Adesso, sono in una bella trappola sia il presidente Rouhani che il supremo leader Khamenei: la gente non accetterà facilmente che, come stanno già annunciando, respingano con disprezzo l'offerta, dicano che l'unica strada negoziale è quella per cui gli USA tornino al trattato. Il consigliere di Rouhani Hamid Aboutalebi dice che si può parlare solo con chi mostrerà rispetto tornando al trattato. Ma la gente ha bisogno non solo di rispetto, ma anche di pane, e una leadership che rifiuti a priori è ormai in contrasto con un popolo che in piazza ha gridato fino a pochi giorni fa "Basta con la Siria, occupatevi di noi". Mike Pompeo ha commentato l'invito legandolo a un cambiamento della gestione del potere da parte degli Ayatollah, di una riduzione della loro "malignity", del loro addivenire a un vero accordo nucleare. In sostanza, dunque, adesso la leadership iraniana, quali che siano le intenzioni di Trump se l'incontro dovesse aver luogo, è sempre più minacciata da una rottura verticale con l'opinione pubblica. E gli inviti di Rouhani all'Europa a risolvere i suoi problemi economici, sono fra i meno convincenti che la politica ricordi.   

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