Iran atomico: parole tante, risultati pochi
venerdì 2 ottobre 2009 Il Giornale 3 commenti
Il Giornale, 2 ottobre 2009Uniche concessioni di Teheran, l’accesso all’impianto segreto di Qom e l’arricchimento dell’uranio all’estero L’impressione è che gli iraniani vogliano guadagnare tempo. Obama: «Ispezioni dell’Onu entro due settimane»
Così il primo d’ottobre è arrivato, dopo l’allarme urgente di Pittsburgh lanciato da Obama, Sarkozy e Brown circa la volontà iraniana di perseguire la bomba atomica: e con esso la concessione da parte degli iraniani di visitare la struttura atomica di Qom che era stata celata a tutto il mondo fino a pochi giorni fa. Da parte iraniana è un’offa all’Occidente per poter dire che i colloqui si sono aperti con profitto, e tutti si sono affrettati a farlo. Ma anche la concessione stessa è a doppio taglio, perché se da una parte consente all’Aiea di entrare per la prima volta in questa centrale che è fra le più sotterranee e difese, dall’altra la legittima e la qualifica come pegno di amicizia, cosa del tutto proditoria, agli occhi del mondo. Altra concessione è la possibilità di arricchire l’uranio all’estero, in Francia e Russia. Ma Obama ha già detto che anche se l’inizio può considerarsi «costruttivo», ci si aspettano però fatti concreti: la pazienza americana «non è illimitata» ed entro due settimane gli ispettori Onu dovranno avere accesso illimitato al sito di Qom.
Ma intanto i Cinque + Uno si sono seduti intorno a un tavolo in una villa del ’700 a Ginevra e gli Usa hanno anche incontrato per la prima volta da decenni un rappresentante iraniano testa a testa. La cronaca degli incontri (filtrati dal buco della serratura) racconta soprattutto l’insistenza del negoziatore iraniano Said Jalili sui «diritti inalienabili» del suo Paese, cioè la determinazione a non mettere in discussione il programma nucleare, e nel descrivere quello che l’Iran ha stabilito fossero i temi dell’incontro: «Incentivi, aiuti economici e politici, questioni economiche politiche e di sicurezza». Le agenzie di stampa iraniane di regime hanno battuto la soddisfazione degli inviati del loro Paese, e le agenzie occidentali le convinzioni di Solana (alla guida dei Cinque più Uno: Francia, Inghilterra, Cina, Russia, Stati Uniti e Germania), che i colloqui si siano svolti «in un’atmosfera cordiale e professionale».
Solana ha anche annunciato che entro tre settimane l’Iran dovrebbe consentire all’Aiea di visitare il sito di Qom, quello che era rimasto nascosto fino ad ora. Mosse di urbana diplomazia, volte a propiziare, a calmare l’opinione pubblica internazionale preoccupata dal fanatismo del regime di Teheran e soprattutto Obama, che aveva dato segni di evidente nervosismo nei giorni scorsi. Ma verso la metà della giornata di ieri si è svolto anche un colloquio diretto fra Iran e Usa; il capo della delegazione Usa era nientemeno che William Burns, il sottosegretario di Stato per gli Affari politici. Un gran segno di cortesia da parte degli Usa, che non incontravano gli iraniani direttamente da trent’anni. Ma anche un azzardo, rispetto al quale, nonostante il tono ultimativo di Obama a Pittsburgh, il portavoce del dipartimento di Stato Crowley aveva già messo le mani avanti, spiegando che gli Usa «non avrebbero dato immediatamente un giudizio giovedì». E aveva aggiunto: «Vedremo come va l’incontro e valuteremo la volontà dell’Iran di impegnarsi sui temi posti», ipotizzando che il governo abbia bisogno di qualche mese per valutare tutti in risultati dei colloqui.
Ma “mesi” è proprio quella palude temporale di cui ha bisogno Ahmadinejad per completare la bomba: ormai può contare almeno su 8000 centrifughe, più tutte quelle nascoste di cui non abbiamo idea. Tutti gli esperti concordano sui tempi brevi prima dell’ora X. Ahmadinejad con le sue proposte, va alla ricerca di tempo, e non di un accordo: aveva il giorno prima dichiarato che il suo Paese è disposto a parlare di tutto purchè lo si faccia nell’ambito del “disarmo globale”, e aveva anche proposto che un Paese terzo arricchisca per l’Iran l’uranio di cui Teheran ha bisogno. Ottime idee se non si sapesse che solo impostare il tema del disarmo globale prenderebbe molto più tempo di quello necessario per l’Iran a concludere l’arricchimento dell’uranio che cerca; e peccato che il livello dell’arricchimento non potrebbe mai essere garantito da un Paese terzo se persistono centrali nascoste come quella di Qom, scoperta da poco, che possono ulteriormente arricchire l’uranio già arricchito, tecnica che può ingannare anche più severe indagini dell’Aiea.
Il ministro degli Esteri britannico David Miliband ha avvertito l’Iran di «non confondere il rispetto per la debolezza», ma i lavori hanno già preso il ritmo dell’andantino ma non troppo, quello che piace a Teheran. Dagli Usa all’Europa, per non parlare dei vecchi amici, Russia e Cina, tutti quanti sembrano di nuovo impaniati nelle chiacchiere iraniane, ma lo sfondo è di estremo allarme. Robert Gates, il Ministro della Difesa americano l’ha detto alcuni giorni fa, e mezzol mondo ha sembrato fargli coro durante il G20: non ci sono ormai dubbi sulla volontà dell’Iran di andare verso la bomba.
E la provocazione di lunedì scorso, quando l’Iran ha lanciato i suoi Shahab 3 che possono compiere 2500 chilometri colpendo qualsiasi capitale araba e gran parte delle capitali europee, ha nuovamente disegnato l’aggressività dell’Iran, insieme alle minacce mortali a Israele e la sfida all’insieme della cultura cristiana tramite la negazione della Shoah e la riaffermazione del destino di dominio dell’Islam. Le nostre buone maniere per l’Iran sono soltanto un invito a completare il suo piano nucleare.
domenica 4 ottobre 2009 19:34:52
E' un esatto riassunto dell'attuale momento pre-bomba. Al di là di fatti concreti che ribaltino la situazione attuale, l'Iran avrà la sua bomba mentre, nel frattempo, si spera che Israele bombardi. Già. L'Europa è tutta lì che freme per questa eventualità e dove se Israele vince, avremo sempre un D'Alema qualunque a sostenere "risposta esagerata" (come se l'atomica iraniana fosse solo noccioline). Oppure, se perde, il coro europeo " non lo doveva fare". - Questa è l'ipocrisia con la quale si spera di aggirare il problema bomba, delegando sotto sotto ed in silenzio, solo Israele a risolvere il problema. Ma siamo sicuri che questo sia solo un affare israeliano? Perchè a ritenere ciò e ritrovarsi nel bel mezzo di un conflitto nucleare il passo è breve, ma davvero breve.
andrea storace , La spezia Italia
sabato 3 ottobre 2009 08:55:26
Cara Fiamma,é esattamente come lei conclude :"Le nostre buone maniere per l’Iran sono soltanto un invito a completare il suo piano nucleare."é questo vale per ogni rapporto con l'Islam sia a casa nostra ed ancor piú a casa loroBuon fine settimanaAndrea Storacewww.rimpatriato.blogspot.com
Adriano Romaldi , Falconara Marittima (ANCONA)
venerdì 2 ottobre 2009 19:50:48
La saluto e le auguro vera Pace Gent.le Fiamma o Onorevol se preferisce.L'augurio più vivo è che riesca a tenere i nervi saldi in un Parlamento come il nostro forse la parola deriva proprio dal parlare e così ce l'hanno con Bossi e Berlusconi che parlano poco ma fanno molto.Al di là si dice anche della vita oltre la morte e vorrei tanto esserci di là dov'è la vera vita, non quella parlata ma quella dei fatti.Forse sono un "illuso" ma credo che delle persone che tengono in ostaggio una Nazione come Israele che ha fatto due uerre per salvare un solo uomo siano maledette da Dio e che cosa possiamo fare noi uomini se non rivolgerci a Lui?Coraggio Adfriano ed anche a Lei ed alla sua Gente fossimo davvero tutti profeti diceva Mosé in Israele e lo dice oggi a noi fossimo davvero tutti profeti.Con stima Adriano Romaldi