Fiamma Nirenstein Blog

Io, razzista democratica nel nome dell’identità

domenica 5 ottobre 2008 Il Giornale 14 commenti
Il Giornale, 5 ottobre 2008

Non può esserci niente di più ingenuo o forse di più malizioso della maniera in cui su alcuni giornali di sinistra viene gestito il problema degli episodi di intolleranza etnica sfociate nelle ignobili aggressioni di questi giorni. Ciò che si legge persino nel pezzo di un analista come Luigi Manconi o di un giornalista come Gad Lerner, per non menzionare gli editorialisti dell’Unità e del Manifesto, è infatti che in fondo è tutta colpa della temperie che circonda il governo Berlusconi. Le aggressioni sarebbero frutto di oscuri disegni tesi a penalizzare il flusso di nuovi immigrati (lo dice Manconi). A riprova di questo si continua a citare la stessa orrida frase, quella sui «calci in c… », dimenticando le scuse di Roma portate dal sindaco Alemanno e le posizioni espresse da Fini.
In questa destra (qui è Lerner) ignorantona e volgare c’è proprio un’incapacità ontologica (genetica?) di capire il tema dell’immigrazione e anche una tendenza alla repressione e quindi all’autoritarismo. Non sarà il contrario? Sono semmai posizioni come queste, pensiamo, che semplificando il tema lo svuotano di significato in sé, come se l’immigrazione non fosse un problema, e gli sottraggono ogni possibilità di soluzione, togliendo all’interlocutore un’identità decente e all’immigrato una responsabilità personale.
Nel 1990 ho scritto un libro intitolato "Il razzista democratico": per molte pagine si sforzava di volgere il tema della nuova intolleranza italiana chiedendosi se di razzismo si trattasse e di che genere. La prima risposta era: «Sì». Come per tutto il resto dell’Occidente, benché ai nostri orecchi la parola razzismo suoni disgustosa dopo il ventesimo secolo, noi italiani proseguiamo il nostro corpo a corpo col razzismo, componente purtroppo rocciosissima della nostra storia; noi cantiamo razzismo, cuciniamo razzismo, leggiamo razzismo (Dostoevskij! Sant’Agostino!); esso è parte congenita della storia occidentale come lo schiavismo, che tutte, proprio tutte le culture, hanno praticato. In certe fasi della storia il razzismo è stato usato per adescare la fantasia popolare e coagulare consenso; dopo la guerra abbiamo pensato che l’avevamo battuto per sempre. Invece non era così: nell’Europa postsovietica abbiamo visto uno scatenamento di scontri etnici semmai più legati allo sviluppo delle democrazie che al fascismo o al nazismo. E l’Islam estremo ha creato proprio in tempo di globalizzazione, un odio razzista esploso a tutte le latitudini che passa facilmente dalla religione all’etnia e viceversa, per tutto ciò che sa di Occidente e di ebrei. Noi europei non abbiamo nessuna tendenza autocratica, né a destra né a sinistra, e Berlusconi non c’entra: il nostro razzismo, esistente, è di carattere prossemico e forse parzialmente etnico.
Noi italiani, in maggioranza non desideriamo un regime politico autoritario o una soluzione dura alla questione degli immigrati, che pure viviamo come un problema. A chi dare la colpa se la vicinanza degli stranieri risulta gradita solo quando è percepita come non pericolosa e anche come non eccessivamente intrusiva in un paesaggio interiore fragile come la nostra identità, il nostro modo di vedere il mondo, la nostra lingua? Come gridare allo scandalo dando la colpa alla destra se nella reazione violenta di certi giovinastri si esprime anche la paura della ragazza che tornando a casa in un quartiere popolare di notte, è confusa e impaurita se incontra gruppi di giovani stranieri che parlano un’altra lingua, hanno un altro modo di approcciare? È razzista quella ragazza che ha paura, sono razzista io che faccio questo esempio? Certo, come lo è anche chi adora la sua cameriera filippina perché è «tanto precisa» o la bravissima cameriera di Capo Verde perché è «calorosa e pulita»: non bariamo! Ne parliamo come di caratteristiche etniche. Il nostro interiore vocabolario razzista europeo ha mille voci e le sfoglia il vento, senza chiedere il permesso a nessuno.
È difficile combattere il razzismo, e prima di tutto occorre non dare la colpa al nostro nemico politico preferito. L’accoglienza indiscriminata è altrettanto dannosa quanto la chiusura totale, perché ci priva delle armi della nostra identità, senza le quali diventiamo fragili e quindi nevrotici e cattivi. Lévi Strauss ha spiegato nel 1973 a un’attonita platea dell’Unesco che «non è affatto riprovevole porre un modo di vivere e di pensare al di sopra di un altro e provare scarsa attrazione per determinati individui e per un modo di vivere che si allontani troppo dalle nostre abitudini. Questo non ci autorizza a opprimere e distruggerne i valori». Quali difficili questioni! Parola di razzista democratica.

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Motty Levi , Barga/Italia Talpiot/Israele
 martedì 28 ottobre 2008  23:51:53

Cara Ilaria Arri, non so perchè lo straniero ti spaventi, anche se sono totalmente d'accordo con quello che dici. Ma torniamo allo straniero. Cos'è uno straniero? Magari una persona al di fuori della tua mischia? Magari una persona venuta dal paesino vicino? Magari una persona venuta da un altro paese? Magari una persona d'un altro continente. Magari una persona venuta da un'altra galassia? Boh, io no te lo so dire, te lo devi dire tu stessa. E, poi, come si stabilisce l'estraneità di una persona? Se non sei nè doganiera al confine svizzero, l'unico varico dell'Italia verso un paese extracommunitario, non lo saprai mai a meno che non t'arruoli nei vari quadri delle forze di pubblica sicurezza. Pnso, cionostante tutto che un bulgaro, una volta individuato tale, anche se cattolico, venga visto come straniero e come tale, campanilisticamente disprezzato, anche se parla un italiano perfetto. Ma 'sto bulgaro non è un extracommunitario ed è pure cattolico. Però lui sa parlare sia italiano che bulgaro e questo fa incazzare tutti quanti! Hmm. Io sono ebreo, ma italiano e sono molto critico verso la Santa Sede e le sue varie manifestazioni, soprattutto quelle che intralciano il traffico, comunemente chiamato "processioni". In qualche modo sono più straniero io del bulgaro cattolico in questione, no? Ho dei grandi problemi dietetici ad uscire con gli con gli amici perchè non mangio maiale. Quel bulgaro adorerebbe uscire con li amici italiani a farsi una porchetta o due. Eppure non sono lo straniero io, ma lo è il bulgaro che non solo si farebbe volontieri la porchetta, ma che pure brama avere degli amici italiani, giacchè vive in Italia. Dieteticamente non sono molto diverso dei musulmani, anche se non prendo la mia religione così seria come lo fanno loro. Da ebreo sono consapevole di vivere soltanto finchè vivo. La morte, per noi ebrei, segna la fine della nostra esistenza non solo terrena, niente paradiso e niente inferno. Per questo devo vivere e lasciar vivere!



ELENA BIGNAMI , MILANO ITALIA
 mercoledì 15 ottobre 2008  19:33:51

Sig.Scognamiglio mi sorprende la sua soluzione per il razzismo economico degli/delle adolescenti.Pur laureata a pieni voti e dottorata non ho il privilegio d'insegnare:non ho piegata abbastanza la testa(prima alle raccomandazioni ora all'assurdità dei corsi d'abilitazione).Conosco le/gli adolescenti ed ho il privilegio di averne in famiglia e di essere per loro un punto di riferimento.Gli/le adolescenti vanno lasciati/e liberi/e di sbagliare e assolutamente non traumatizzati/e con critiche,però mi chiedo stupita perché invece di rimandare la questione alla risoluzione dei problemi della povertà non ha pensato di correggere il disvalore della povertà che è faccenda molto più importante e pedagogica:ad esempio non tutti/e i/le sue/oi studenti/esse sono o diventeranno ricchi,perché non spiegare loro che non solo c'è dignità nella povertà,ma che la ricchezza è faticosa da raggiungere e spesso costa molto stress,la salute,l'integrità psicologica o morale,a volte la vita stessa;o spiegare loro che viviamo in una società eccessivamente consumista che addirittura minaccia il destino ecologico del pianeta e causa malattie da eccessi d'alimentazione,fumo,bevande ecc.?ma ancora più importante che la loro felicità non dipende da quanto spendono in vestiti o videogiochi o bibite o coni gelato?perché non propone loro degli esperimenti esistenziali:ad esempio quello di passare un pomeriggio in giro per la città senza spendere denaro,perché ci sono i parchi,la gente e una città bellissima da guardare,le biblioteche che i libri li danno in prestito,gli/le amici/che con cui parlare o innamorarsi ecc?Forse questo pensa e semplicemente non l'ha formulato in questa occasione.Questo dare priorità all'arricchimento sopra tutto è una follia trasversale del XX secolo,come individuava bene H.Arendt nei saggi sulla libertà.Sono in polemica con un'Onlus che ha per slogan che la fame è la peggiore tortura,come a dire che la tortura nn importa!Follia della prospettiva consumista,nn trova?



Carlo Scognamiglio , Roma
 lunedì 13 ottobre 2008  08:56:52

Cara Fiamma, in quanto scrivi mi pare ci sia un pezzo di verità che mi piacerebbe continuare ad approfondire. La mia opinione infatti è che gli Italiani non sono culturalmente, razzisti, ma che la loro intolleranza sia determinata da fattori più complessi, e siccome sono un insegnante vedo anche svilupparsi questi sentimenti nelle giovani generazioni.Nei confronti di stranieri, siano essi cinesi, rumeni o africani, che appartengano a classi sociali elevate non c'è intolleranza (invece in passato - come ben sai - questa distinzione, in virtù di una vera teoria della razza, non veniva fatta).Al contrario si manifesta razzismo contro l'immigrato indigente, il nomade, lo straccione, il maleodorante. Quando io ero piccolo, e non c'erano immigrati, la stessa forma d'intolleranza si manifestava nei confronti di italiani indigenti (spesso meridionali).Ed è anche abbastanza ovvio che chi vive in condizioni "peggiori" sia più esposto ad atti i microcriminalità (la macro la lasciamo ai ricchi).Forse il problema dovrebbe essere afferrato da qua: lotta alla povertà (se i nostri operai edili rumeni li facciamo lavorare e vivere come bestie... una parte di loro si trasforma in bestia, avrebbe detto Dostoevskij), e non lotta all'immigrazione.Saluti



Motty Levi , Barga/Italia Talpiot/Israele
 martedì 7 ottobre 2008  15:36:35

Io non sopporto Netanyahu per ragioni sia personali che politici e opterei per la Livni, anzicchè per Barak, anche se Barak m'è idealmente più consono. Tutti e tre hanno fallito più o meno clamorosamente nell'assicurare stabilità ad Israele. Barak è fallito pur avendo fatto delle concessioni ad Arafat che avrebbero causato un colpo a Rabin se le avesse sapute. Sono contento che il progetto di Barak sia andato male, perchè già a quel tempo si profilava una guerra intestina tra Al Fatah e Hamas. Anche se non me lo auguro, fallirà anche il prossimo intento venturo, tanto da cominciar a sognare in perfetta tradizione sionista un"'utopia fattibile" che con il tempo possa mettere a tacere le armi. Steph Wertheimer, liberale ed imprenditore hi-tech israeliano, antireligioso fino al midollo osseo come me, una volta disse: "Per rendere mansuete quelle masse arabe frustrate che sembrono avere come unico scopo nella vita di uccidere gli israeliani, occorre semplicemente renderle apetibili delle necessità basilari a loro totalmente ignote. Quello di ergersi sulla propria miseria tramite lo studio e la progettazione del proprio futuro individuale" David Fisher sta costruendo in Dubai e non credo che abbia un passaporto italiano in cui c'è fraudolosamente scritto "nato sull'Abetone" . Gli emirati offrono, al momento, una grande porta d'ingresso nel mondo arabo per industriali, creativi e scienziati israeliani. Perchè non cogliere quest'opportunità e lasciare che sia un vessillo per il resto del mondo arabo? Il razzismo esiste, le razze umane, però no. Esistono la paura "culturale", la fobia religiosa. l'attaccamento morboso a tutto quello che diceva il nonno, solo perchè era il nonno, mica perchè diceva qualcosa di sensato. Con una crescente e più equa distribuzione di dannaro e tecnologia, il Medio Oriente potrebbe davvero non solo salvare se stessa. Il petrolio non ci sarà per sempre.



Motty Levi , Barga/Italai Talpiot/Israele
 martedì 7 ottobre 2008  14:37:59

Razzismo, che termine assurdo dal punto di vista scientifico, giacchè non esistono vere e proprie razze umane! Non esiste l'uomo pincer, nè l'uomo San Bernardo- anzi, quello sì che esisteva, ma doveva morire prima per poter chiamarsi così parecchio tempo dopo, eseattamente come l'uomo pechinese, ma per altre ragioni. Se, poi, vogliamo esaminare un'espressione della vox popoli italiana come "Ma che razza di chupa-chups hai comprato a tua nipote?!", vediamo chiaramente che il termine "razza", probabilmente sopravvissuto al ventennio fascista soltanto per il suo vago fascino di connotazione ittica, oggi giorno viene più facilmente attribuito a cose come i chupa-chups che facilmente si possono trovare in commercio sotto forma di barboncino, border collie e Staffordshire Bull. Visto che il mondo non è più piatto da un bel pezzo e visto che non ci sono razze umane, nemmeno quella semitica, per non parlare di quella ariana, comincia a diventare molto difficile mantenere per certa gente a mantenere un "rispettabile" tenore razzista e/o antisemita senza cadere nel ridicolo più assoluto- che quà in Italia non è mai stato visto come una pecca. Il razzista moderno, ed è esattamente quello che succede, tenta sempre di più recingersi in un microcosmo di cui pensa avere profonde conoscenze, come il proprio territorio, il modo in cui vengono impastate le focacce, un modo che riduce le focacce impastate al di fuori di quel recinto "mentale" delle autentiche schifezze. Cara Fiamma, io sono convinto che una democrazia possa funzionare soltanto quando lo stato è la somma dell'espressione individuale dei suoi cittadini aventi diritto al voto. In un tale sistema non ci sarebbe davvero spazio per razzismo. Temo, però, che se il popolo italiano non faccia quell'immenso e doveroso passo dalla" plebs romana" al "demos greco", ci dovremo tenere 'sti "razzisti democratici". :-(



luciano , condino
 martedì 7 ottobre 2008  11:37:56

Vorrei citare una scritta su una targa dedicata ai caduti di montagna.Purtroppo non ho ancora scoperto dove si trova la Cappella dove è incisa questa frase. <> Un eredità dei nostri Vecchi che ci insegna il rispetto ma nello stesso tempo ci insegna a farci rispettare. Se manca l'equilibrio è molto facile degenerare e manifestare dei sentimenti razzisti.Poi vorrei aggiungere un'altra frase che dovrebbe farci riflettere detta da un fucilato, un certo Carlo Borsani. Frase riportata su una lapide dove è avvenuta la ficilazione alle cartiere Burgo di Mignagola. <<...restituiteci in misura d'amore quello che vi abbiamo dato in misura di sangue.>> Due frasi che se capite ci porteranno a migliorare la nostra società. L'una ci insegna come bisogna comportarci, non essere dei vili e l'altra è la strada che bisogna percorrere quella dell'amore. Questa è l'eredità dei nostri caduti. Certo, coraggio e determinazione è quello che manca nella nostra cultura. Non c'è nessuna filosofia che tenga. I nostri giovani devono leggere di più sulla storia del nostro PAESE. Io ho iniziato però il cammino è ancora lungo. Se vogliamo cambiare il futuro dobbiamo capire il nostro Passato. Ci sarebbe molta meno violenza e razzismo. UNITI POSSIAMO CAMBIARE.



Ilaria Arri , Torino, Italia
 martedì 7 ottobre 2008  11:05:03

Cara Fiamma Nirenstein,Lei non é razzista, semplicemente, é realista. Sì, fa molto paura il diverso, ma non possiamo permetterci di non dare una mano a questi bravi immigrati regolari, che lavorano. Per questo io sto lavorando nel mondo del sociale. Ma non possiamo chiuderci gli occhi la paura del diverso é radicata dentro di noi. Semplicemente, dobbiamo tendere la mano a chi é più vicino a noi. O, almeno, io che sono cattolica penso che questo sia il mio preciso compito. E quindi, tendere la mano verso chi é veramente corretto nei nostri confronti, sia esso ebreo o mussulmano, italiano o straniero. Adesso più che mai.Un caro saluto a Lei, signora Fiamma Nirenstein! Ilaria Arri



elena bignami , milano italia
 lunedì 6 ottobre 2008  17:04:25

sul discorso di certa sinistra che non ha cervello fa propaganda e se ne frega sono perfettamente daccordo,è invece assolutamente assurdo reazionario e primitivo il tuo discorso sul fare attenzione a non perturbare le menti dei/delle sottosviluppati/e psichici/che. allora io dovrei smettere di essere lesbica perché di sicuro perturbo sempre qualche sottosviluppata/o psichico/a? invece vado avanti ad esserla e quando incontro qualche perturbato/a(e ne incontro parecchi/e!)tento più che posso di fargli/le fare la brutta figura che si merita!tu cosa dici che se ad esempio ho subito uno stupro simbolico collettivo è stata colpa mia perché avrei dovuto evitare di essere donna,forse intelligente,magari colta e di sinistra, oppure omosessuale,oppure dovevo evitare di ricercare le radici ebraiche del mio nome?per favore!vediamo di non fare dell'ideologia!l'occidente ha sempre lottato contro il ritardo culturale,cioè per il progresso,è una sua caratteristica che ne ha fatto un mondo piacevole e accettabile proprio perché c'è la speranza di continuare a lottare contro l'idiozia.la sociologia divide da più di un secolo il concetto di comunità che è più primitivo da quello di società in cui è l'individuo/a ad essere al centro e non il gruppo.quindi per fortuna l'etica su questi punti ha ancora le idee chiare:gli/le individui/e possono fare ciò che vogliono fino a che non danneggiano gli/le altre/i e sicuramente possono continuare ad essere neri/e se sono neri/e e con i tratti somatici asiatici se sono asiatici,come hanno il diritto di travestirsi se sono travestiti e il nazi skin perturbato psichico che dovesse aggredirli/e merita di essere recuperato nelle galere!così come la ragazza ha diritto di continuare a girare indisturbata e chi la molestasse,perturbato da questa libertà,va punito.tu per non provocare gli/le antiebrei/e diresti di non essere ebrea?nello stato di diritto siamo tutti/e tenuti/e al rispetto fisico degli/le altri/e e ad andare in giudizio se disturbati/e.



Focus on Israel , Roma
 lunedì 6 ottobre 2008  12:59:47

Intento Cossiga rilascia questa intervista...http://focusonisrael.wordpress.com/2008/10/06/cossiga-vi-abbiamo-venduti/ www.focusonisrael.wordpress.com



umberto , roma/italia
 domenica 5 ottobre 2008  23:09:40

qualche sera fa ho intravisto una cosa in televisione con extracomunitari sul tema dell'integrazione. dal poco che ho sentito mi sembra che anche da questo versante ci sia molto da lavorare per modificare la percezione del significato stesso della parola. la mia sensibilità di ebreo della diaspora mi dice che integrazione non può né deve essere assimilazione. sia da parte della società che integra, sia dalla parte di chi deve o vuole integrarsi. la pressione sociale tende a uniformare, all'omologazione. il desierio di integrarsi, di essere accettato induce a sacrificare parti di se stessi e della propria identità.la cosa a mio avviso intollerabile è il compiacimento nella difesa e nell'affermazione sterile di un'identità fragile a spese di chi, nella maggior parte dei casi, lascia il proprio paese e la propria famiglia per necessità o per cercare fortuna.gli ebrei - quasi sempre costretti perché cacciati - hanno impiegato circa duemila anni per arrivare all'integrazione mantenendo i propri connotati culturali e religiosi, a quale prezzo lo sappiamo tutti. c'è solo da sperare che altre minoranze non debbano soffrire altrettanto e magari per una quantità di tempo piu' limitata.



Erica , Cambridge
 domenica 5 ottobre 2008  20:17:44

Come sempre hai ragione Fiamma!



Francesco Zoppi , Milano
 domenica 5 ottobre 2008  18:19:03

Sono sempre stato d'accordo con lei, ma ora conil suo articolo sul razzismo lo sono ancora di più.Tocco con mano, almeno due volte la settimana, nel centro di assistenza per homeless ove presto il mio aiuto, l'odio profondo che i "colored" hanno nei confronti di tutti quelli più chiari di loro, cinesi compresi. Le due manifestazioni di oggi non sono esse, forse, una manifestazione di razismo?I vecchi ispiratori deei nostri DS, i compagni sovietici, no agirono in modo discriminatorio nei confronti di popolazioni non "precisamante " slave: ebrei, armeni, ceceni, e tutti gli ugro-finnici (o uralo-altaici)?A me pare che il suggerimento dato a veltroni di includere la lotta al razzismo nella manifestazione DS della fine di ottobre sia il modo migliore per rinfocolare odi e distinguoCordialmente buoni Rosh Ha Shanà (in ritardo) e KippurFrancesco



Franca Losi , Italia
 domenica 5 ottobre 2008  14:59:10

Non so se condividere la tesi di fondo dell'articolo. Per conto mio non mi sento e non sono mai stata razzista. Il termine è ambiguo e non si presta. Sicuramente non è più una questione di "razze". Xenofobia può forse calzare di più. Alla base dell'intolleranza c'è sicuramente un conflitto di interessi (economici e d'altro). Come fanno a non incaz... i negozianti, che pagano le tasse, con i venditori africani, abusivi e in nero, di griffe false? E' logico, no?ma mi fanno vomitare, a dir poco, i partiti di sinistra che mestano nel torbido e organizzano manifestazioni (nanziate) contro il razzismo a Roma. A quando l'applicazione di una legge (fascista, credo!) sulla diffusione di notizie false e tendenzioze per creare pubblico allarme? Ah, già. Il fatto è che la magistratura non c'è. E' occupata in altre cose più prosaiche ed "economiche". Ne ho piene le scatole di passare per razzista agli occhi dei burocrati europei che s'ingrassano con le mie tasse, mentre io non riesco a tirare la fine del mese con una madre totalmente invalida per cui il mio stato mi dà troppo poco sostegno, mentre sigla contratti di super-tutela per le badanti, contratti che io non ho mai né visto, né discusso, né condiviso, e che non riesco a riapettare fino in fondo perché NON CE LA FACCIO. E mia madre paga ancora una proporzione scandalosa di tasse sulle sue due misere pensioni. Se continuiamo così, sarò io a finire all'ospizio di mendicità per aver cercato di proteggere mia madre tenendola in casa sua (anzi mia) invece che mandarla in una delle RSA (residenze sanitarie assisstite) che servono a distribuire ancoora un bel po' di posti di lavoro agli amici dei politici.Parliamo di cose serie, per favore. Parliamo della difficoltà di vivere in cui i politici ladri ci hanno piombato.



Sergio , Venezia
 domenica 5 ottobre 2008  14:04:12

...I "no global" sono una contraddizione. NON vogliono la globalizzazione, quindi promuovono la ghettizzazione inoltre promuovo l'antirazzismo...ma e' una contraddizione in termini. Come si fa ad essere "noglobal" - quindi ghettizzanti - e allo stesso tempo promuovere l'antirazzismo se ci si basa su un principio anti-fusione come la NON globalizzazione? A parte questo sciocco sofismo piu' adatto ad un Di Pietro direi che NON c'e' allarme emergenza razzismo...ma bensi allarme idiozia della politica che privilegiando come degli "animali domestici" gli immigrati santificano un razzismo e disuguaglianza all'incontrario facendo scattare fenomeni di rabbia piu' che di razzismo. Se la legge veramente fosse uguale per tutti, se tutti soffrissero e si sacrificassero come i nostri padri e nonni nella ricerca dell'uguaglianza, diritti, casa, lavoro e liberta' nessuno avrebbe problemi, E' solo la strumetalizzazione politica che si fa degli immigrati che genera mostri. Il vero razzismo che ci deve essere e' contro la stupidita' e l'ignoranza NON colore, religione, etc. Credo l'Italia ormai sia abbastanza indenne ed immune al razzismo ad eccezione di quello generato appunto dai politici che accarezzano idee che alla fine in passato hanno gia' creato problemi ben piu' grandi. Il pericolo e' il razzismo all'incontarrio e la pretesa di diritti che vanno conquistati non "regalati" dall'aristocrazia della casta che usa una massa di popolino come al solito come megafono politico di comodo.



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