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INTERVISTA LO SCRITTORE PACIFISTA Yeoshua: perché non vogliamo più i soldi degli ebrei

venerdì 26 gennaio 1996 La Stampa 0 commenti
TEL AVIV CI voleva l'invettiva di Aleph Beth Yeoshua, lo scrittore e profeta di pace più famoso d'Israele (sette romanzi tradotti in Italia di cui l'ultimo, , esce la prossima settimana) perché il mondo guardasse con occhi incuriositi al rapporto fra gli ebrei della diaspora (6 milioni) e quelli di Israele (circa 4). Finora l'immagine classica della relazione era questa: gli ebrei aiutano sempre Israele con il danaro e l'influenza internazionale. Talvolta, se ne sono capaci, compiono la loro aliah, ovvero emigrano in Israele, il massimo dell'espressione della loro fedeltà all'ebraismo. Yeoshua, uno dei leader del movimento pacifista fin dai tempi duri, colui che quando era proibito persino pensare al ritiro dai Territori già immaginava lo Stato palestinese, stavolta ha ideato una rivoluzione nei rapporti tra ebrei. Vuole una rottura che porti a un'unità del tutto diversa. Così ha scandalizzato col suo discorso il Congresso Mondiale Ebraico che era riunito a Gerusalemme. Perché lei ha usato parole tanto dure contro gli ebrei della diaspora, dicendo che è l'ora che si tengano i loro soldi e lascino in pace Israele? Lei ha sostenuto addirittura che ormai Israele con quei denari . Non le sembra offensivo? alcunché di scandaloso. Al contrario. Voglio tessere un legame più forte e più realistico in tempi ormai cambiati dal processo di pace. E per questo manda a casa gli ebrei della diaspora? Dice loro: non abbiamo più bisogno di voi? costruiscono rapporti giusti. Sono tre i punti su cui si era costruito il rapporto, fin dalla fondazione dello Stato. Sono saltati tutti e tre. Erano: il contributo in denaro, che in passato è stato magnifico. Poi, il sostegno politico. Infine, un dialogo che si concludeva sempre con l'invito sionista: "Venite a vivere qui". Consideriamoli uno per uno. Partiamo dall'ultimo. Dunque, un ebreo deve restare nella diaspora? da noi. Ma ora che si è conclusa l'aliah russa e quella etiopica, siamo pieni di nuovi immigrati. Israele non sente più il bisogno di spingere altra gente a trasferirsi. E viceversa: gli ebrei del mondo, ormai, più o meno preferiscono restare dove sono. E noi fra pochi anni saremo molti, usciti dai vecchi problemi demografici; non ci è più necessario che venga chi non lo desidera con tutto il cuore. Veniamo alla politica. Non le ha fatto piacere che in tutti questi anni gli ebrei ce l'abbiano messa tutta per sostenere Israele? ostacolato il processo di pace. Gli ebrei del mondo hanno sentito il bisogno di sostenere lo status quo, hanno mostrato addirittura pochissimo calore quando dal governo di destra si è passati a Rabin. Questo mi sembra ingiusto. Mi sembra che gli ebrei siano orgogliosi che il governo israeliano abbia imboccato decisamente la via della pace. dà 300 milioni di dollari l'anno. Ormai sono davvero noccioline. Non è dignitoso accettare questi soldi. Da laico, lei non crede che la Bibbia e il Talmud siano una base comune su cui unire gli ebrei. Quindi, come pensa che possano mantenere l'unità che è stata la loro ricchezza per duemila anni? stessa lingua. È il modo di penetrare insieme la nostra comune cultura antica e moderna. E poi propongo un comune terreno d'azione sulla base dei valori ebraici. Quali, quelli della Bibbia? solo. Parlo di millenni di cultura, di storia laica e religiosa. E vorrei che un ebreo domani potesse essere in grado di dire al mondo, proprio come fanno i cristiani, il nostro punto di vista sul controllo delle nascite, l'ecologia, la fame nel mondo, l'immigrazione... e formare su questa base gruppi di azione che aiutino il Terzo Mondo e specialmente il mondo arabo a svilupparsi. In tutto questo mi pare che per lei la diaspora abbia ben poco da dire a Israele... pare che la diaspora abbia espresso chissà quali valori artistici o morali. Piuttosto, deve smettere di comportarsi come una mamma che spera sempre che il figlio sia nei guai, così da poterlo aiutare. Spicchiamo piuttosto il volo insieme da questo orribile secolo, senza rimpianto. Fiamma Nirenstein

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