INTERVISTA LO SCRITTORE PACIFISTA Shalev: solo la sinistra può salvar ci
sabato 28 settembre 1996 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME NOSTRO SERVIZIO La sinistra israeliana, forte
numericamente (quasi il 50 per cento della popolazione) e ricca di
grandi nomi di intellettuali, di iniziative straordinarie, aveva
sempre costituito nella storia tormentata di questo Paese un grande
punto di riferimento internazionale. È strano ricordarlo oggi, dopo
cento giorni di governo Netanyahu, dopo questo grande disastro, e
dopo cento giorni di quasi totale silenzio del movimento pacifista.
Tornano alla mente oggi le immense manifestazioni di piazza contro la
guerra del Libano, le imprese rocambolesche dei politici e degli
intellettuali che incontravano pubblicamente Arafat quando era
proibito per legge, le voci concordi di intellettuali come Aleph Beth
Yeoshua, Amos Oz, David Grossman, Meir Shalev, i migliori scrittori
israeliani, sempre allerta nel condannare i falli del governo del
Likud. Solo da ieri, timidamente, la sinistra torna in piazza, si
riaffaccia alla ribalta della storia israeliana dopo quattro mesi in
cui il deteriorarsi del processo di pace e l'escalation dei religiosi
l'avevano irritata, ma non mobilitata. Peres, messo ko dalla
sconfitta elettorale, non aveva fino a pochi giorni fa assunto in
pieno il ruolo di capo dell'opposizione parlamentare. Yehud Barak, il
suo contendente per la leadership laborista, non ha parlato in questi
mesi che di se stesso; Shalom Achshav e le altre organizzazioni
pacifiste, come Dor Shalem, il gruppo guidato dal figlio di Rabin
Yuval, solo adesso si mobilitano. Ieri infatti Pace Adesso e gli
altri gruppi hanno messo in piazza poco più di cinquemila persone,
ma per oggi è prevista una grande manifestazione a Tel Aviv. I
laboristi sono stati troppo presi dai loro affari interni; i
radicali, ovvero il partito del Meretz, è sparito dalla
circolazione; Pace Adesso aveva smesso le sue tradizionali
manifestazioni del venerdì . Cosicché Netanyahu ha potuto sentire in
questi mesi molto più forte la pressione popolare dei Settler e
delle loro organizzazioni, oltre che dei partiti religiosi, piuttosto
che quella della sinistra. Uno dei suoi migliori rappresentanti, lo
scrittore Meir Shalev, ha una spiegazione per quello che è accaduto.
Signor Shalev, in queste ore insanguinate, dov'è la bella sinistra
israeliana?
dopo un anno di sogni e di soddisfazioni anch'esse un po' ipnotiche,
ha subito uno shock terribile: l'omicidio di Rabin. Ne è nata una
confusione interna, accompagnata da sensi di colpa, e seguita poi da
una discussione sulla nuova guida del partito e del governo. A lungo
si mise addirittura in questione se Peres dovesse o meno dimettersi,
e certo questo non aiutò tutti noi. Poi, la bomba della sconfitta
elettorale: di shock in shock, con le relative convulsioni interne, e
da qui la paralisi dei leader intenti in accuse e querele reciproche
sulle responsabilità della sconfitta. Mi sta forse dicendo che la
sinistra, nei quattro anni di governo, si è talmente immise rita,
che il potere l'ha così danneggiata che oggi Netanyahu ha la
possibilità di marciare tranquillo sulla sua strada, contrariamente
a quello che avvenne a Shamir e a Begin, i due primi ministri del
Likud tanto osteggiati dalle folle israeliane?
c'è un altro elemento importante da considerare, ed è il fatto che
la sinistra, convinta della forza del processo di pace, aveva in gran
parte deciso di dare a Netanyahu una chance, di concedergli i cento
giorni di prova che, simbolicamente al centesimo giorno, sono saltati
per aria, come in una brutta favola.... Può essere che la sinistra
non abbia capito abbastanza, mitizzando il nemico, anche quanto
odio poteva ancora covare in seno al mondo palestinese?
un equivoco da dimenticare: una volta io ho scritto "fai la pace,
non l'amore". Io non desidero, e credo che l'intera sinistra non
abbia mai desiderato né vagheggiato, una compenetrazione di anime,
un sentimento di affettuosità fra noi e i palestinesi. Quello che
occorre è solo correttezza, buon vicinato; la pace deve voler dire
sostanzialmente che ognuno capisce l'altro. Tuttavia questo, oggi
come oggi, appare molto lontano.
ha trattati con disprezzo, non ha evacuato Hebron, ha incrementato le
costruzioni nei territori... Una lista troppo lunga, di cui il tunnel
del Monte del Tempio è stato soltanto la conclusione, la goccia che
ha fatto traboccare il vaso. Non vede invece una guerra di
religione avvicinarsi fra le fiamme di questo conflitto che ha
un'anima così fonda mentalista?
turistico-archeologica, sono sicuro che l'avrebbero fatto molto
volentieri. Eppure Arafat invoca la santità della moschea, e
Netanyahu chiama la galleria , cioè la roccia
della nostra esistenza...
acquedotto, un'infrastruttura certo interessante, ma davvero poco
significativa dal punto di vista di tutte le tronfie caratteristiche
che ora le si vogliono attribuire. Come se fra duemila anni, i nostri
discendenti trovassero un tubo d'acquedotto e lo facessero santo....
Che farà in questa terribile temperie la sinistra? Riuscirà a
ritrovare un suo ruolo? Riuscirà , deve riuscire, anche perché a
differenza di altri intellettuali, io credo che ci sia spazio per
lavorare e spingere il governo a fare la pace, a capire che ciò che
sta accadendo è terribile, che si deve affrettare a riprendere il
processo di pace. Si parlerà ancora di nuovo dappertutto della forza
del movimento pacifista israeliano. Fiamma Nirenstein