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INTERVISTA L’IDEOLOGO DELL’INTIFADA < Uccidere fratelli è un prezzo troppo alto>

domenica 20 novembre 1994 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME NOSTRO SERVIZIO Uno dei principali ideologi dell’Intifada ma soprattutto dell’identità palestinese, subito dopo la firma del trattato di Oslo, un anno e mezzo fa, Sarin Nusseibah si prese un periodo di distacco dalla lotta di cui era stato fra i protagonisti andando a studiare filosofia della politica, la sua materia, a Washington: arrivato il momento di guardare la nostra lotta, la nostra storia con un indispensabile distacco prospettico. Ora che è tornato da due mesi a Gerusalemme, Arafat lo incita ogni giorno a tornare in gioco nella nuova Autorità Palestinese. Lui si schermisce, cerca di rimandare ancora un poco: almeno per ora. Ma Nusseibah, che sa di essere uno dei migliori intellettuali palestinesi ed uno dei più stimati internazionalmente, si sente alle corde di fronte agli avvenimenti delle ultime ore. Si aspettava questo terribi le scontro con Hamas? di Madrid al nostro interno c’è sempre stato un fronte del rifiuto. Ora, dopo che gli ultimi incidenti hanno infiammato gli animi, il problema è venuto a galla. Molti dei nostri, soprattutto negli strati popolari, non hanno mai capito che cosa stesse facendo la leadership. È un limite anche di Arafat, e questo limite oggi si ripropone molto drammaticamente. Vuol dire che la responsabi lità di quello che sta acca dendo è di Arafat? responsabilità sono tutte da appurare. Per esempio, ancora non sappiamo se si tratti di moti spontanei o programmati, pilotati, pianificati cinicamente e attraverso l’uso di provocatori. Può essere benissimo. E tuttavia io, al posto di Arafat, non avrei armato la polizia di fronte alla rabbia popolare; non avrei piantonato le moschee all’uscita dalla preghiera; non avrei mai rastrellato le case a tappeto e con tanta malagrazia, sfondando porte, terrorizzando le famiglie, le donne, i bambini. Mi sarei ricordato che fra gli errori più gravi dell’esercito israeliano c’era proprio quello della provocazione delle famiglie, della popolazione civile. Una dimostrazione sedata ne crea altre dieci. Tredici morti e centinaia di feriti investono una marea di gente. Lo scontro non è stato crea to da Arafat e quella gente, i militanti di Hamas e della Jihad è molto seria: uccide senza problema. E Arafat, fino a ora, è sembrato molto conciliante, addirittura morbido. Non le sembra che se ha reagito così sia stato perché vi è stato costretto? Sì , Arafat era stato cauto: forse ultimamente si è reso conto, forse era addirittura venuto a sapere che davvero c’era qualcosa di molto più grave nell’aria. Eppure io li avrei lasciati fare lo stesso.... Fino a che punto? forza una ribellione armata a Gaza. Ma il prezzo è così alto che secondo me, non ne vale la pena in nessun caso. Che cosa intende dire? il processo di pace, piuttosto che versare il sangue dei fratelli. Lei intende dire che meglio farebbe Arafat a sospende re ogni rapporto con gli israeliani per il momento? anche peggio. Vorrebbe dire accontentarsi di Gaza e non puntare ai territori, e ciò risulterebbe devastante. Intendo proprio dire che Arafat dovrebbe dichiarare: “Vedo che l’opposizione è troppo grande; mi dimetto. Fate voi”. Non mi pare davvero che Arafat sia il tipo da lasciar andare. fatto sempre del suo meglio. Se riesce a dare oggi una regolata al comportamento della polizia, la gente può capire di nuovo che sta facendo del suo meglio. D’altra parte gli israeliani dovrebbero rendersi conto che risulta simbolicamente devastante di fronte all’opinione pubblica palestinese che Arafat non possa uscire da Gaza senza il permesso dell’esercito israeliano. Che è devastante che non si affronti ancora il tema dei territori occupati; che i passaggi per Gaza e per Gerico siano tutti ancora sotto controllo israeliano e che vi si formino infinite code di automobili. Ed è devastante per la pace, lo è ancora di più del problema dell’economia. Mi faccia un esempio di co sa possa utilmente essere realizzato subito. che Israele e l’Autorità Palestinese sanno fare bene, molto bene, e molto: la polizia è un ottimo risultato comune; le comuni pattuglie di confine hanno un ottimo successo. Qualche giorno fa il nostro ministro dell’Economia Abu Allah è andato insieme a tutto il suo staff in visita all’ufficio del ministro del Tesoro israeliano, Shohat; sono cose molto nutrienti per la simbologia della pace. Bene, gli israeliani e Arafat dunque possono ancora fa re qualche cosa, forse mol to. Ma le sembra che Hamas e la Jihad staranno fermi a guardare? dichiarato che non hanno intenzione di versare sangue palestinese. E anche Abbash e il Fronte Popolare dichiarano ancora la stessa cosa. Non è nel loro programma politico. Forse, c’è ancora un margine. Intanto tutti quanti devono capire che Hamas non è un’associazione di mostri; più che altro si tratta di gente normale, in difficili condizioni economiche, guidata da una leadership alquanto esigua. Meglio impegnarsi a guardare dietro gli eventi, ad arrestare la gente giusta, a trovare i provocatori che certo ci sono. E se la gente seguita a spa rare, e se arriva fino alla roccaforte di Arafat? Che deve fare l’Autorità Palesti nese? israeliani hanno dovuto impararlo attraverso la loro esperienza: a combattere la gente, il popolo non ci si guadagna mai nulla. Fiamma Nirenstein

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