INTERVISTA L'IDEOLOGO DEGLI ULTRÀ <È un finto ritiro, siamo in trappo la> Hamas: il popolo è infuriato, può accadere di tutto
venerdì 17 gennaio 1997 La Stampa 0 commenti
HEBRON KALED Amayrah è molto conosciuto a Hebron e in tutto il mondo
religioso musulmano: nessuno parla bene l'inglese come lui, con
quell'accento britannico, citando poeti e scrittori europei; nessuno
scrive su tanti giornali internazionali; pochi sanno maneggiare tanto
bene sia Internet che il Corano, seguendo insieme con la famiglia
(otto figli, a 39 anni) la lettera della sharia, la legge che
determina minuto per minuto la vita del credente. Amayrah è di
mestiere giornalista e, quanto a ideologia, è un uomo di Hamas. Come
tutti gli esponenti di questo raggruppamento estremista, che a Hebron
è maggioritario, e che è il genitore di tutti gli attentati degli
ultimi anni, Amayrah, anche se in città il fatto è ben noto, si
schermisce dalla definizione di per crearsi una
copertura legale:
tutti questi anni sarei stato in galera. Invece, mi vede, eccomi
qui. Signor Amayrah, le truppe israeliane stanno per lasciare
Hebron in mano palestinese. Come si sente, adesso che finalmente se
ne vanno?
semplicemente. Saranno sempre in mezzo e intorno a noi, sempre pronti
a limitare la nostra libertà , a tenerci in trappola, in prigione.
A che cosa si riferisce?
settimana fa, c'è stato quell'attentato in cui sono rimasti uccisi
due coloni (due membri della famiglia Tzur di Beit El, una madre e un
bambino, ndr): gli israeliani, benché Ramallah sia una città per
così dire liberata, e già da tempo nelle mani dell'Autonomia
Palestinese, è stata chiusa ermeticamente dai soldati israeliani,
come una trappola per topi. Ed anche a Hebron resteremo così , nelle
loro mani. È per questo che l'accordo di Oslo prevede successivi
sgom beri anche nei territori di campagna, circostanti le città . È
quello che in tre fasi successive accadrà da qui all'agosto del
'98... Accadrà , oppure non accadrà , tutto secondo il volere degli
israeliani, secondo le decisioni di Netanyahu.... Non le sembra che
il primo ministro, per essere un membro del Likud, abbia compiuto
tuttavia un gesto del tutto inaspettato firmando l'accordo?
niente: Netanyahu mette in atto un'operazione di make up, un puro
inganno: ha già detto ieri ai suoi ministri che sarà lui a decidere
dove e quando muovere le truppe in base alle esigenze della sicurezza
israeliana. E seguita a sventolare la lettera degli americani, quegli
stessi americani che con le loro pressioni hanno in realtà definito
tutta quanta la faccenda secondo le loro proprie esigenze, e non
certo in base a quelle dei palestinesi. Spero che lei non voglia
chiamare libertà quello che stiamo ricevendo in queste ore: è un
insulto al linguaggio. Ma allora, secondo lei, Arafat è stato
preso in giro? Oppure congiura lui stesso contro la libertà del
popolo palestinese?
il risultato di questo accordo è una metafora kafkiana che trasforma
i territori occupati non in territori liberati ma semplicemente in
territori disputati... Quindi, il nostro popolo di fronte a questa
grande ingiustizia e al fatto che molti punti fondamentali, fra i
quali lo sgombero dei coloni, il ritorno degli esuli e la questione
di Gerusalemme, non verranno mai e poi mai risolti, è infuriato, è
triste... Mentre il popolo israeliano, lo vede, tutto sommato è
unito nell'oppressione: ormai governo e opposizione vanno
sottobraccio. Come può dire che il popolo palestinese è
infuriato? Ad ogni città liberata ho visto immense manifestazioni
di gioia che rappresentano un vero trionfo per Arafat.
faccia confondere dalle folle dei curiosi e anche dalla speranza
popolare. Quando però poi ci si accorge di essere circondati, e che
Arafat stesso è confinato a Gaza, e che la miseria continua... Ci
sarà indignazione, rabbia e opposizione dentro il mondo palestinese
se non si vedrà un cambiamento effettivo.... Scusi, ma il
cambiamento è già qui. Non vede, i soldati se ne vanno...
l'avvento del loro Messia ci voglia un grande spargimento di
sangue.... Non mi sembra questo il punto, non mi sembra che nessuno
l'abbia mai affermato.
le gesta di Baruch Goldstein, l'assassino della moschea di Abramo.
È vero, esistono: ma sono una misera minoranza. Mentre la memoria
dell'ingegnere Yehia Ayyash, il terrorista che ha ucciso circa 100
ebrei con le bombe umane sugli autobus, è osannata.
carnefici con le vittime. Ayyash è una vittima: nella sua vita non
aveva conosciuto altro che l'oppressione e la violenza degli
israeliani. Lei approva o disapprova le sue imprese?
qui troverà disapprovazione per un figlio del popolo che ha tanto
sofferto. Se lei sostiene che lo sgombero di Hebron e l'accordo di
Oslo non hanno alcun significato, questo vuol dire che ritiene
impossibile per ebrei, musulmani ed anche cristiani vivere insieme,
fianco a fianco.
i Dieci Comandamenti che sono la nostra radice comune. E anche quando
si riconosce che la sharia è buona per tutti, perché essa è
veramente tale. Se la libertà dei cristiani e degli ebrei deve
consistere nell'imperialismo occidentale o nell'occupazione dei
nostri territori, allora, certo. Le cose cambiano. Lei crede che la
lotta del popolo palestinese debba essere contro lo Stato stesso di
Israele. In altre parole, riconosce il diritto all'esistenza di uno
Stato ebraico?
ebrei, è con l'ideologia sionista. Con gli ebrei come Stato possiamo
convivere, se rappresentano un'entità politica ebraica in Palestina.
Anche loro sanno bene che in realtà io, in quanto arabo, non
rappresento affatto una minoranza, ma una maggioranza assoluta. E
questo ovunque in Medio Oriente: anche a Tel Aviv che è parte di
questa terra, parte del mondo musulmano. Lei pensa che il
terrorismo, adesso che Hebron è sgomberata, diminuirà o aumenterà ?
non indulgere ad attacchi terroristici, perché ciò può rafforzare
la tendenza imperialista degli israeliani, può complicare di molto
il rapporto con l'Autonomia Palestinese e perché ci è parsa giusta
una politica di wait and see, aspettare ad occhi aperti. Anche se io
sono al cento per cento sicuro che sarà un vero fiasco. Gerusalemme,
il problema dei rifugiati e quello dei coloni sono ben lontani
dall'essere risolti. Se per Hebron c'è voluto tanto tempo, il resto
si prospetta come una strada lunga, molto lunga, lungo la quale tutto
può accadere. Fiamma Nirenstein