INTERVISTA L'EX PRIMO MINISTRO Shamir: la stagione di Oslo si è conclusa
martedì 4 giugno 1996 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME DOMENICA sera a Gerusalemme, durante il discorso
d'investitura di Netanyahu, l'ex premier Yitzhak Shamir sedeva in
prima fila al tavolo d'onore. Piccolo e compatto sulla sua
contentezza di uomo di ferro, guardava Bibi compiere la vendetta
della sua caduta. Lei ha sempre detto che la politica di Oslo è un
per Israele. Ma ora Netanyahu ha dichiarato che osserverà
gli accordi presi da Rabin.
politica di Oslo sia alla base contro gli interessi stessi, quelli
primari, dello Stato d'Israele. E credo che anche Netanyahu non sia
entusiasta, e del resto l'ha detto più volte, del modo in cui sono
stati redatti e perseguiti. Però capisco anche che adesso che è
primo ministro non possa far altro che onorare gli impegni presi dal
governo del nostro Paese attraverso dei trattati internazionali. Deve
per forza tenerne conto.... Lei personalmente cosa avrebbe detto al
suo posto?
una linea più cauta di quella seguita finora. Non è questione di
parole. Credo che si terrà alla lettera degli accordi cercando però
di ridurre al minimo i danni per Israele. È l'unico modo di agire.
Per esempio?
negoziato sotterraneo, a qualsiasi discussione su Gerusalemme. Anche
se Peres l'ha negato più volte, è quello che stava accadendo.
Adesso, ad ogni momento, dovremo riaffermare col nostro comportamento
che Gerusalemme è la capitale indivisibile dello Stato d'Israele.
Questa però non è una novità .
il caso di proseguire, nelle zone della Giudea e della Samaria
tutt'oggi nelle nostre mani, una politica di insediamenti. Spero anzi
che questo governo lo faccia. Non ci sono clausole dell'Accordo di
Oslo che lo proibiscano.... Ma c'è un motivo diplomatico e
sostanziale per non farlo.
fatto molta pubblicità . Se ci saranno nuovi attacchi terroristici,
pensa che il nuovo governo debba agire diversamente da come ha agito
il governo di sinistra?
tutto bloccare immediatamente ogni negoziato con i palestinesi.
Questa è senz'altro la prima cosa da fare. Pensa che l'esercito in
caso di attacco terroristico dovrebbe entrare all'interno
dell'Autonomia Palestinese?
non dice nulla di positivo? Perché mai? Al
contrario. Io voglio perseguire la pace con tutti i mezzi giusti. Non
dimentichi Madrid: il mio governo è stato l'iniziatore del processo
di pace. Solo, io non intendo la pace come una continua concessione
unilaterale. Si aspettava la vittoria di Bibi?
la sua storia politica e le sue dichiarazioni di principio fossero
accettate più largamente. Pensa che gli Usa manterranno a Bibi la
stessa amicizia che avevano per Peres, anche se modificherà la
linea, e comunque la velocità di realizzazione degli accordi di
Oslo?
sovranità nazionale, che non possono imporci il loro punto di vista.
Hanno continuato a essere i nostri migliori amici anche in momenti in
cui siamo arrivati a dei veri scontri. Pensa che il Likud sarà
molto condizionato dalla nuova forza dei partiti religiosi?
che oggi i religiosi sono molto meno fanatici che nel passato. Il
tempo passa anche per loro. Lo si è visto anche in campagna
elettorale. Non peseranno sulla nostra vita civile. Vogliono vivere
secondo i loro principi, e ormai non si illudono più di imporli agli
altri. Intende tornare alla politica ora che Netanyahu ha vinto?
celebra con convegni e simposi, di cui il più importante s'inizia
oggi all'Università di Tel Aviv. Il tema:
dell'Islam. Lewis sorride dopo una vita di studi mediorientali, non
è affatto travolto da una storia particolarmente stancante e anche
tragica, sembra lieto della sua inesausta energia, e tremendamente
britannico nell'aplomb di grande viaggiatore. Non si stanca, scrive a
getto continuo, oltre che degli israeliani è molto amico anche dei
giordani (frequenta la casa reale), ha un antico rapporto con la
Turchia, e con i politici e gli intellettuali egiziani. Non nasconde
la particolare affezione per Israele e anche la simpatia per i regimi
arabi più moderati; a volte lo accusano di avere una visione del
mondo musulmano mediorientale segnato da un atteggiamento coloniale e
dalla sua appartenenza al popolo ebraico. In realtà Lewis, oltre che
uno scrittore spiritoso e dotato di un inglese che lui stesso
definisce , è certamente un tessitore di pace. Anche se si
tratta di pace fra le borghesie dei vari Paesi. La sua
interpretazione, dotta e pacata, è tutta basata sulla lettura dei
testi nelle varie lingue originali, nei vari dialetti arabi, in
turco, in ebraico. E sulla simpatia umana che sente per i popoli di
cui tratta, e che spesso è ricambiata. Il suo ultimo libro, edito da
Scribner e presto tradotto in italiano per la Mondadori, si intitola
The Middle East: a Brief History of the Last 2000 Years (Il Medio
Oriente: breve storia degli ultimi 2000 anni). Professore, ho sentito
dire che Peres per festeggiarla ha organizzato per lei un pranzo.
Avete un antico legame. Sì , è una vera antica amicizia. In questi
giorni sono triste per il momento difficile che attraversa. Le
dispiace che abbia perso le elezioni? È preoccupato per il
processo di pace?
anche una simpatia politica per Peres che non ho per Netanyahu. Però
non scordo che questo non è un cambiamento di regime, non è un
colpo di Stato che nasce dalla prepotenza di questo o di quel leader.
Sono elezioni democratiche, contengono una linea di continuità
storica. Certo ci saranno dei cambiamenti ma non necessariamente
traumatici e negativi. Crede quindi che il processo di pace possa
andare avanti?
rispetto alle condizioni che l'hanno consentito. Quando è stato
avviato, l'Urss era il polo dominante e unificante nell'area. Oggi,
dopo la sua caduta, non esiste nessun altro catalizzatore. Ci
sarebbe l'Iran, che tenta un'unificazione sul terreno dell'Islam
puro, e in questi giorni torna fuori anche la Siria...
arabi sono stati attratti, nel passato, dal regime nazista, e poi da
quello sovietico. Perché ? Perché ne avevano una conoscenza assai
incompleta, perché si basavano solo sul principio "il nemico del
mio nemico è mio amico". E il loro nemico era comunque l'Occidente.
Sono certo che non avrebbero provato tutta quella fascinazione se
avessero capito meglio i regimi con cui avevano a che fare. Ma l'Iran
lo conoscono e lo capiscono molto bene: e mi creda, il
fondamentalismo islamico non ha molti ammiratori nelle leadership
mediorientali. Assad, però , non è affatto un musulmano religioso.
basandosi sulla possibilità di tener vivo il conflitto. Avendo mal
calcolato la sconfitta di Shimon Peres, poiché gli manca ogni
esperienza di elezioni democratiche, e avendo perso una buona
occasione, ora cerca di riconquistare prestigio costruendo una
situazione di nuovo panaraba e anti-israeliana di cui vuol essere il
leader riconosciuto. Con la guerra Assad è uno statista, con la pace
rischia di essere solamente un tiranno alawita. E la conflittualità
che Assad ricerca è ancora nell'aria? La può riesumare
facilmente?
attaccato come nel passato, e da qui nasceva la conflittualità .
L'Occidente non ha più mire né spocchia nei suoi confronti.
L'America, unica grande potenza mondiale, accetta ormai con
riluttanza i coinvolgimenti troppo impegnativi. L'imperialismo è
morto. Certo, in questo momento il Medio Oriente è nervoso per
l'avvento di Netanyahu. Non sa ancora cos'è . Ma in questo nervosismo
si trova in buona compagnia. Molti sono nervosi, anch'io: non tanto
rispetto a lui quanto rispetto ai suoi alleati. Come nasce la sua
passione per il Medio Oriente?
per le lingue, che meglio di ogni altra cosa spiegano le
civilizzazioni. Quando ho fatto il mio bar mi tzva (la
"maggiorita"' religiosa) a 13 anni, ho imparato un po' di ebraico.
A scuola si studiava il latino e il greco, e naturalmente le lingue
moderne... Concluso il bar mitzva, volli continuare. E poi proseguii
ancora con l'arabo e, nonostante la mia prima aspirazione fossero gli
studi di legge, accettai volentieri una borsa in studi mediorientali
dopo il 1936 quando ricevetti il diploma di laurea. Mi dettero 100
sterline con le quali girai per sei mesi in lungo e in largo tutto il
Medio Oriente. Un mondo immenso, affascinante, tutto percorso in
treno, sul cammello, a piedi, a cavallo... Non lo ho mai più
abbandonato. Cosa ama di più negli arabi?
formale, che si traduce in dignità nel comportamento, e in rispetto
della personalità dell'altro. In questo comportamento possiamo
ammirare l'antica alleanza musulmana. Invece, il mondo cristiano
diventa tollerante solo quando è indifferente.... Lei non mostra
mai grande simpatia per il mondo cristiano. È solo un'apparenza:
sebbene ebreo appartengo alla cultura britannica, che è una cultura
cristiana. Non dimentichi che persino le crociate furono la risposta
posticipata a quella forma di antico imperialismo rappresentata dalla
jihad. I crociati volevano riconquistare ciò che l'Islam aveva
occupato.... Ma la parola imperialismo appartiene alla nostra
cultura, alla nostra epoca... Sì , alla nostra, perché l'Occidente
è l'unico mondo che avendo come tutti gli altri saccheggiato,
invaso, distrutto, l'ha poi riconosciuto, se n'è pentito amaramente
e ha dato un nome - appunto: imperialismo - alle sue azioni. Il
pentimento è una nostra peculiarità , mentre imperialismo e
saccheggi sono propri di tutte le civiltà . Qualche volta l'hanno
accusata di descrivere la storia dell'Islam a partire dal 1699,
inizio della sconfitta musulmana a opera dell'Occidente, come una
storia di frustrazioni, di sconfitte, e di conseguente puro
antagonismo e falsa coscienza.
spagnole e inglesi, che quasi divorò l'Occidente, che giunse alle
porte di Vienna, che aveva la forza militare e politica e anche
culturale più grande del mondo, ha sofferto terribilmente di
trovarsi in casa il mondo cristiano e giudaico in posizione
dominante. Per il mondo musulmano il cristianesimo e il giudaismo
sono due religioni incomplete, superate. La loro dominazione li ha
fatti sentire penetrati, trasformati, dominati... Pensi all'arrivo di
Napoleone in Egitto, nel 1798: una vera tragedia, un universo intero,
simbolico come poteva esserlo quello egiziano sopraffatto, la storia
di una cultura di dimensioni mondiali schiacciata. E Napoleone,
quando se ne andrà , lo farà perché sarà stato cacciato non dai
musulmani, ma dagli inglesi... È ovvio che la rabbia sia terribile
da queste parti. Tuttavia le ripeto che avverto segni che questo sta
cambiando. Israele è destinato a perpetuare la frustrazione del
mondo mediorientale. È veramente il fulcro della conflittualità ?
quello che riguarda gli ebrei attrae molto sia gli ebrei stessi sia
gli antisemiti. E a traino, poi, vengono gli altri, la maggioranza,
che segue la scia. Dicono che il suo punto di vista sia pesantemente
filo-occidentale e anche filo-israeliano.
vivano nel mondo arabo. I miei libri sono tradotti nella maggioranza
di questi Paesi. Persino in Iran hanno un'ottima circolazione. Chi mi
attacca, non si chiama mai Fuad o Ahmed, ma sempre John o Edward
(Esposito, Said - ndr). Ultimamente lei ha scritto moltissimo.
raccolto tutta la vita materiali per i miei archivi: poesie, note di
conversazioni, storie, date, documenti in lingua originale. Quando
giunsi a 70 anni mi dissi che era ora di smettere di raccogliere e di
tirare fuori, naturalmente elaborato, tutto l'enorme materiale
raccolto in decenni di lavoro. E poi, da quando sono in pensione -
anche se a Princeton esamino ancora i laureandi - ho più tempo per
scrivere. Progetti per il futuro?
come quella signora che disse: "Non compro più banane verdi"? Ma
non è vero, io le compro. Ho firmato ultimamente un contratto per
due libri che sono già in via d'opera. Certo, compiere 80 anni è
preoccupante, ma è un'ottima cosa in confronto all'alternativa. Che
rapporti ha con l'Italia?
ottimi mediorientalisti, ero buon amico di Momigliano, dai tempi
dell'esilio londinese. E soprattutto, mio padre era un vero ottimo
cantante d'opera dilettante. In casa mia, alla mattina, risuonava
sempre "Il balen del suo sorriso" o "Recitar mentre preso dal
delirio". Anch'io, sempre, adesso, la mattina li canto. Dimenticavo:
ho letto in italiano il libro Cuore e la Divina Commedia. Fiamma
Nirenstein