INTERVISTA L'EX PREMIER ISRAELIANO Peres: la mia pace malata
lunedì 23 settembre 1996 La Stampa 0 commenti
TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO . Così Shimon
Peres nel mezzo della nostra intervista (la prima in esclusiva, a un
anno dalla morte di Yitzhak Rabin) tira su il telefono e parla con
Arafat. Il nostro registratore incide il tono affettuoso e autorevole
insieme del grande leader, ma non vediamo l'espressione di dolcezza
del Premio Nobel per la pace imprimersi negli occhi di Peres mentre
ringrazia il suo amico Arafat per gli auguri per il capodanno ebraico
e anche per la giornata di digiuno, riflessione e pentimento, Yom
Kippur che è cominciata per tutti gli ebrei ieri pomeriggio.
Rais, anch'io le faccio tanti auguri personali, e come sta? So che
passa personalmente un periodo molto difficile. Sappia che io farò
sempre del mio meglio perché il popolo palestinese abbia il destino
economico e l'onore che si merita. È interesse di ogni ebreo. Le
parlo, in questo momento, da ebreo, Rais. Lei digiunerà , signor
Peres? Sì , digiuno... Ma lasci perdere. Va in sinagoga?
stare. Sono cose private. Sul tavolino, accanto alla scrivania,
splende la pergamena del Nobel. I giornali sono in queste ore pieni
del nome di Peres che ha annunciato in tv che nel Duemila non
correrà per la poltrona di primo ministro. In realtà , non ci crede
nessuno. C'è chi dice che dopo lo shock della sconfitta elettorale,
Peres già lavora a un prossimo governo di coalizione, e punta su una
crisi interna al fragile governo di destra e ai suoi incerti
movimenti fra una politica di pace e una politica di durezza. A un
anno dalla morte di Rabin, cos'è cambiato dentro di lei?
che eravamo l'uno la metà dell'altro. Mi manca la metà del mio
corpo. Che altro di più potrei dire?. Che cosa è andato perduto in
questo anno? Le idee di Rabin e le sue sono state sommerse dalla
morte e poi dalle elezioni perdute? Il processo di pace è bloccato,
o ha ancora qualche chance?
invece, vanno avanti perché nonostante tutto la loro potenza è
grande. L'Olp e Arafat sono stati riconosciuti; i palestinesi
amministrano ormai stabilmente Gaza e il West Bank; a Casablanca e ad
Amman si sono svolte importantissime conferenze economiche di tutta
l'area; a Sharm El Sheikh si è svolta la conferenza antiterrorismo.
Si è creato comunque un fronte robusto e variegato. Queste sono
pietre miliari inamovibili per la pace. E tuttavia lei dice che la
pace corre dei pericoli?
come una barca rimasta senza remi in mezzo a un lago. È colpa di
Netanyahu? Che tipo di leader è ? Come lo giudica?
non voglio dire nemmeno una parola. Si pente di non essere ricorso
al voto subito dopo la morte di Rabin?
l'assassinio c'era molto più bisogno di equilibrio, di pace, che di
scontro politico; e comunque occorreva la maggioranza in Parlamento
per fare le elezioni. Che cosa più di tutto oggi mette in pericolo
la pace?
Hebron, la mancanza di negoziati autentici con la Siria e il
Libano.... Vuol dire che oggi il fronte politico della pace è del
tutto scoperto? . Ritiene possibile una nuova guerra?
mancanza di una politica di pace, tutto è possibile: anche il
terrorismo non sarebbe una cosa lieve Il terribile scontro fra laici
e religiosi oggi in corso, è in parte anche colpa della politica del
suo governo, che non seppe comprendere le loro difficoltà ?
politica non è fatta di colpe, ma di possibilità e di
impossibilità . Noi abbiamo fatto tutto ciò che ci era possibile. E
lo scontro senza precedenti oggi avviene perché la religione si è
impropriamente volta in nazionalismo; e anche perché i partiti
religiosi sentono il potere finalmente nelle loro mani, e tendono a
usare la religione come uno strumento, e non come un fine. L'accusa
di quella maggioranza che le ha votato contro è , in linea di
massima, di aver corso troppo.... Non le sembra veramente che lei e
Rabin abbiate creato un ribaltone anche antropologico e culturale
senza precedenti, che non ha tenuto conto della tradizione?
c'è una corsa di cavalli, e questi cavalli si chiamano Terrorismo,
Siria, Palestinesi, Territori occupati, tu hai un bel dire: "Correte
troppo, io voglio andare alla velocità della tartaruga..." non
funziona. I cavalli seguiteranno a correre, anche se tu vuoi essere
una tartaruga. Il suo partner, Arafat, si è di mostrato ultimamente
un dittatore. È un grande problema per tutte le democrazie servirsi
di partner che non rispettano i diritti civili...
oriente è forse il migliore, e comunque l'unico leader che ha
ottenuto con le elezioni un autentico consenso popolare di massa.
Certo, io desidererei alquanto che il destino palestinese fosse
quello di un Paese democratico. Se tuttavia questo al momento non è
possibile, non ne faccio una condizione per trattare o meno. La
democrazia non la si impone con la forza, cresce con la ricchezza e
con l'educazione. Come giudica la politica europea di
critico con il mondo integralista?
esiste infatti nessun dialogo. Basta considerare che Salman Rushdie,
per il quale l'Islam ha decretato la morte, e per il quale l'Europa
ha interceduto tutta compatta, è condannato fino a oggi solo per
aver scritto un libro. Come si combatte dunque il terrorismo?
l'unità di tutti gli interessati (tra i quali, primi, molti Stati
musulmani), con le sanzioni economiche come fanno gli Stati Uniti, e
soprattutto prosciugando l'acqua della miseria mediorientale.
Perché la Siria ha indurito le sue posizioni? Perché l'attuale
governo israeliano non è disposto a nessuna concessione
territoriale; e Assad vuole un trattamento pari a quello dei
palestinesi e degli egiziani. Shimon Peres, parlano di lei come di
un eterno perdente. C'è chi vince le elezioni e poi non sa che
farsene della vittoria. C'è chi le perde, e invece ha un disegno,
una visione, e anche tante acquisizioni. È il vecchio conflitto fra
avere e essere. Io, anche se ho perso le elezioni, penso di essere un
vincitore: ho raggiunto gran parte degli obiettivi della mia vita. Ho
guidato il partito 10 anni al governo e 9 all'opposizione, il nostro
partito socialdemocratico, al contrario di quelli europei esiste
ancora, ed è forte. Governando ho battuto l'inflazione, ho concluso
la guerra del Libano, ho fatto la pace coi palestinesi, ho aperto i
rapporti con tanti Stati arabi... Ho gettato veramente insieme a
Rabin i semi della pace. Questo può chiamarsi perdere? C'è chi dice
che senza di me il partito avrebbe vinto le elezioni. Altri che senza
di me tutti questi obiettivi non sarebbero mai stati raggiunti. Non
abbiamo perso. Abbiamo semplicemente pagato il prezzo di una grande
cambiamento. Fiamma Nirenstein