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INTERVISTA IL NOBEL PER LA PACE Peres: ha fatto tutto da solo "La sco nfitta Bibi se l'è proprio meritata"

martedì 22 dicembre 1998 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME NEL lunedì della conclusione dell'avventura di Netanyahu la Knesset sembra impazzita: oltre al pienone di tutti i deputati e ministri, nei corridoi carichi di foto di Ben Gurion, di Golda Meyer e altre dozzine di eroi, la stampa di tutto il mondo si batte con una schiera di mamme e di bambini in visita e con un grande gruppo di etiopi che cercano di arrivare all'emiciclo, mentre cade il governo. Perché Israele, ci tiene ai suoi riti popolari di Paese semisocialista. Molti deputati hanno un'aria palesemente soddisfatta, persino maramalda. Ma non Shimon Peres che guarda alla vicenda di Netanyahu senza rancore, anche se fu proprio lui a scalzare il suo sogno di pace due anni e mezzo or sono. Ora nelle parole di Peres si sente semmai una nuova energia, il sogno di riprendere il cammino. Signor Peres, mi vuole sinte tizzare in una parola il perché della fine del governo Netan yahu? Chi l'ha voluta? "Solo lui, Netanyahu. Nessuno avrebbe potuto fargli quello che è riuscito a farsi da solo. È giunto alla fine della strada, e se lo merita. Se l'è proprio voluta". Qual è stato il suo errore più grave? "Netanyahu non ha voluto a nessun costo costruire un governo di unità nazionale che gli desse una vasta maggioranza per condurre in porto il processo di pace. Si è invece messo in balia dei partitini di destra nella coalizione, che lo hanno potuto ricattare ad ogni mossa. Ed ecco il risultato". Dov'è che il ricatto è apparso più palese? "È stato plateale il comportamento tenuto verso il nostro più importante alleato, Bill Clinton: non si può spingere il Presidente degli Stati Uniti a venire a Gaza, e poi ridurre la portata dell'evento, giungere quasi al biasimo... È un errore colossale!". Sì , appare come un atteggiamento dettato da mancanza di sensibilità politica e umana. Anche nel rapporto con i palestinesi. "Con i palestinesi Netanyahu ha commesso molti, troppi errori: quelli di comportamento sono stati dettati dalla mancanza di umana confidenza, e anche dall'incomprensione totale dei problemi di Arafat stesso. Deve capire, per esempio, che il problema dei prigionieri di sicurezza non può essere semplicemente negato, messo da parte. È un tema che tiene anche Arafat in una situazione di grande pressione. E inoltre, quando Netanyahu chiede una perfetta reciprocità nel rispettare l'accordo di Wye, è a sua volta insolvente per molti aspetti come quello di garantire dei passaggi aperti per i palestinesi all'interno dell'Autonomia; e poi, si sofferma su cose di nessuna importanza". E tuttavia, signor Peres, non può essere cancellato il fatto che Netanyahu abbia avuto un doppio comportamento: la destra oggi lo odia perché ha fatto approvare l'accordo di Oslo, a sgomberato Hebron, ha firmato l'accordo di Wye... Che è successo dunque? "Che ha commesso colossali errori. Ed è difficile spiegare il meccanismo degli errori altrui...". La vedo molto generoso, ma al lora mettiamola altrimenti: Netanyahu è totalmente alie no al processo di pace, per sua natura, come uomo politico? "Non direi "alieno". Direi invece riluttante, incerto, ingeneroso. Pronto a tirarsi indietro per salvare la maggioranza...". E allora, come ha pensato di fare insieme a lui un governo di coalizione? Come ha creduto di riuscire a influenzarlo in modo decisivo? "Non sarebbe stata la mia influenza personale il fattore decisivo, ma certo lo sarebbe stato una grande maggioranza stabile. Ancor oggi sono totalmente a favore del governo di unità nazionale: non c'è nessun'altra possibilità per la pace. Per le scelte difficili, pesanti, che Israele deve compiere, non si può fare a meno di una politica bipartitica". Restiamo un attimo sulla sua persona. In Israele sussiste a destra un Netanyahu ancora molto benvoluto dal suo popolo. Potrebbe ancora vincere. A sinistra, il candidato laborista, Ehud Barak, è invece fragile, non ha dalla sua il consenso di tutti i movimenti per la pace. Del candidato di centro, Am non Shahak, non si sa nulla, salvo che è una brava persona. Non resta sempre dunque Shimon Peres il nome simbolo su cui c'è più consenso per il processo di pace? "Spero che Barak e Shahak alla fine trovino un accordo per combattere insieme questa battaglia...". Ma si sa già che non è un desiderio realistico. Torniamo al desiderio di molti di vederla in prima fila... "Lasci da parte i "molti". Per me, io sono pronto a essere un soldato nell'esercito della pace e molto più volentieri che non un generale nell'esercito dei politici... Si vedrà quando le date, gli schieramenti, tutto quanto sarà definito. Per ora, è troppo presto". Molti sperano che Netanyahu sparisca del tutto dalla scena politica. È un personaggio ir recuperabile per la pace? Eppure resterà in circolazione a lungo, è giovane... "Credo che sia il Likud a dover decidere quale sia il suo personaggio più rappresentativo. Noi, poi, faremo i conti con la loro scelta. Non mi chieda di scegliere per loro!". Le sto chiedendo un giudizio sulla personalità così discussa del primo ministro uscente, sulla sua credibilità personale messa in questione da tante vicende: i suoi uomini di governo, sua moglie, i suoi amici divenuti ormai suoi nemici... "Non intendo assolutamente giudicare l'uomo dai pettegolezzi, bensì dai fatti. E i suoi risultati sono meschini: in campo economico non ha ottenuto nulla; lo spirito della nazione è depresso; la pace non progredisce. E tutto ciò che aveva intrapreso l'ha poi congelato. Ogni suo gesto positivo è ormai chiuso dentro a un frigorifero". C'è qualcosa di perverso in questa vicenda. Odiato a sinistra, rovinato dalla destra... "Sì , e certo qui ha giocato la parcellizzazione del potere consentita dal nostro sistema elettorale, che porta violente contrapposizioni fra laici e religiosi. Quando cambierà , i religiosi si troveranno distribuiti in tutti i partiti, e questo muterà l'intera politica israeliana". In definitiva, che cosa ha accelerato la fine di Bibi? "La storia! Non si può riuscire, né in uno né in dieci, a fermare la storia: la pace è più forte di Netanyahu, più forte anche della politica". È soddisfatto che ci siano nuo ve elezioni? "Finché la pace non va avanti, non posso esserlo". Fiamma Nirenstein

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