INTERVISTA IL MINISTRO DI PERES
martedì 1 aprile 1997 La Stampa 0 commenti
TEL AVIV MICHA Harish al tempo del governo Rabin, e poi di Peres, era
ministro dell'Industria e del Commercio: quindi è uno che, dato il
suo ruolo, ha partecipato anima e corpo al sogno dell'apertura coi
Paesi arabi, alle visite ai castelli dei sultani dell'Oman, al re del
Marocco, agli emiri e ai sovrani d'Arabia Saudita e dintorni. Adesso
che da parte degli Stati arabi si configura un nuovo boicottaggio,
uguale a quello che dalla nascita, nel 1948, fino a quattro anni fa
ha tormentato Israele, adesso che di nuovo si prefigura una
situazione di isolamento, Harish non perde il coraggio e il sorriso.
Cosa pensa di questo grande passo indietro rispetto agli scambi
commerciali, cultura li e morali degli anni del par tito laborista?
compiere questo passo. Perché il primo risultato, anche in base alle
dichiarazioni di Netanyahu, sarà quello di rafforzare parte
dell'opinione pubblica nell'idea che il rapporto col mondo arabo è
volatile, sottoposto ai venti dell'opportunità politica, e quindi
sostanzialmente inaffidabile. Ma potrebbe essere efficace, secondo
il punto di vista ara bo, nello spingere Netanyahu a mostrare più
comprensione nei confronti dei palestine si...
sbagliato: Israele è cresciuto e si è sviluppato nel boicottaggio;
ci è abituato, e non ne risentirà economicamente più di tanto. Il
grande sviluppo tecnologico che abbiamo raggiunto costituisce un
mercato valido di per sé , interessante per il mondo intero al di là
della situazione politica. Gli investitori, gli acquirenti,
seguiteranno a non mancare. E anche nel mondo arabo c'è chi si giova
moltissimo del rapporto con Israele e quindi ricaverà dal
boicottaggio uno svantaggio forse ancora maggiore del nostro....
Lei ritiene quindi che gli Stati arabi abbiano esagerato? Non crede
che ci sia anche una vo stra responsabilità nell'avere provocato
una reazione così acuta?
questo non vuol dire che i rapporti fra Paesi confinanti, o comunque
appartenenti alla stessa area, e che condividano interessi, ne
debbano risentire in maniera tanto radicale: se i rapporti economici
fra europei seguissero alti e bassi così terribili per ogni disputa
politica, pensi l'economia quanto soffrirebbe di insostenibili
instabilità , e con loro soffrirebbero gli esseri umani, come capita
da noi... E poi, è una mossa ben dura contro il processo di pace
quella che hanno fatto gli arabi. Guardi come è contenta la Siria]
Gli Stati arabi avrebbero mantenuto il loro ottimo terreno di
pressione tramite l'opinione pubblica internazionale continuando con
quel tipo di lavoro... Perché abbandonarlo?. Adesso descriva le
responsa bilità di Israele.
governo Netanyahu. Su di esso la critica potrebbe essere svolta in
ogni direzione, senza dover credere per forza che si tratti soltanto
del problema di Har Homà , il quartiere di Gerusalemme che Netanyahu
ha voluto costruire suonando la grancassa. No: per ricapitolare le
maggiori colpe di Netanyahu, basta dire che quello che di peggio egli
ha costruito è un grave clima di mancanza di fiducia reciproca, che
ha condotto i palestinesi, e quindi i loro fratelli, allo sconforto e
alla disperazione. Non c'è anche una iperreatti vità emotiva da
parte del mondo arabo? Insomma, non crede che nonostante il pro
cesso di pace l'odio permanga ancora vivo sotto la cenere? Perché
i rapporti diventino davvero normali, non basta certo la mia
generazione. Ma questo lo sapevamo anche noi ai tempi del governo
Peres. La generazione che farà la pace è quella di chi è giovane o
bambino adesso. Certo, dovunque ancora permangono delle sacche
d'odio, ma ci sono anche, e vanno avanti a insaputa di tutti,
moltissime iniziative commerciali e culturali in comune fra mondo
israeliano e mondo arabo. Legami fra organizzazioni di vario genere,
professionali, industriali, scolastiche, e quel che più può
stupire, fra ex uomini della sicurezza e dell'esercito. Si capiscono
bene fra di loro, e conoscono i reciproci peccati. Questo suo
ottimismo non sembra confacente alla gran de rottura d'oggi;
soprattutto se si pensa che da questa cre pa già si intravede
terrorismo e guerra.
tanti Stati arabi verso Israele?
mai dimenticare che il fondamentalismo islamico è nemico mortale,
oltre che di Israele, anche di tanti Stati, dai Paesi del Maghreb
fino all'Egitto e alla Turchia. E questa è una delle ragioni per cui
anche dall'opposizione, e anche in un clima così teso, seguito a
credere nella ineluttabilità del processo di pace. Fiamma
Nirenstein
