Intervista a Harold Rhode. «Ora il Sultano guida la guerra a Israele Vuole essere il capo supremo dell'islam»
giovedì 17 maggio 2018 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 17 maggio 2018L'ultima trovata di Tayyp Erdogan ieri è stato far perquisire come un delinquente e una spia l'Ambasciatore di Israele Eitan Naeh all'aeroporto, mentre tornava in Israele cacciato via , e invitare le telecamere a seguire l'evento. Prima Erdogan aveva dedicato molte energie a maledire e mettere fuori legge Israele ed è quasi divertente nel suo estremismo islamista classico seguire il pirotecnico odio anti-israeliano di Tayyp Erdogan, il presidente di un Paese laico che si è fatto sultano musulmano e che gioca molto abilmente sulla ambivalenza di una Turchia sempre più estremista ad opera sua, travestita tuttavia da quella cosa succulenta che tutto l'Occidente desidera, un Paese islamico moderato! Membro della Nato, nostro alleato... Dove vuole andare Erdogan quando dice di Israele che è un Paese di apartheid, che dal 1948 è occupato nella pulizia etnica del popolo palestinese perseguitato, in cui è compreso Hamas, il suo migliore amico, che è uno Stato terrorista che commette genocidio?
Lo abbiamo chiesto all'ex capo al Pentagono, alias il Ministero della Difesa americano, dell'ufficio turco, Harold Rhode, studioso di fama mondiale, lingua turca perfetta, suo mentore il professor Bernard Lewis, il maggiore mediorientalista vivente.
Dottor Rhode, perchè Erdogan ama caratterizzarsi come il maggior nemico di Israele? Come si colloca questo elemento nel suo disegno strategico?
"Il disegno di Erdogan è duplice: da una parte vuole essere il leader supremo del mussulmano mondo sunnita, il capo indiscusso, e per questo è indispensabile guidare, come il Soleimano, la guerra vittoriosa per Gerusalemme. Erdogan qui è in competizione con chiunque, compreso Abu Mazen: è lui che deve cacciare gli infedeli alla Grande Moschea, lui il responsabile della Spianata. Quindi, di fronte al suo mondo è l'avanguardia della battaglia contro Israele, un ruolo prescelto da tempo: come quando intimò a Shimon Peres di tacere dicendogli a Davos che era un assassino, quando spalleggiò fino a rompere con Israele la missione a Gaza della Mavi Marmara...”
Anche al costo di mettersi dalla parte di Hamas, un'organizzazione terrorista, nonostante il mondo voglia seguitare a definirlo come leader musulmano moderato?
"Per lui Hamas è un'organizzazione islamica che aderisce alla Fratellanza Musulmana, di cui è il leader riconosciuto. Per questo sostenne con vigore Morsi quando fu eletto in Egitto"
Fino a trattare Naeh, un diplomatico di prima qualità, come un delinquente mentre lascia il suo Paese?
"Qui viene l'elemento basilare nella cultura islamica, dove tutto è o umiliazione o onore. Naeh è stato umiliato, Israele è stata umiliata... Come quando è stato ricostruito un accordo fra i due Paese dopo la Mavi Marmara: in tutta la Turchia sono apparsi cartelli con la faccia di Netanyahu con la scritta ‘Io mi scuso’. Umiliato Bibi, umiliata Israele. E così, anche adesso. E più tu sei umiliato, più io godo del mio onore".
Veniamo al secondo scopo del disegno di Erdogan...
"In ordine di tempo è il primo, è sempre stato con lui da quando era uno studente. Riportare la Turchia all'Islam. Dopo la grande rivoluzione di Kemal Ataturk che portò la Turchia nel versante moderato e occidentale del mondo, la pancia del paese ha sempre seguitato a ruminare un ritorno alle origini. Erdogan se ne è fatto intelligentissimo interprete, parlando all'estero il linguaggio della diplomazia e degli interessi, per esempio quello di aver la Turchia nella Nato, e invece spingendo avanti l'aspirazione del popolo turco alla Sharia, alla gloria della Turchia imperiale, al ritorno ai testi, persino il ritorno alla lingua sacra del Corano che è scritto in arabo"
Ma Erdogan, tuttavia, con tutti i suoi difetti è rimasto sempre nell'ambito del sistema democratico…
"Sì, è un dittatore democratico, che con l'uso alternato della forza e della legge ha fatto fuori qualsiasi forma di opposizione e anche qualsiasi attendibile leader alternativo. Ora usa la crisi attuale con Israele come usò quello della Mavi Marmara, per prender voti alle prossime elezioni che si terranno fra un mese. Erdogan ha detto quando era sindaco di Istanbul: ‘La Democrazia è come un treno. Quando arrivi alla fermata, scendi’. Erdogan parla turco, pochi in occidente sanno quella lingua, e comunque magari pretendono di non capirlo, come quando manipolò il parlamento fino a fargli votare per tre voti il rifiuto agli americani di passare dalla Turchia per raggiungere l'Iraq. Pretese che i voti gli fossero scappati di mano, in realtà aveva preparato il risultato, ma gli USA fecero finta di credergli. E' lui che combatte con tutte le sue forze i curdi, i giornalisti, i dissidenti, i manifestanti in piazza. Ha sempre pronta un'accusa di terrorismo, gioca sulle parole e sui concetti e fida sulla difficoltà, anche legata all'immigrazione, che l'Europa e gli USA hanno a rompere con lui."
E quindi non c'è domani? Bernard Lewis ha scritto che la Turchia sarà l'Iran di domani, e l'Iran la Turchia... Che vuole dire?
"Che l'Iran rovescerà il regime, e di nuovo si unirà alla comunità delle nazioni. La Turchia, invece andrà indietro al suo ruolo di paese dominato dalla sharia a capo del mondo sunnita, contro l'Occidente".