Fiamma Nirenstein Blog

Indignatevi pure per l'Israelofobia in doppiopetto

mercoledì 27 novembre 2019 Il Giornale 1 commento

Il Giornale, 27 novembre 2019


Apprezzo il tentativo del mio antichissimo caro amico Ernesto Galli della Loggia di fornire ai lettori del Corriere della Sera una approfondita lettura dell'antisemitismo contemporaneo, delle sue ragioni, delle sue caratteristiche. Proprio per questo temo di dover sostenere che il pezzo ha alcune caratteristiche inadatte a questo scopo. L'articolo di Ernesto vuole presentarsi con un distacco storico e morale che invece di chiarire complica, invece di aiutare a combattere l'antisemitismo invita a considerarlo un fenomeno che per quanto profondo viene soprattutto sventolato da gruppi sociali e culturali che hanno interesse a farsene bandiera contro le loro falle. Devo dire che condivido con lui il fastidio per l'uso strumentale che "personaggi politici non ebrei fanno spesso e volentieri dell'ebraismo, quando per attestare il proprio impeccabile status etico ideologico si affrettano a cogliere strumentalmente la minima occasione per manifestare a gran voce la propria vicinanza solidarietà amicizia stima...". Ecco, ha detto benissimo: ma faccia attenzione. Non ha mai notato che gli stessi, e non solo politici, ma anche intellettuali, lettori di tutte le belle collane Adelphi, adoratori di Woody Allen, si guardano bene dall'intervenire quando si dichiara che Israele è uno Stato di apartheid, autore di genocidi, violento usurpatore di terre arabe? Molti autori fra cui Robert Wistrich (e modestamente anche io) hanno spiegato come ogni analisi che prescinda da questo punto è irrilevante.

Israele è l'hic Rhodus dell'antisemitismo contemporaneo. Le cifre degli antisemiti certificati sono spaventose, come il numero ormai dei morti e feriti: il fenomeno non è minore. Ernesto non capisce che  il suo ragionamento, molto interessante, sulla crisi dell'Europa, ha il suo completamento solo quando lo si legge nella sua terza parte, quella in cui i "sionisti" secondo la dottrine comunista, neonazista, islamista, diventano la testa dell'idra che in questo millennio l'antisemitismo indossa. Esse vengono sposate in nome dell'odio europeo contro lo Stato nazione e contro la guerra, anche quando è di difesa. Ma è il solito antisemitismo, ed è vero come dice Galli che essendo l'ebraismo l'alpha e l'omega della storia del Vecchio Continente è il nevrotico simbolo della nascita e della crisi dell'Europa. Ma c'è un'altro episodio, imprescindibile per spiegare l'odio antiebraico, e Galli vi accenna soltanto: quello per cui Israele ce l'ha fatta, per cui dalle ceneri può rinascere la vita e proprio per lo sforzo ebraico e di valori invisi all'Europa stessa, come lo Stato nazione e la difesa militare. Che vergogna per l'Europa: la Shoah ha segnato l'omega della sua europea, e l'unico vero segnale che ancora i suoi valori di libertà, di democrazia, di autodeterminazione sono vivi e vegeti, è Israele. Qui si innesta la ossessione letale, l'odio più antico che ha tante origini e tante storie diverse. E se non si capisce la centralità dell'antisemitismo, ovvero che il disegno di Hitler di sterminare gli ebrei non è collaterale al programma di rendere il mondo schiavo ma si basa su di esso, se non ci si rende conto che il comunismo da dopo il '48 e per molti anni intorno al ‘67 non ha potuto sopportare che gli ebrei contestassero con l'esistenza di Israele la sua egemonia, non si capisce l'antisemitismo contemporaneo. Esso è centrale e reale, non simbolico. Galli della Loggia fa un accenno all'imbarazzo, al fastidio europeo di fronte alle scelte che Israele impone. E non trova una parola per dire che la malattia è proprio questa: che l'UE si senta imbarazzato e impedito nel mettersi a fianco di un popolo che è sopravvissuto al millenario lavorio per eliminarlo, (non mi addentro nei mille esempi che si possono fare) e perchè oggi lo segua nella tomba. Galli parla della crisi dell'Europa, capisce bene che tutti i movimenti di sinistra e di destra che giocano sui sensi di colpa la scaricano sugli ebrei per mondarsi, ma non capisce un fenomeno molto chiaro quando si studiano i movimenti americani e il loro molto propagandato "intersectionalism", ovvero, l'intreccio di interessi che unisce tutti gli oppressi contro gli oppressori. L'antisemitismo è un grandioso veicolo di unione politica. Non vede Galli la marea che monta contro gli ebrei, ovvero contro i sionisti, sulla base di questa nuova tendenza internazionale?

Infine. Galli parla di "simboli" , valore simbolico, incessanti richiesta di risarcimento simbolico... ma stiamo parlando di una storia vera. L'ebraismo è uscito da tempo dalla valle dei simboli, e lo ha fatto dotandosi di una magnifica realtà che ha un reddito pro capite di 40mila dollari, conquiste tecnologiche e scientifiche senza pari, una incredibile capacità di resistere alla pressione di un nemico feroce e antisemita, nel senso non solo fisico ma della delegittimazione, della demonizzazione, nella diffamazione dello Stato del Popolo Ebraico. Questa è la faccia dell'antisemitismo nostrano, e onestamente la schiera dei politici e degli intellettuali che fanno profferte di filosemitismo senza notare che esso è diventato israelofobia, è poco interessante. Chiacchiera. Galli, che odia le chiacchiere lo sa benissimo e sa che l'Europa ha con l'antisemitismo un conto non simbolico ma reale. Ce n'è da fare: condannare l'Iran, abolire il labeling, accettare la definizione internazionale di antisemitismo, IHRA (l'International Holocaust Remembrance Alliance)... Avanti.

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Andrea Ciprandi , Bueonos Aires
 mercoledì 27 novembre 2019  16:27:51

Considerazioni quanto mai ragionevoli e sensate, Fiamma. Al di là di un diffuso sentimento antiebraico, a prescindere dalle sue radici e dai suoi canali di diffusione, in Europa è evidente una frustrata sensazione di inefficienza rispetto al miracolo israeliano. Che poi, miracolo può essere definito pensando ai risultati ottenuti rispetto alle condizioni di partenza, ma con un minimo di onestà intellettuale deve piuttosto essere considerato il frutto di energie ben incanalate fin dall'inizio e poi profuse al meglio nel corso del tempo. Io, che pure ebreo non sono, ho trovato ne Lo Stato Ebraico di Herzl una vera fonte di illuminazione e la risposta a tanti quesiti riguardo un successo di Israele che non si può non ammirare anche perché lo si è raggiunto parallelamente proprio al lento ma continuo degrado dell'Europa quindi a quella parte di mondo sempre presa a modello positivo a dispetto di quel che offre. Ecco, benché questo scritto abbia chiaramente una specifica impronta, una sua lettura che andasse oltre una determinata identità potrebbe spiegare a tanti come si deve analizzare una realtà problematica e cosa si deve fare per crearne un'altra che da essa prenda fatalmente vita ma distinguendosi nel segno della civiltà. Nella sue pagine c'è tutto quel che manca alla bozza di un moderno progetto europeo, che pure dovrebbe tener conto di elementi non sempre analoghi: innanzitutto un'analisi precisa della situazione, e poi passione, rispetto, ragionata pianificazione e concretezza. Non stupisce quindi che ci sia una reazione stizzita e purtroppo anche, dato lo spirito di chi ce l'ha, violenta e prevaricatrice. E sterile, se non nel segno dell'odio che è l'unico campo che coltiva chi non sa fare. Andrea



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