In pellegrinaggio alla Mecca Suha, la first lady « europea»
venerdì 6 aprile 2001 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
GERUSALEMME
Suha Arafat, la giovane moglie di Arafat che passa gran parte del suo
tempo
a Parigi, questa settimana compirà un pellegrinaggio alla Mecca, uno
dei
cinque pilastri della fede dell'Islam. Lo ha rivelato Danny
Rubinstein,
autore del libro appena uscito, « Arafat» , e editorialista del
quotidiano
Haaretz. La sorprendente notizia è stata comunicata dall'ambasciatore
dell'Olp a Riad, Mustafa al Sheikh Dib, che ha detto che Suha
arriverà in
Arabia Saudita questa settimana per l'Omra, il pellegrinaggio che
ogni buon
musulmano può compiere in qualsiasi periodo dell'anno a prescindere
dalla
Hajj, il grande pellegrinaggio di massa che deve essere compiuto
almeno una
volta nella vita.
Suha, che è nata in una famiglia cristiana ed ha tutti i tratti di
emancipazione tipici delle arabe cristiane anche nel modo di vestire
e di
esprimersi, non ha mai fatto mistero di avere adottato la religione
del
marito per evitare problemi religiosi e diplomatici. Però anche
durante le
sue apparizioni religiose pubbliche, per esempio durante la messa di
mezzanotte a Betlemme, ha sempre dato segno di emozione e
partecipazione
alla sua fede d'origine. Molti raccontano che quando durante la
visita del
Papa il Muezzin di Betlemme disturbò il discorso di Giovanni Paolo,
Suha si
irritò terribilmente.
La novità del gesto di devozione islamica di Suha, secondo
Rubinstein,
esperto di tutte le storie di famiglia di Arafat, ha un evidente
significato
politico: « Non dimentichiamo - dice il giornalista - che lo scontro
in corso
si chiama "Intifada di Alqsa" e ha una fortissima connotazione
religiosa, e
la bandiera palestinese è soltanto una delle bandiere che vengono
sventolate
durante le dimostrazioni e gli scontri a fuoco» .
In realtà , spesso si vedono in corteo anche la bandiera verde
dell'Islam,
portata da Hamas e dalla Jihad Islamica da cui provengono i
terroristi
suicidi; la bandiera gialla degli hezbollah libanesi, sempre un
gruppo
integralista islamico; e infine la bandiera irachena, a cui Saddam
durante
la guerra del Golfo ha aggiunto la scritta « Allah è Grande» . La
presenza
religiosa ha anche un fortissimo carattere sociale, specie in giorni
di
gravi difficoltà economiche: le infrastrutture di Hamas nutrono
letteralmente grandi porzioni di popolazioni; all'estero, gran parte
della
raccolta dei fondi dell'Olp si basa sulle motivazioni religiose
legate a
Gerusalemme; il mondo arabo ad ogni occasione si dichiara sostenitore
e
parte della lotta per Al Aqsa.
Durante quest'ultima ondata terrorista, Hamas e la Jihad hanno anche
riguadagnato il terreno sul campo di battaglia: aveva perso di
importanza a
favore dei tanzim e di Forza 17, le organizzazioni del Fatah più
direttamente dipendenti da Arafat. E' stato Arafat stesso ad aprire
le porte
delle prigioni ai leader delle organizzazioni religiosi quando il
campo di
battaglia è diventato bollente: l'accordo adesso è pieno, e la parte
estremista religiosa giuoca una parte importante.
E' per questo che Suha va alla Mecca, anche se seguita a indossare
gonne
corte e magari in cuor suo resta cristiana.
Il suo compito, dopo che si erano sparse voci su una presunta presa
di
distanza della coppia e anche di un improvviso ingente passaggio di
denaro
dal conto di Arafat a quello di Suha, contiene un forte messaggio
simbolico
di unità , e vuole sottolineare l'intrinseca simpatia di tutte le
componenti
palestinesi l'una per l'altra.