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IL VOLTO FEMMINILE DEL POTERE LE PROTAGONISTE La pace è il sorriso di una first lady Le donne del Medio Oriente conquistano la politica

mercoledì 28 luglio 1999 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME Nava, Suha, Rania, Leah, Noour, forse persino Aniseh, e poi sullo sfondo anche Hillary, come una madre globale. Il processo di pace è donna, o comunque lo è molto di più di quanto non lo sia mai stato. Molta più esposizione delle signore mediorientali, mogli dei protagonisti, molti più sorrisi significativi di un futuro migliore, molto linguaggio corporeo fatto di abbracci, apparizioni collettive, le mogli dei leader reclinate l’ una sull’ altra, sorridenti, a dimostrare che il sentimento va oltre la politica, anzi, l’ ha già trascesa in un grande desiderio di pace. Una ad una le donne che sono apparse di recente sul palcoscenico mediorientale della pace si propongono come garanti morali della nuova ondata che si è aperta con l’ elezione di Barak, sono loro a salutarci insieme a mariti dalle prime pagine di tutti i giornali del mondo, e rappresentano l’ immagine, modernizzante e positiva che non ci tradirà di un mondo che, se appena ricadesse nelle sue pulsioni arcaiche, si azzannerebbe alla gola. La più nuova nel club femminile della pace è Nava Barak, che nei giorni scorsi abbiamo sovente visto alla televisione durante la visita del marito in America. Normale, rilassata, leggermente pingue e molto ben vestita, con delle tuniche indiane marroni e dorate, il viso aperto e simpatico di una donna fiduciosa e realizzata, Nava è stata una innovazione mediologica gigantesca rispetto all’ immagine tesa e pretenziosa della moglie di Netanyahu, Sarah, una bionda corrucciata che a ragione o a torto è apparsa al mondo intero come la quinta essenza, il motore negativo delle pulsioni di Bibi. Nava, invece, appare il cuore più lieto di Ehud, dal portamento troppo militaresco. Con lui ha già festeggiato le nozze d’ argento, e insieme a lui ha cresciuto tre figlie. Lo conobbe alla biblioteca dell’ Università di Gerusalemme. Lei ascoltava in cuffia una commedia di Shakespeare, nella sua qualità di studiosa della letteratura inglese. Lui, sentiva musica classica per rilassarsi dalle attività militari eroiche e segrete in cui era implicato come parte dell’ unità più scelta dell’ esercito, la Saieret Mathal. Le passò un giornale con un circoletto rosso intorno ad un film, certo molto intellettuale, in programmazione. Da allora i due non si sono mai lasciati, anche se nell’ unica intervista concessa dopo le elezioni, Nava rivela che oltre a condividere le idee del marito sul processo di pace, ha sofferto tuttavia terribilmente nell’ attesa dei suoi ritorni dalle spedizioni segrete. Suha Arafat, viene da un ambiente molto raffinato, figlia di Raimonda Taiwil, una leader dell’ Olp della migliore società di Ramallah, di educazione francese, cristiana poi convertitasi all’ Islam. E’ una donna moderna, la prima iscritta ad una palestra di fitness a Gaza, avida di viaggi, di letture internazionali. Indossa gonne corte senza troppo curarsi della sospettosità che l’ ha sempre circondata, si occupa di opere di bene e di emancipazione femminile, ed è amica di Leah Rabin, per cui ha sempre espresso una aperta simpatia. Ha sempre detto di essere a favore del processo di pace. E poi le altre: Rania Yassin, la bellissima moglie palestinese di re Abdullah di Giordania, figlia di un medico cacciato dal Kuwait ai tempi della Guerra del Golfo. Quando la famiglia, originaria di Tulkarem si trasferì ad Amman, Rania diventò una studentessa modello dell’ università . I suoi compagni si ricordano come tutti gli interessi della bellissima fossero puntati sulla cultura, e probabilmente anche sulle immediate aperture che la casa reale mostrò verso la longilinea fanciulla bruna. Rania ancora non ha mai espresso un parere politico, ma ciò è comprensibile: nonostante abbia il titolo di regina, il popolo ancora ama particolarmente la regina Noor, vedova del re Hussein, anche lei, peraltro, figura moderna, di origine americana, aperta ai rapporti internazionali e ai problemi sociali e culturali. Dietro una tenda che potrebbe aprirsi da un momento all’ altro la moglie di Assad, il presidente-dittatore della Siria che pare abbia sempre avuto una particolare tenerezza per la sua signora, Aniseh, di cui si conosce solo la dolcezza e le doti materne. E nient’ altro si sa. Del resto a suo tempo anche la moglie di Shimon Peres, Sonia, è rimasta completamente sconosciuta ai media; Leah Rabin si è conosciuta soltanto dopo che purtroppo suo marito è stato assassinato. Dietro una cortina fumogena senza spiragli si celano anche la moglie o le mogli virtuali del nuovo re del Marocco, Mohammed VI, di cui tutto è incerto, persino l’ esistenza. Per fortuna le altre signore della pace hanno invece qualcosa di molto pratico e terreno, una discreta lontananza da qualsiasi mistica della femminilità pacifista come usava un tempo, per cui le donne venivano definite naturaliter volte alla pace, per poi invece compiere qualsiasi efferatezza politica. La loro voglia evidente di vivere in un mondo migliore, e anche di godersi la vita, sembra la miglior consigliera per sé stessi e per i loro mariti.

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