Il turno dei palestinesi: diciassette morti Uccisi per errore donne e bambini, Israele si scusa. Razzi sul palazzo di Arafat
martedì 5 marzo 2002 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
GERUSALEMME
Scene di disperazione e innocenti uccisi nell'Autonomia palestinese:
in 17
ieri hanno perso la vita, e fra questi donne e bambini. Tutto questo
mentre
in Israele si seppellivano i ventuno - e anche fra questi giovani,
donne e
bambini - morti nelle ultime ventiquattr’ ore in attacchi terroristici.
La scena più terribile è stata quella del furgoncino pieno del sangue
della
moglie e dei tre figli dello sceicco Hussein Abu Kwaik, un capo di
Hamas, a
Ramallah. Ci sono due versioni dei fatti. Secondo i palestinesi, gli
israeliani abbiano sparato da un carro armato sul mezzo per eliminare
Abu
Kwaik. Gli israeliani invece sostengono che il proiettile ha colpito
quel
furgone per errore: hanno detto che avevano individuato una vettura
su cui
viaggiavano palsetinesi armati. E hanno espresso « profondo rammarico»
per le
vittime.
Israele si è scusata anche di un secondo grave episodio, a Jenin.
Nella
cittadina ieri sono stati uccisi sei palestinesi, fra i quali uno dei
comandanti dei « Martiri di Al Aqsa» che hanno rivendivato gli ultimi
attentati. Tra i morti - ed è per questo che Israele ha chiesto scusa
- uno
era un medico di 60 anni a bordo di un'ambulanza: l'esercito
israeliano dice
che il mezzo è arrivato a tutta velocità , e che i soldati hanno
temuto un
attentato. La risposta indignata è che le ambulanze per loro
specifico
compito corrono in soccorso dei feriti; a loro volta gli israeliani
rispondono che molte volte le ambulanze della Mezzaluna Rossa hanno
trasportato uomini e armi per la lotta sul campo, e che quindi i
militari
possono avere reagito per paura. Ma il prezzo di sangue palestinese
ieri è
stato alto come non lo era da tempo: a Ramallah sono state uccise
negli
scontri, dagli elicotteri e dai tank altre due persone, e a Rafah
tre.
Gli israeliani discutono molto preoccupati di questa giornata di
sangue, dei
suoi risvolti sull'umore già depresso dei soldati e dei civili (dopo
la
strage del cecchino che ha fatto fuori dieci persone una a una,
l'esercito
si interroga sui propri errori) e dei suoi risvolti internazionali.
Miguel
Moratinos, l'inviato dell'Unione europea, in visita da Arafat, ha
condannato
subito quello che ha interpretato come un tentativo di eliminazione
di Abu
Kwaik. Lo stesso Abu Kwaik ha reagito parlando alla tv Al Jazira
promettendo
terribili vendette. Lo ha seguito poco dopo lo sceicco Ahmed Yassin,
il
leader spirituale di Hamas, che non si pronunciava da tempo: anche
lui ha
promesso morte e distruzione agli ebrei.
La strategia di Sharon, secondo quanto si dice nel mondo politico,
non è più
quella delle reazioni immediate e delle eliminazioni mirate bensì è
una
strategia di attacco: il primo ministro israeliano vorrebbe riuscire
a
prosciugare le infrastrutture del terrorismo, e quindi di entrare di
nuovo
nei campi profughi e di colpire ogni struttura che rappresenti una
roccaforte delle varie organizzazioni armate palestinesi. In questa
nuova
strategia di attacco rientra il fatto che ieri sera elicotteri da
combattimento hanno colpito a Ramallah il quartier generale di
Arafat, che è
rimasto illeso, e gli F-16 hanno attaccato degli edifici militari a
Betlemme. Dice Ehud Sprintzak, un noto sociologo: « Il fatto è che
questo
comporterà un ulteriore prezzo di vite umane sia nostre che loro, un
prezzo
che una società democratica non può , non sa permettersi. La guerra
non è
fatta per le società democratiche, non siamo costruiti per
sopportarla,
dobbiamo trovare un'altra soluzione» . Sharon dalla Knesset ieri ha
detto,
parlando degli attentati dei giorni scorsi: « Siamo in una guerra di
sopravvivenza in cui dobbiamo fare capire ai palestinesi che non
hanno
nessuna possibilità di vincere. Combatteremo ovunque sia necessario.
Siamo
di fronte a un nemico irriducibile, dobbiamo abituarci all'idea che
questo
sarà uno scontro molto lungo, ci vuole resistenza per molto tempo
anche
quando il dolore è terribile, e ora terribile» . E parlando con i
giornalisti
ha aggiunto: « I palestinesi devono subire colpi molto duri, perché se
non
sentono che sono stati sconfitti non si potrà tornare al negoziato...
Bisogna infliggere loro molte perdite» .
Intanto Amr Moussa, il capo della Lega Araba che terrà al sua
riunione il 27
marzo a Beirut, fa un giro di ricognizione in Medio Oriente sulla
proposta
di riconoscimenti in cambio di terra fatta dal principe saudita
Abdallah.