Il Talmud «italiano», seconda tappa La saggezza rabbinica, ora, è meno misteriosa
martedì 16 gennaio 2018 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, gennaio 16, 2018Il Talmud è misterioso, il Talmud è complicato, è la miniera di una saggezza che è sembrata nei secoli un'autentica magia, un mondo di sottigliezze causidiche inconoscibili se non agli adepti, tanto da generare insieme ammirazione, invidia, diffidenza, maldicenza. Invece alla fine è un viaggio nella descrizione molto concreta del mondo, elevata tuttavia da una divina ispirazione spirituale, e quindi con un risvolto psicologico che a volte toglie il fiato.
E' una normativa ragionata, ti dice quello che devi fare senza comandare ma deducendo. Per i cristiani, che hanno fatto loro la Bibbia ebraica aggiornandola con i Vangeli, il Talmud è rimasto per secoli terra incognita e quindi simbolo di irriducibile, riprovevole ebraismo.
La curiosità che ha circondato piuttosto malevolmente il testo tanto che le prima edizione stampata a Venezia nel 1523 da Daniel Bomberg, fu mandata al rogo a Roma nel 1553, ha oggi finalmente trovato uno sbocco positivo nell'operazione culturale della traduzione in italiano dell'infinito, lunghissimo testo.
Non l'hanno ostacolata le mille difficoltà che vengono insieme con quella pagina composita e stravagante, con un centro squadrato di dimensioni variabili, e commenti svariati che lo circondano a corona, sempre sofisticati e svariati, a volte stravaganti, spesso in contrasto l'uno con l'altro...
L'operazione di traduzione e stampa dell'instampabile è stata gestita editorialmente con grande coraggio dalla Casa Editrice Giuntina (si tratta di sei ordini e 37 trattati! Specifica Shulim Volgeman, giovane titolare insieme al padre Daniel) ed è arrivata alla seconda tappa in questi giorni, con l'edizione del secondo e terzo volume, ambedue parte del trattato di "Berachot", benedizioni; un anno e mezzo fa è uscito in libreria il primo tomo, il trattato di "Rosh ha Shanà", capodanno.
Il lavoro è frutto del lavoro di settanta rabbini e studiosi, diretti dalla dottoressa Clelia Piperno, massimo organizzatore dell'opera. Il primo volume ha avuto un successo impensato, raggiungendo le quattro edizioni con più di 8.000 copie vendute, la curiosità deve aver giocato non poco nella spinta a trovarsi per la prima volta fra le mani questa immensa opera citata non solo da studiosi ma anche, con affetto familiare, da tanti scrittori moderni, da Chaim Potok a Singer, per i quali è stato un centro di vita quotidiana, un'immagine di padri e nonni con i riccioli e la kippà chini a studiare.
Adesso il Talmud in italiano è accompagnato da note esplicative, schede tematiche, illustrazioni, il tutto supportato da un software novità assoluta fra tutte le traduzioni di Talmud del mondo creato appositamente dal CNR che consente a tutti gli studiosi di lavorare online e di vedere il loro lavoro uniformato e corretto autonomamente dal programma.
Il curatore di quasi mille pagine di testo è il rabbino Gianfranco Di Segni che già da anni, insieme alla sua schiera, si avventura fra precetti pratici, come quelli relativi a come deve essere organizzata una scuola (numero aperto o numero chiuso? Grande discussione talmudica, l'avreste detto?) fino alle questioni più astratte (le anime nell'aldilà sanno che cosa succede su questa terra?). Il trattato è degno di Pico della Mirandola quanto a poliedricità e enciclopedismo: notizie sulla storia, sugli animali, sul biologia, l'universo, sul corpo, i suoi bisogni, i suoi desideri.
E' importante notare che nel Talmud esso non è mai impuro, non contamina lo spirito o il pensiero. Nel Talmud esso non è meno importante dell'anima: insieme santificano la presenza dell'uomo sulla Terra.
Perché questo è lo scopo delle "berachot", le benedizioni. L'uomo ebreo benedice senza sosta ciò che mangia, ciò che beve, ciò che vede, ciò che fa. La tradizione rabbinica suggerisce si dovrebbero dire almeno cento benedizioni al giorno: si benedice un frutto, un fulmine, una nuvola, un bicchier d'acqua, un viaggio andato bene, quando ci si alza e quando si va a dormire.
E' un'esaltazione sconfinata del rapporto del visibile e del reale con la presenza del divino in tutto ciò che incontriamo, semplicemente vivendo. Se il dubbio ci sfiora, la berachà ci riconduce al significato ultimo. E ne abbiamo tutti tanto bisogno. Questi grandi volumi ci insegnano a trovarlo benedicendo e pensando.