IL SOGNO MAI SPENTO DI VEDER SPROFONDARE L’ OCCIDENTE
martedì 18 febbraio 2003 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
NON fu solo per paura, né per piaggeria, né per la speranza di aver
trovato
un valido alleato soprattutto contro gli inglesi e gli ebrei che il
mondo
arabo divenne, e questo atteggiamento si tramandò per due
generazioni,
fervido ammiratore di Hitler e intimo amico dell'Asse: non si trattò
solo di
tenere per Rommel finché combatteva nel deserto contro gli inglesi e
gli
ebrei, e di gridare evviva agli aeroplani di Mussolini che
bombardavano Tel
Aviv. No: finché dall'amore per l'Asse non si passò ad un rapporto
altrettanto intimo e intenso con i Paesi comunisti, nell'incontro con
Germania nazista e Italia fascista si espresse un ben più profondo
desiderio
di veder sprofondare l'Occidente colonizzatore di cui l'Inghilterra
era il
portabandiera, e gli ebrei che ne erano considerati una gemmazione
naturale.
Frustrati dall'affondamento inesorabile dell'Islam trionfante dei
suoi primi
sette secoli, e poi dalla sconfitta dell'Impero Ottomano, minacciati
culturalmente dall'assedio dell'Occidente, confusi da un nazionalismo
in
nuce che non trovava una sua strada autonoma, le violente autocrazie
dell'Asse, con la loro retorica antidemocratica e con il loro
antisemitismo,
piacquero oltremisura, più ancora di quanto non suggerisse l'ovvia
opportunità di cercarsi un alleato, o di offrirsi come spalla a un
dittatore
vincente come Hitler.
La lettera personale del Mufti di Gerusalemme Haj Amin trasmessa
all'ambasciatore tedesco Franz von Papen ad Ankara recita per
esempio:
« Nell'occasione del grande trionfo militare e politico che il Fü hrer
ha
appena raggiunto con la sua preveggenza e il suo grande genio... la
nazione
araba ovunque sente la più grande gioia e la maggiore
gratificazione... i
popoli arabi si aspettano che il risultato della vostra finale
vittoria sarà
la loro indipendenza e completa liberazione...» . Haj Amin si trovava
in quei
giorni in Iraq, dove la rivoluzione di Rashid Alì si era svolta a sua
volta
sotto il segno del nazismo (come spiega bene Carlo Panella nel suo
Saddam,
il peggiore amico dell'Occidente, indicandone anche i nessi con
l'Iraq di
Saddam Hussein), mentre la protezione tedesca e fascista si estendeva
anche
alla Siria, e dall'Egitto il re Farouk, seguito nelle sue simpatie
più tardi
dal suo più feroce oppositore, il futuro rais Gamal Nasser, scriveva
a
Hitler di essere « pieno delle più grande ammirazione per il Fü hrer» .
Più avanti, dopo la sconfitta del nazifascismo, il mondo arabo si
mosse con
entusiasmo verso la protezione e l'ispirazione ideologica
dell'universo
comunista, nella basilare aspettativa di una messianica venuta di un
mondo
che avrebbe sconfitto l'Occidente oppressore, di cui gli ebrei sempre
di più
rappresentavano l'avamposto. Oggi agli occhi degli arabi l'Occidente
più
aggressivo è quello americano e con esso quello ebraico, l'attacco
alle Twin
Towers fa il paio con il desiderio di espulsione di Israele:
l'Europa, sia
pure contraddittoriamente, è il nuovo orizzonte da cui si fantastica
un
puntello. La grande contraddizione è che la democrazia è appannaggio
anche
dell'Europa semi-amica, e che gli estremisti più duri, da Bin Laden
ad
Hamas, sanno benissimo che stavolta l'alleanza è tattica, e non
strategica.