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IL RESPONSABILE PER LA SICUREZZA INTERNA DELLO STATO EBRAICO « Aspetto una tregua vera» Landau: finora ho sentito solo chiacchiere

martedì 1 maggio 2001 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME UZI Landau, ministro della Sicurezza interna, il politico più direttamente investito dal problema degli attentati terroristici, è uno degli uomini di punta del governo Sharon. Puntuto e severo, universalmente ritenuto un falco, è tuttavia stimato per la sua integrità personale e politica. Lo incontriamo in occasione di un suo dibattito con una delegazione di membri dell’ Associazione Italia-Israele di Torino. Ministro, lei che è stato sempre contrario all'accordo di Oslo, come vede il fatto che tanta parte del destino d'Israele oggi sia di nuovo nelle mani di Peres? Come può convivere con la politica di un uomo così distante da lei? « Ci sono grandi differenze ideologiche fra me e Peres. Ma un punto basilare ci unisce oggi: la lotta al terrorismo. Finchè i terroristi suicidi, com'è accaduto domenica, vanno a farsi saltare per aria accanto a un autobus con 40 bambini dentro, non conta molto l'ideologia. I terroristi ci vedono nemici alla stessa stregua» . Dunque lei è soddisfatto, in questo quadro, dalla prospettiva di un cessate-il-fuoco? « Del cessate-il-fuoco, certo. Quanto agli accordi relativi, voglio citare proprio Peres quando dice: il numero degli accordi violati dai palestinesi è pari a quello degli accordi firmati. Adesso, anche se Arafat firmasse, sarebbe per lui una strada per guadagnare punti contro Israele, esattamente come l'escalation violenta. Io crederò nel cessate-il-fuoco quando non si limiterà alle chiacchiere, ma quando gli attentati cesseranno» . E poi, è favorevole a riprendere la trattativa? « La nostra strada è quella di riprendere una trattativa: certo, sarà molto diversa da quella di Oslo, visto che abbiamo imparato tante cose, come, per esempio, che le armi affidate da noi stessi ai palestinesi contro i terroristi si volgono contro di noi» . E' scettico su una svolta positiva? « Qui è in atto uno scontro che va molto al di là della guerra israelo-palestinese, che non c'entra con la terra. E' il problema di una democrazia di fronte a un mare di Stati totalitari, in cui non esistono i diritti umani ed è sempre più forte l'integralismo islamico. Ci considerano un corrotto simbolo dell'Occidente» . Ma uno Stato rispettoso dei diritti umani come giustifica la politica degli insediamenti che sottopone i palestinesi a vessazioni nei movimenti, in molte libertà basilari? « Gli insediamenti erano sul tavolo delle trattative quando Arafat ha rifiutato gli accordi. Su di essi deve essere fatto un discorso politico ragionevole: non si risolverà con la violenza. Ripeto: deve cessare la violenza. E con questo intendo dire che Arafat deve cominciare a rimettere in prigione i terroristi omicidi di Hamas, che deve sciogliere le loro infrastrutture, togliere loro le armi. E soprattutto smettere di educare nelle scuole all'odio e alla guerra anche la prossima generazione, come oggi avviene» .

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