Il prossimo strappo sarà la Cina. O si ritornerà al multiculturalismo
martedì 3 novembre 2020 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 04 novembre 2020
Il voto americano è un voto sulla politica estera. La politica economica è travolta dal Covid, un argomento molto confuso: in politica estera, invece, il confronto è chiarissimo. Biden e Trump hanno due visioni completamente diverse del significato stesso di ciò che l'America, il Paese più importante del mondo, deve rappresentare. Quando Trump nel gennaio del 2017 nel discorso inaugurale pronunciò con voce tonante la famosa formula "America first" le raffinate orecchie europee e dei liberal americani ne furono rintronate. Uno dei tanti custodi dell'ordine costituito Peter Wittig, ex ambasciatore tedesco a Washington, sentì questo suono come una "abdicazione alla leadership americana dell'Alleanza transatlantica". Un abbandono del concetto stesso di multilateralismo, delle decisioni collegiali, magari inutili, talora insensate, a volte dannose... ma collegiali, e quindi utili dopo tanto autoritarismo nel passato. Trump in politica estera ha divorziato da quello che nel corso di un' intervista Wittig, come tanti altri, definisce valori di"decenza, decoro, buon senso, diritti umani...".
In realtà il disdoro esprime, per quanto Biden lo presenti come ripresa di una visione di sinistra, un punta di vista conservatore rispetto all'imprevedibilità di Trump. In una parola: Trump ha intrapreso strade inesplorate, e Biden vuole invece riprendere sentieri conosciuti al buon senso internazionale, alla cui base c'è l'idea che il multilateralismo abbia sempre ragione anche quando la storia gli da torto. Il clima, la Cina, il trattato con l'Iran, Israele, la Nato... Biden vuole semplicemente fare alla rovescia la strada, facendo tornare a sorridere Angela Merkel e Hollywood, che è tutta liberal.
Trump ha bruciato una quantità di trattati multilaterali badando più all'interesse americano che al buon senso conformista: nel 2017 si ritrae dall'accordo di Parigi sul Clima ormai universalmente ritenuto una religione molto carente e spuria, ma cui Obama aveva lavorato e che era stato firmato da 195 Stati. Biden ha giurato che lo riabbraccerà. Nel 2018 ha abbandonato il trattato nucleare con l'Iran, il bambino più disgraziato di Obama, un evidente fallimento dimostrato dalle prove della perseverante politica nucleare e molto aggressiva degli ayatollah, ma Biden ha detto che lo recupererà anche se cercherà di garantirlo; poco dopo, Trump fa una scenata screanzata alla Nato, accusando gli Stati membri tuttavia di una realtà che tutti conoscono, cioè di non investire denaro nelle difesa collettiva e approfittando dell'impegno americano; anche qui Biden vuole restaurare i rapporti, o almeno le buone maniere. Ma anche Biden ha riconosciuto che Trump ha messo il dito su una piaga. Trump ha messo alla sbarra l'ONU; ha lasciato l'Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha rifiutato di osservare da vicino il comportamento della Cina; ha lasciato a sobbollire nel loro brodo diverse organizzazioni delle Nazioni Unite, come l'UNESCO; o l'UNRWA. Insomma, ha tolto i soldi a chi non se li meritava, magari Biden se dovesse essere eletto approfitterà di questa favorevole situazione, anche se ora tutti sperano che restituisca i finanziamenti. Con la Russia, è stato piuttosto duro, ma possibilista, con alterne vicende legate alle opportunità e alle convenienze. Putin è per lui un abile antagonista, pronto a tutto, e così anche Trump da segnali di esserlo. Biden non farà paura come lui, che è un pò matto, e Putin non ci scherza. La Cina e il Medio Oriente, sono la vera prova del fuoco.
Trump ha bruciato una quantità di trattati multilaterali badando più all'interesse americano che al buon senso conformista: nel 2017 si ritrae dall'accordo di Parigi sul Clima ormai universalmente ritenuto una religione molto carente e spuria, ma cui Obama aveva lavorato e che era stato firmato da 195 Stati. Biden ha giurato che lo riabbraccerà. Nel 2018 ha abbandonato il trattato nucleare con l'Iran, il bambino più disgraziato di Obama, un evidente fallimento dimostrato dalle prove della perseverante politica nucleare e molto aggressiva degli ayatollah, ma Biden ha detto che lo recupererà anche se cercherà di garantirlo; poco dopo, Trump fa una scenata screanzata alla Nato, accusando gli Stati membri tuttavia di una realtà che tutti conoscono, cioè di non investire denaro nelle difesa collettiva e approfittando dell'impegno americano; anche qui Biden vuole restaurare i rapporti, o almeno le buone maniere. Ma anche Biden ha riconosciuto che Trump ha messo il dito su una piaga. Trump ha messo alla sbarra l'ONU; ha lasciato l'Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha rifiutato di osservare da vicino il comportamento della Cina; ha lasciato a sobbollire nel loro brodo diverse organizzazioni delle Nazioni Unite, come l'UNESCO; o l'UNRWA. Insomma, ha tolto i soldi a chi non se li meritava, magari Biden se dovesse essere eletto approfitterà di questa favorevole situazione, anche se ora tutti sperano che restituisca i finanziamenti. Con la Russia, è stato piuttosto duro, ma possibilista, con alterne vicende legate alle opportunità e alle convenienze. Putin è per lui un abile antagonista, pronto a tutto, e così anche Trump da segnali di esserlo. Biden non farà paura come lui, che è un pò matto, e Putin non ci scherza. La Cina e il Medio Oriente, sono la vera prova del fuoco.
La Cina ha in Trump un critico e un antagonista esplicito, con toni da guerra fredda, senza mediazioni, sul sospetto che il Covid sia stato almeno una vicenda di grave incapacità cinese; Trump ha portato un attacco frontale, miliardario, agli accordi commerciali e in particolare alla diffusione mondiale dei sistemi di telecomunicazioni, i 5G; la sacrosanta critica alla repressione a Honk Kong, in Tibet, agli Uguri,fanno si che sia difficile ascrivere ad atteggiamenti di destra l'atteggiamento di Trump. Qui lui combatte, di certo, prepotenza, autoritarismo, razzismo. Biden vuole riaprire, ma studia la questione e dice che comunque metterà sotto torchio la terribile produzione di inquinamento di carbone della Cina, mentre però le permetterà di rientrare nel giuoco commerciale mondiale. Molto pericoloso per tutti. Infine, Trump ha cambiato alle fondamenta il paradigma che faceva dei palestinesi l'unico arbitro della pace con Israele e ha creato un larghissimo processo di pace coi Paesi sunniti. Dopo aver rafforzato Gerusalemme con l'ambasciata americana, ha chiamato in giuoco Paesi arabi pronti a riconoscere Israele, dando così una forte mano al dialogo con una gran parte del mondo musulmano. E c'è n'è bisogno per tutti. Biden vede che indietro da Gerusalemme non si torna, e ci manterrà l'ambasciata. E se, come dice, pomperà di nuovo avanti l'Iran, la pace di altri Paesi sunniti con Israele, sarà a sua volta spinta avanti dalla necessità. Quindi, anche con meno supporto americano, difficilmente Biden potrà bloccare la strada della nuova pace mediorientale. I palestinesi tifano per Biden, Israele e i Paesi pacifisti per Trump. Una strana storia.
Si dice che Trump abbia molti votanti che non si confessano nei sondaggi, perchè non sta bene dirsi suoi sostenitori. Quindi, il mondo non sa, aspetta, in parte trema, in parte spera.