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IL PROFESSORE DI STUDI ISLAMICI « Aspettiamo ancora le scuse ai Mus ulmani»

sabato 25 marzo 2000 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME MUSTAFÀ Abu Swai è un professore di filosofia e di studi islamici all’ università di Al Quds, Gerusalemme in arabo. Insegna la stessa materia anche all’ università di Boston. Il luogo in cui prega, in cui incontra i suoi allievi e i suoi maestri è la Spianata delle Moschee dove va a pregare percorrendo a piedi la vallata fino alle mura antiche di Gerusalemme. Professore, giovedì durante l’ incontro interreligioso lo sceicco Tatzr Tamimi, capo del Tribunale Religioso dell’ Autorità Palestinese, ha fatto di fronte al Papa un discorso in cui attaccava a testa bassa Israele accusandolo di ogni male... « La natura del conflitto è tale che rende impossibile evitare la politica. Quando si va ad un incontro interreligioso, o si spiega la propria religione o si cerca di capire l’ altrui. Tamimi è semplicemente stato sincero. Ha detto: “ Questo siamo, questo vogliamo, qui c’ è una ferita aperta e sanguinante, Gerusalemme per noi è un dovere e un diritto” » . Come avete preso le scuse del Papa agli ebrei? « A me sembra giusto che la cristianità si scusi delle sue colpe pregresse. Sto ancora però aspettando un documento di scusa che pronunci la parola “ musulmani” : non solo per parlare delle Crociate, ma anche per esempio della Bosnia, del Kosovo. E poi, anche se è innegabile la tragedia degli ebrei, qualcuno dovrebbe dire che l’ Europa l’ ha fatta ingiustamente pagare a noi. Le scuse del Papa per l’ Olocausto appartengono ad una visione della storia, al passato. Mi dà più pensiero il riconoscimento dello Stato d’ Israele da parte della Santa Sede nel ‘ 94. E’ vero che è avvenuto da tempo, ma molto grande è la propaganda che se ne fa in questi giorni» . Cosa dice di questo gran tornare sul fatto che Gesù era ebreo? « Gesù è certo nato in ambito ebraico: ma per noi musulmani, insieme ad Abramo e agli altri che invitano ad adorare il Dio unico, è un grande profeta e quindi un musulmano» . Con tutto ciò la visita ha dato un grande sostegno alla causa palestinese e alla fondazione dello Stato. Giovanni Paolo II è andato mano nella mano con Arafat... « Il Papa è certo un amico della causa palestinese. Però non ha citato il diritto al ritorno dei profughi. Non parla di Gerusalemme...No, non è che io sia deluso, sapevo che non bisognava avere grandi aspettative. Il Papa, sia ben chiaro, è per la sua Chiesa! Non ha poi molto a che fare con me, che pure gli porgo il benvenuto» .

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