IL PRESIDENTE IMPOTENTE A DISARMARE I TERRORISTI A GAZA Abu Mazen sog na Hamas come l’ Ira
lunedì 1 agosto 2005 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
ABU Mazen, dopo che l’ Ira ha annunciato la settimana scorsa la sua
decisione di porre fine alla antica, violenta campagna contro il potere
britannico, ha compiuto un gesto inconsueto, e in genere poco sottolineato.
Ha infatti dichiarato la sua soddisfazione per la scelta del braccio armato
dello Shin Fein, e si anche augurato che nel futuro si possa arrivare alla
conclusione del conflitto fra palestinesi e israeliani.
Ora, poiché la parte irlandese che ha fatto uso del terrorismo è certamente
l’ Ira, che in questo caso ha né più né meno che rinunciato alla sua arma
tradizionale, appunto le bombe, l’ allusione è chiara ed è un segnale di
quello che passa per la testa del presidente palestinese di fronte allo
sgombero da Gaza e parte della Cisgiordania che avrà luogo fra due
settimane.
In questa vigilia sabato scorso Abu Mazen è riuscito, dopo settimane di
sparatorie, rapimenti, agguati, a concludere un patto con Hamas e la Jihad
Islamica per assicurare che l’ uscita dei coloni israeliani da Gaza non sarà
accompagnata da bombardamenti e missili Kassam, ma avverrà solo fra le
celebrazioni congiunte delle varie forze palestinesi. Infatti sia Hamas che
la Jihad Islamica hanno chiarito ai giornalisti che non condividono affatto
la linea di Abu Mazen (ovvero, sono a favore della continuazione del
terrorismo) ma che, come dice il leader di Hamas Mahmoud Zahar, saranno
insieme a Fatah « per celebrare la vittoria che è stata acquisita con la
resistenza perché vogliamo consolidare la percezione che questa terra è
stata liberata con il sangue del nostro popolo, innanzitutto di Hamas» .
L’ accordo quindi non è una soluzione molto promettente per il presidente
palestinese, ma è meglio che niente. E poiché Abu Mazen sa che gli egiziani
sanno parlare molto bene all’ orecchio di Hamas (il loro ultimo incontro con
loro è stato poco più di una settimana fa) e poiché è a loro che con tutta
probabilità il governo israeliano consegnerà lo « Tzir Philadelfi» ovvero di
fatto il confine fra Gaza e l’ Egitto da cui sono passate tante armi in mano
a Hamas dal Sinai, il Presidente subito dopo l’ accordo è partito per il
Cairo.
Abu Mazen è molto ansioso e la sua ansia ha due caratteristiche, una tattica
e una strategica. Il viceministro degli Esteri israeliano Zeev Boim proprio
ieri ha dichiarato per la prima volta che se l’ esercito dovesse essere
attaccato dai palestinesi mentre sgombera i settler, poiché è impensabile
che agisca su due fronti, sospenderà lo sgombero; non solo, darà anche il
via a un’ operazione simile alla grande azione dell’ aprile 2000 « scudo di
difesa» , ciò che implica un’ occupazione temporanea finchè la vittoria sul
terrorismo non sia consolidata.
Figuriamoci la preoccupazione di Abu Mazen: perdere per strada lo sgombero
sarebbe la sua fine politica, un disastro definitivo per i palestinesi, una
perdita di fiducia e anche di immensi finanziamenti sul piano
internazionale. E a proposito della dimensione internazionale, la
preoccupazione più grande, adesso, dopo che gli attentati terroristi hanno
sconvolto mezzo mondo, è quella di essere collocati nella parte sbagliata
della mappa che divide le fonti del terrore da chi ne viene colpito. Se
nonostante il gesto di buona volontà degli israeliani i palestinesi
seguitassero ad attaccare, allora forse oggi il mondo intero abbraccerebbe
il peggiore incubo di Abu Mazen, ovvero che è impensabile consegnare
ulteriori fette di territorio a chi ne facesse una grande base terroristica.
C’ è infine un ultimo pensiero pesante nella testa del raiss, testimoniato
dal fatto che nell’ area palestinese dei Muwassi accanto al Gush Kativ,
l’ area di maggiore presenza israeliana e quindi di più vasta evacuazione, è
stato stabilito un comitato di emergenza per difendersi da « elementi
sospetti» ovvero trafficanti e anche ufficiali dell’ Autonomia che stanno
tentando di prendere illegalmente il controllo delle aree liberate.