IL PREMIER DOVEVA PARLARNE OGGI CON ABU MAZEN MA IL VERTICE E’ SALTATO Ispettori Ue al valico di Gaza Sharon è pronto a dire « sì » I colloqui tra le due parti proseguono e l’ incontro potrebbe essere per doman i
lunedì 10 ottobre 2005 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
GERUSALEMME
Vorrebbero, ma ancora non possono: i risultati dell’ incontro fra Ariel
Sharon e Abu Mazen che era previsto per domani non sono ancora certi, e
quindi ieri dopo un corpo a corpo durato alcune ore Saeb Erakat,
l’ incaricato della preparazione dell’ incontro del Presidente Palestinese, e
Dov Weissglass, l’ uomo di fiducia di « Arik» hanno rimandato ancora la
decisione di un incontro che dovrebbe, nel desiderio dei due leader,
risultare se non storico almeno importante e dovrebbe dar vita a una
commissione congiunta che in pratica ricrei un tavolo di trattative.
I due incaricati si incontrano oggi, e forse ce la faranno: dopo tutto
affermano che « il dialogo è stato positivo e profondo» . La Storia preme: Abu
Mazen andrà a Washington la settimana prossima, Bush chiede risultati e
punta ad una riapertura del processo di pace ora, e non chissà quando. Per
arrivare preparati all’ incontro è stata aperta la porta all’ Europa, che in
Israele non ha mai suscitato grande fiducia. Invece adesso, e si legge in
trasparenza il consiglio americano e non solo il desiderio palestinese, si
prepara un piano per consentire all’ Autorità Palestinese di controllare i
beni in uscita da Gaza con la sovrintendenza europea, estesa al passaggio di
individui da Gaza in Egitto. Se le merci palestinesi entreranno e usciranno
dai passaggi di Kerem Shalom e Nitzana, e i palestinesi potranno viaggiare
con questa supervisione, questo sarebbe per Abu Mazen una grande
acquisizione; la riapertura del terminal di Gaza e la possibilità di
collegarsi alla Cisgiordania, magari, come sembra suggerire Sharon, tramite
convogli chiusi, sarebbe un contributo del tutto nuovo all’ Autonomia, una
prefigurazione vitale per la costruzione di uno Stato.
Però Israele ricorda i suoi vitali problemi di sicurezza, teme che
l’ inondazione di armi e di terroristi che caratterizzò i primi giorni del
controllo egiziano di Rafah diventerebbe cronica e enormemente pericolosa. E
tuttavia l’ ipotesi prende forma, perché qui si gioca una posta molto alta:
quella del senso stesso dello sgombero di Gaza. Sharon ha intenzione di
lasciarla proprio tutta, compresi i confini, in nome dell’ apertura di un
sentiero di pace: questo era il suo piano, questo vuole che si realizzi. E
Abu Mazen ha bisogno di acquisizioni sensate per imporsi di fronte a una
costituency agitata, eccitata, divisa in fazioni armati che si sparano fra
di loro e compiono attentati terroristi. In questo quadro l’ inviato del
Quartetto James Wolfenson è andato ieri in Egitto per parlare
dell’ organizzazione dei passaggi, e prima ha detto a Abu Mazen che Sharon in
linea di massima è d’ accordo per la presenza di ispettori stranieri,
lasciando a Israele la possibilità di avere accesso ai computer dei terminal
per monitorare chi entra e esce.
Per Israele è un grosso passo accettare ispettori europei. Si capisce quanto
dunque sia importante per Sharon andare avanti: per questo gli israeliani
starebbero accettando di liberare un nucleo cospicuo di prigionieri, anche
di quelli « con le mani insanguinate» , ma di antica data; e anche di
consegnare non fucili (pare che l’ autonomia palestinese e non soltanto Hamas
abbia ricevuto parte delle armi contrabbandate dal passaggio con l’ Egitto)
ma di accettare di consegnare pallottole alla polizia di Abu Mazen. In
cambio egli dovrebbe dare segno di combattere il terrorismo, dovrebbe
confiscare le armi e non accettare la candidatura alle elezioni di Hamas, e
neppure delle brigate di Al Aqsa (intenzionate a presentarsi) due
organizzazioni responsabili di una quantità di attentati suicidi e di
qualsiasi altro tipo.
Abu Mazen forse vorrebbe offrire gesti in cambio delle aperture israeliane,
ma è difficile: solo due giorni or sono tutte le organizzazioni terroriste
hanno tenuto una riunione in cui è stata fissata una tregua interna che
lascià però mano libera negli attacchi a Israele. Ad Abu Mazen invece serve,
almeno per ora, calma e spazio per conquistare credibilità e anche per fare
assaggiare a chi vuole il gusto di un po’ di tranquillità : questo potrebbe
creargli consenso, ed è proprio quello che i suoi nemici interni vogliono
evitare. Lo diffidano quindi dal toccare le loro armi, seguitano a colpire
Israele, e quindi negano la sua leadership dentro l’ Autonomia e nel mondo.
Ieri, un grave incidente che non favorirà un’ apertura di pace, è accaduto
vicino al varco di Kissufim, nel Sud della Striscia. Sono stati trovati i
corpi dei tre adolescenti disarmati. L'esercito israeliano ha comunicato che
le sue truppe dislocate lungo la frontiera avevano aperto il fuoco contro
« ombre sospette» .