IL POLITICO DI DESTRA CHE I SONDAGGI VOGLIONO PROSSIMO PREMIER Il nuovo volto del leone Sharon Il capo del Likud: non sono mai stato un du ro
sabato 30 dicembre 2000 La Stampa 0 commenti
QUELLO di ieri, ovvero l'invio dei migliori auguri ad Arafat per la
festa
di Id el Fitr, conclusione di Ramadan, è stato un vero colpo d'ala da
parte
del nuovo Arik (diminutivo di Ariel) Sharon. Ma non è il solo: Sharon
che
grosso e scarruffato sorride sempre un po' triste da quando ha
perduto la
sua amatissima Lili, compagna di una vita, e ascolta tutti senza
reagire
alle offese che sempre cadono abbondanti su di lui; Sharon che non
risponde
a Yossi Beilin quando lo accusa di essere l'immagine stessa del
« brutto
israeliano» ; e fa uno sguardo mite e un po' distratto quando la
sinistra lo
dichiara « pericoloso» ; che non dice verbo quando la Germania fa
sapere che
la comunità internazionale non potrà restare inerte se verrà eletto
l'uomo
al cui nome tutti i giornalisti aggiungono l'appellativo di « falco» ;
e
ingiunge ai suoi di misurare le parole ogni volta che si parla del
primo
ministro Ehud Barak, perchè non si incitino i facinorosi alla
violenza...E'
un altro Sharon, rispetto al terribile 72enne che il mondo conosce?
Si è
sottoposto a lobotomia da quando i sondaggi lo danno in testa
rispetto a
Barak?
Di nuovo un sorriso bonario e mite:« Sono sempre stato una persona
malleabile, non mi sono mai comportato con durezza o crudeltà . Sono
stato
demonizzato senza tregua, e questo di certo mi ha reso per anni molto
teso,
molto reattivo. Ma da quando ho sentito che questa demonizzazione
cominciava
a cadere, sono tornato a essere me stesso. Forse già vent'anni fa
avrei
dovuto ascoltare quello che mi diceva mio figlio Omri, quando mi
spiegava
che la realtà non è tutta bianca o tutta nera come me la figuravo» .
Vent'anni fa, è circa il tempo di Sabra e Chatila. E' il maggiore
degli
episodi che hanno fatto di Sharon il duro per antonomasia dopo che
invece
aveva conquistato la fama di eroe salvando il Paese nella guerra del
'73:
nell'ottobre dell'82 durante la guerra del Libano, mentre Sharon
riveste il
ruolo di ministro della Difesa, avviene per mano delle milizie dei
cristiani
maroniti uno spaventoso massacro di palestinesi che fa 2000 vittime
fra cui
molte donne e bambini nel campo di Sabra e Chatila in Libano. Sharon
fu
accusato di non aver fatto nulla per prevenire una strage
prevedibile, e la
commissione Kahan incaricata di giudicare il suo comportamento lo
fece
dimettere dal suo ruolo. Sharon è stato anche accusato di aver
mentito a
Menahem Begin allora Primo Ministro, pur di proseguire la guerra in
Libano;
e in generale, di coltivare sentimenti molto duri, quasi fino al
razzismo
(così dicono i suoi nemici) nei confronti degli arabi. Insomma, con
Sharon
la pace sarebbe impossibile.
Sharon ha avuto su di sé una sorta di maledizione politica che
sembrava
impossibile per lui sormontare. Adesso che è tornato in lizza così
inopinatamente, gli episodi che il vecchio Leone di Dio (questo è il
significato del suo nome) preferisce ricordare sono tutti legati a
un'immagine completamente diversa: prima di tutto, lo sgombero dei
coloni
operato da lui personalmente in Sinai dopo le decisioni di Camp David
(1978)
e la sua posizione favorevole al riconoscimento dei diritti
palestinesi,
addirittura ad avere una loro forte polizia, già in quell'anno. Poi,
Sharon,
ha partecipato a dieci giorni di serrate riunioni con Arafat a Wye
Plantation, insieme a Netanyahu, e là ha firmato un accordo che
restituiva
il 13 per cento; inoltre, dopo questo accordo, Sharon andò dai
rabbini per
persuaderli a sostenerlo « così da non trovarsi in una guerra con
migliaia di
morti» .
Quanto al presente, Sharon spiega che non è disposto a dividere
Gerusalemme,
che non vuole dar via il Monte del Tempio a nessun costo, che non
lascerà
mai la Valle del Giordano né smantellerà gli insediamenti...ma che
farà di
tutto per fare la pace. Quando i cronisti stupefatti gli dicono che
non è
possibile senza andare incontro alle richieste dell'avversario,
Sharon
risponde che si deve intanto perseguire un accordo di non
belligeranza sul
lungo periodo, e uno Stato Palestinese che deve avere una sua unità
territoriale, senza concessioni israeliane troppo onerose. Il capo
del Likud
parla anche di molti accordi concreti, economici e sociali, che
possono
interessare i palestinesi e che secondo lui sono andati troppo in
secondo
piano rispetto ai temi politici.
Crede a quel che dice? Nasconde una spada dietro la schiena? Di certo
sa che
chi deve votare per lui oltre al pubblico deluso dal fallimento della
politica di pace di Barak, è anche la base del Likud che non crede in
Arafat
come partner, e che vuole una politica più dura anche da parte
dell'esercito. Come concilierà Sharon le due cose? Di certo, la
sinistra
farà di tutto per mostrare Sharon il falco, mentre invece Sharon il
buono
seguiterà a dire che se lui vince le elezioni, il suo prossimo
governo sarà
certamente di coalizione, e che incamererà anche il discolo Barak
come
ministro della Difesa. In realtà , non sembra realistico pensare che
due
campi tanto distanti, tanto avversi, possano ricongiungersi dopo una
campagna elettorale che nonostante il « nuovo Sharon» è certamente
fatale. Di
sicuro c'è che se Arafat non si decide a un qualche accordo, Sharon è
destinato ad essere il prossimo Primo Ministro.