Il peso degli integralisti cresce e rischia di determinare le scelte palestinesi La moschea che tifa per la guerra
lunedì 16 ottobre 2000 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
LO sceicco Nasrallah ha dunque dato con il sorriso sulle labbra il
suo
viatico alla disperata conferenza di pace che si apre oggi a Sharm el
Sheikh: non solo ha annunciato davanti all'intera « commissione
islamica per
la difesa dei palestinesi» e alle telecamere di tutto il mondo di
aver
rapito un ufficiale israeliano (un altro, dopo i tre di pochi giorni
fa e a
sei mesi esatti da quando Barak sgombrò il Libano) ma è poi venuto
fuori che
non è un soldato in servizio e che non l'ha affatto rapito in
territorio
israeliano bensì in Svizzera.. Una plateale mondializzazione del
conflitto
nel momento in cui i leader a Sharm el Sheikh cercano invece di
mondializzare la pace. Nasrallah ha dichiarato che l'operazione di
guerra è
stata fatta in nome dell'Intifada di Al Aqsa, come ormai si chiama
ufficialmente nel mondo arabo lo scoppio di violenza in Medio
Oriente. E'una
pesante indicazione ad Arafat: agisci, lascia perdere la legalità
internazionale, invece di parlare con gli israeliani e col mondo.
Arafat va
dunque al vertice mentre sia parte dei suoi cittadini sia il mondo
islamico
radicale gli si chiede di essere il leader non più della battaglia
laica per
uno Stato palestinese, ma di una guerra per liberare l'Islam
dall'oppressore
occidentale. La libanizzazione del conflitto non conosce confini
nazionali:
e con la violenza, manda a dire Nasrallah, si vince. Bisogna vedere
se
Arafat oggi vorrà scostarsi dall'apocalisse verbale e concettuale che
circonda lo scontro di questi giorni, e che poco ha a che fare con
una
contesa politica o territoriale.
Un documento illuminante in proposito è il testo della predica a un
grande
pubblico fra cui sedeva anche Yasser Arafat quest'ultimo venerdì
nella
Moschea Zayed bin Sultan Aal Nahyan di Gaza. Il sermone, trasmesso in
diretta dalla TV dell'Autorità Palestinese è stato tenuto dal dottor
Ahmad
Abu Halabya, membro del Consiglio religioso dell'Autorità palestinese
e ex
rettore dell'Università Islamica di Gaza. Ecco qualche brano scelto:
"...o
fratello credente, i terroristi sono gli ebrei che hanno massacrato i
nostri
bambini, li hanno resi orfani, hanno reso vedove le nostre donne e
profanato
i nostri luoghi santi...Essi sono i terroristi. Devono essere
massacrati e
uccisi, come dice l'Onnipotente: combattili; Allah li torturerà per
le tue
mani, li umilierà e ti aiuterà a batterli dando sollievo alla mente
del
credente...Allah ha ricevuto per intero dal credente la sua persona e
la sua
proprietà in cambio della promessa del paradiso, cosicchè egli
combatte per
la causa di Dio, uccidono e vengono uccisi...L'America e l'Europa si
sentono
scioccate (per i rapimenti e i linciaggi) ma non hanno tremato
vedendo lo
spoglie del bambino Muhammad al Durrah, assassinato...Questa è la
verità ...perciò Allah ci ha ordinato di non allearsi con ebrei e
cristiani,
di non amarli, di non diventare loro partner, di non sostenerli, di
non
firmare patti con loro. E chi lo fa è uno di loro...Anche se un
accordo per
Gaza (sic) è stato firmato, non dimenticheremo la Galilea, Giaffa, il
triangolo del Negev, e il resto delle nostre città ...E' solo
questione di
tempo.. Non abbiate pietà degli ebrei, ovunque siano, in qualunque
Paese.
Combattili dove si trovano, dovunque li incontri uccidili. Uccidi gli
ebrei
e gli americani e quelli che li sostengono che sono come loro: sono
tutti in
una trincea contro gli arabi e i musulmani perché sono loro ad avere
stabilito qui Israele, nel cuore pulsante del mondo arabo, la
Palestina.
L'hanno creato (Israele) perché sia l'avamposto della loro civiltà e
l'avanguardia del loro esercito, la spada dell'Occidente e delle
Crociate...Mettiamoci nelle mani di Allah, stringiamo le fila, uniamo
le
spade e lo slogan sarà « Jihad Jidah per la Palestina Gerusalemme e Al
Aqsa» ...Allah, agisci contro i crociati, l'America , l'Europa..» .
Certo non tutti nell'Autonomia e nel mondo arabo condividono questa
dimensione da Gog e Magog. Ma è nell'aria. C'è da sperare che Arafat
e la
sua leadership, nel sedersi di nuovo al tavolo delle trattative,
sappiano
farne giustizia in nome della razionalità che ha contraddistinto la
loro
azione fino, tuttavia, al fallimento del vertice di Camp David.
Basterebbe,
oggi, semplicemente ordinare il cessate il fuoco insieme agli
israeliani e
anche ripartire da richieste terrene e non escatologiche.