IL PERSONAGGIO UN EBREO CON LA KEFIAH Un rabbino ministro Olp
domenica 19 settembre 1993 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME CON quale penna Arafat ha firmato gli accordi di pace con
Israele? Con quale penna ha firmato la lettera di riconoscimento
dello Stato di Israele che Rabin ha ricevuto subito prima di volare a
Washington? Con una penna tutta d’oro, del valore di 1000 dollari,
lontana dallo spirito militaresco della divisa kaki del capo
dell’Olp: questa penna è il regalo di un rabbino che vive in Mea
Shearim, il quartiere ultraortodosso di quegli ebrei che con 40 gradi
di calore indossano le gabbane nere dei loro padri polacchi, e che in
questi giorni si agitano per la maggior parte contro le concessioni
territoriali del governo. Ma fra questi guardiani della tradizione
ornati di riccioli laterali, c’è rav Moshe Hirsch, che comanda il
gruppo detto di Neturei Karta, e che proclama senz’ombra di dubbio
che il suo destino (Arafat gliel’avrebbe già promesso) è quello di
divenire ministro degli Affari ebraici del futuro Stato palestinese.
Hirsch è un piccolo uomo dagli occhietti azzurri, sulla sessantina:
il suo credo e quello del suo gruppo ha fatto sì che nei trent’anni
di esistenza dell’Olp si creasse un curioso, passionale legame con
l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina. Infatti il
Neturei Karta pensa che lo Stato d’Israele secondo quanto spiega la
Torah non abbia nessun diritto di esistere fino alla venuta del
Messia, e che ogni pretesa territoriale ebraica sia quindi del tutto
assurda, fuor di misura, sostanzialmente usurpatoria nei confronti
degli arabi. Di qui la decisione di non pagare le tasse, di non fare
servizio militare, di combattere, anzi, in nome di Dio, contro lo
Stato d’Israele, alleandosi di conseguenza con i suoi più decisi
oppositori, i palestinesi.
accordi racconta Hirsch
ha detto che capisce. La logica religiosa può essere talvolta
davvero misteriosa: come fa rav Hirsch ad essere tanto contento che
Arafat abbia riconosciuto Israele, mentre il suo movimento non lo
riconosce? È contento, ha spiegato, perché per Arafat si tratta di
salvaguardare le cose di questo mondo, soltanto un pezzo di terra;
per Hirsch invece si tratta di salvaguardare qualcosa di ben più
prezioso, ovvero la volontà di Dio, la lettera stessa delle
Scritture Sacre. No, anche se Arafat ha riconosciuto Israele egli non
lo riconoscerà mai. Piuttosto, Hirsch pensa che quando lo Stato
palestinese sarà stabilito, egli ne sarà ministro per gli Affari
ebraici. Chi meglio di lui? Mea Shearim, il quartiere religioso di
Gerusalemme sarà , secondo il Neturei Karta, un’enclave palestinese
dentro Israele: la mente del rabbino disegna.
La cronista rammenta un’intervista con Hirsch alcuni anni fa nella
hall del fastoso King David, il migliore albergo della città di
Gerusalemme. Hirsch aveva con sé molte citazioni della Bibbia e un
pacco di foto, che lo mostravano abbracciato con Arafat. Non toccò
neppure un caffè , anche se l’albergo è kasher, poiché le regole
alimentari del suo gruppo sono strette oltre la normale misura dei
religiosi. Alla fine di un colloquio infuocato di Dio, il piccolo
rebbe si scusò se mi chiedeva di restituirgli i soldi spesi per il
taxi: ma nelle sue tasche e in quelle del Neturei Karta c’erano
davvero pochi spiccioli. Adesso che ha comprato una penna d’oro da
1000 dollari si capisce che Hirsch pensa che gli si apra un futuro
diverso: un’era fatta di politica e potere, forse, per questo rabbino
di Mea Shearim che sogna di diventare il ministro di Arafat. Fiamma
Nirenstein