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Il patto "pacifista" di Monaco regalò a Hitler metà Europa

giovedì 13 settembre 2018 Il Giornale 2 commenti
Il Giornale, 13 settembre 2018

Esattamente 80 anni fa a Monaco, il 5 settembre del 1938, Neville Chamberlain, Primo Ministro inglese, firmando l'accordo con Hitler, compì il gesto per cui Winston Churchill pronunciò la proverbiale frase: "Hai avuto una scelta fra la guerra e il disonore. Hai scelto il disonore e hai avuto la guerra". L'Accordo trasferì alla Germania i Sudeti, la regione della Cecoslovacchia abitata della  minoranza tedesca. Fu un puro un tradimento nei confronti di un alleato e di un gesto di prepotenza verso uno stato inerme che veniva, con l'accordo, messo alla mercé di Hitler. 

L'Europa tutta si trovò in breve tempo invasa dalle armate tedesche. La transazione di Francia e Britannia con Hitler impose limitate "concessioni territoriali" per pacificare la Germania nazista, ma l'aggressore immediatamente, proprio come prevedevano i suoi piani di "Lebensbraun", lo  "spazio vitale" bramato dopo l'umiliazione del trattato di Versailles, violò l'accordo e inghiottì tutto lo Stato della Cecoslovacchia nel marzo del ‘39. La Francia, che aveva un trattato di alleanza con la Cecoslovacchia, si era associata all'appeasement senza vergogna. Nessun rappresentante della Cecoslovacchia era presente alla conferenza che si concluse con lo smembramento del suo territorio e la deprivò del 70 per cento degli impianti elettrici, delle fabbriche di ferro e acciaio, di tutti gli impianti chimici e della sua robusta difesa sotterranea. I tedeschi nel frattempo si erano già in parte riarmati infischiandosi delle dure imposizioni del trattato di Versailles. La teoria di conquista per stadi dell'Europa era spiattellata sul Mein Kampf, mentre già le leggi razziali entravano in vigore, la "Notte dei cristalli" aveva già mostrato il disegno di sterminio degli ebrei, e il patto Molotov Ribbentrop era stato firmato. Ma Chamberlain guardava dall'altra parte.

Gli inglesi e i francesi cedevano un piccolo Stato indifeso che era anche un alleato, un tradimento da cui Hitler rafforzato trasse la determinazione a invadere la Polonia il primo settembre del ‘39. Il sacrificio della Cecoslovacchia nella mente di Chamberlain significava come egli disse, facendo la V accolto a casa da folle festanti che credettero di essere state liberate dal lutto patito con la prima guerra mondiale: "Pace nel nostro tempo, pace con onore". Questa immagine, col suo ombrello nero a ciondoloni, è stata immortalata nella coscienza pubblica come il simbolo del tradimento e della stupidità. 

Ma allora, egli fu ricevuto come un eroe, nelle ore successive all'accordo ricevette 20mila messaggi di congratulazione. Di lui lo storico Sir Louis Namier dice: "Sventolava l'accordo con Hitler come un cacciatore di autografi felice: ecco una carta con la sua firma..”, era furbo, ignorante, presuntuoso, capace di ingannare se stesso quanto lo richiedeva il suo più profondo istinto e il suo scopo, e anche di ingannare quelli che lo desideravano".  Monaco apri le porte a Hitler, alla sua sanguinosa marcia  sull'Europa fino alla sconfitta, alla Shoah, agli eccidi di massa, all'inedita ferocia che il nazismo ha saputo contribuire alla storia universale.

Monaco è così rimasta nella storia del mondo come la capitale dell'appeasement, la scelta di fare la pace a tutti i costi, non importa a che prezzo, per paura, opportunismo, calcolo politico per poi pagarne un prezzo iperbolico, sanguinante, di certo anche infamante per chi firmò. Crudelmente, la storia l'ha voluta di nuovo sul proscenio con l'eccidio degli atleti israeliani alle Olimpiadi del 1972.

Alfred Leslie Rowse, uno storico britannico  membro dell'All Souls College di Oxford, vicino all'elite e alla classe politica del suo Paese e agli avvocati intellettuali dell'appeasement, nel 1961 pubblicò un volume. "Appeasement: uno studio sul declino politico 1933-1939". All'inizio del suo libro si faceva le stesse domande che oggi ognuno ancora fa a se stesso: "… Questa gente ha preferito affidarsi alla versione dei fatti e agli argomenti preparati dalla propaganda nazista, lasciarsi andare fino a un punto che al momento non capii, agli schemi di Ribbentrop, goffi, infantili, ovvi. Che cosa li possedeva? Come spiegare la loro cecità? Questo è il problema. Oggi non ci può essere dubbio sul fatto che avessero torto. Ma com'è possibile aver torto fino a questo punto contro ogni prova. Perché giunsero a tanto. Qui sta il problema. Ed è un problema formidabile…".

La risposta ancora oggi è viva, perché la risposta non è solo storica, è morale, è contemporanea, mette sotto il riflettore la proibizione basilare contenuta nella fondazione stessa della società moderna che dice "no alla guerra!" a qualunque costo e che manifesta questa volontà in mille occasioni: quando rifiuta di mettere a fuoco l'autentico scontro di religioni e civiltà da cui si genera il terrorismo islamico, quando mette tutta se stessa nell'accordo del P5 +1 con l'Iran mentre gli Ayatollah si ingegnano a conservare il loro disegno atomico e proseguono la guerra imperialista della sharia; quando l'accordo di Oslo e lo sgombero di Gaza hanno luogo contro ogni prova del ripetuto rifiuto del mondo arabo verso la nazione ebraica, che si esprime nella guerra terrorista. Ogni giorno, a ogni latitudine si configura una nuova Monaco, cui la risposta di Chamberlain non è così estranea.

Il rifiuto della guerra ebbe un ruolo importante nelle scelte britanniche: la Prima Guerra Mondiale aveva avuto un enorme impatto come "la guerra che deve porre fine a tutte le guerre", il pubblico rifiutava l'uso della forza che gli aveva portato tanti lutti e miseria; in ogni città e villaggio, come accade in tutta Europa, mostrava sui monumenti la lista enorme dei giovani caduti. 

Quella guerra cominciata per l'assassinio di un arciduca a Sarajevo risultava agli inglesi punteggiata di errori e pessime ragioni.  Ricordiamo anche che in Inghilterra era diffusa la convinzione che il Trattato di Versailles avesse punito la Germania con misure eccessive e senza criterio; John Keynes, aveva scritto un libro prevedendo che la richiesta di 6 milioni e mezzo di miliardi in riparazioni avrebbe causato caos in tutta Europa, e fu facile collegare queste previsioni al Grande Depressione in Inghilterra. Inoltre c'era una tale ostilità verso l'Unione Sovietica, Stalin, le sue purghe, che il comunismo veniva visto fra gli Inglesi come un pericolo molto maggiore del nazismo. Ultima ma non minore delle ragioni delle ragioni che portarono all'appeasement, la dimensione imperiale britannica, allora in crisi, che spingeva a una politica estera che lasciasse le mani libere per combattere per l'Impero. Si è scritto che Hitler negli incontri con Chamberlain, sempre gentile e apparentemente flessibile, mostrasse la sua disponibilità a non interferire in nessun caso con la battaglia inglese per mantenere il ruolo di chi "domina i mari". A lui, bastava per ora l'Europa. Poi, il mondo. E non dimentichiamo che l'esercito inglese non era fra i meglio armati, la Marina non era più in grado di difendere il commercio britannico, la fanteria certo non avrebbe potuto intervenire a difesa della Francia in caso di attacco,la Royal Air Force era a sua volta povera e sguarnita. E la BBC che dominava l'etere insieme ai giornali svolse una campagna pacifista intensiva. C'è da dire però che quando poi la guerra fu dichiarata, la lealtà nel combattimento divenne totale anche fra i media.

Dunque l'appeasement era inevitabile? No. Basta la figura di Churchill, i suoi scritti e la sua definita repulsione per l'atteggiamento di Chamberlain, a portarci a conclusioni diverse. Possiamo tuttavia capire dalla somma delle ragioni elencate sopra che non si trattò di una pura forma di viltà e debolezza di Chamberlain ma di un insieme di forti motivazioni politiche. Lui  peraltro, sì, era un carattere poco simpatico, fragile, attaccato al potere, narcisista. Tuttavia probabilmente l'idea di creare una grande alleanza guidata da Britannia, Francia e Unione Sovietica avrebbe potuto, se seguita al momento giusto, prevenire l'aggressione di Hitler e quindi almeno parte dei suoi orrori. La prospettiva di affidarsi alla Lega delle Nazioni funzionò per gli anti appeasement come sfondo ideale, ma la sua debolezza dopo aver fallito nel prevenire l'aggressione Giapponese in Manciuria e dell'Italia in Abissinia, era solo di parata.

Nel dibattito storiografico, in cui sono coinvolti grandi nomi, come Allan Bullock, Hugh Trevor Roper, Andreas Hillgruber e poi tutti i cosiddetti storici revisionisti (ma non nel senso popolare della revisione della Shoah!) come A.J.P. Taylor e infine una corrente giustificazionista. Tutti quanti si chiedono in definitiva quanto pianificatore e manipolatore sia stato Hitler e quanto ingenuo sia stato il suo interlocutore, o se la storia non abbia messo un suo tocco di estemporaneità nella malvagia trama dell'uno e nella evidente viltà dell'altro; quanto colpevole sia stato Chamberlain , quanto egoista e immorale, e dall'altra parte quanto invece (e ormai molto storici lo sostengono) seguendo un strada di inevitabile tentativo di tenere il suo Paese impoverito e fuori dal gioco, abbia in maniera abile e sofisticata spinto Hitler a uno scontro definitivo con l'Unione Sovietica. 

Alla fine, la verità è che il coraggio morale di Winston Churchill, l'unità del popolo inglese in guerra ("sulle spiagge, sulle landing grounds, nei campi, sui monti...") l'aiuto della democrazia  americano e il sacrificio delle rivolte antifasciste ha fatto fuori la "pestilenza della tirannia nazista". Combattere era indispensabile. Oggi sappiamo, senza dubbio, che l'appeasement fu una fatale resa, che arrendersi fu una pessima idea, e quali che siano i motivi che l'hanno indotta; oggi sappiamo che la prevenzione e la dissuasione devono essere attuati anche a caro prezzo. La guerra è meglio che  arrendersi, sperando nella pace, a chi vuole la guerra a tutti i costi e la farà, senza chiederci il permesso per quanto pacifisti ci dimostriamo.  

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Baruch , Catania
 sabato 15 settembre 2018  01:34:22

Bellissima ricostruzione!Come hai dimostrato la storia si rinnovo va ma rimane sempre attuale.Gli eventi, purtroppo trovano sempre qualche ottuso che si ostina anche dopo prove e decenni di dura realtà a continuare a non campire.Per fare la pace ci vuole la guerra.Se la vogliano l’avranno!ShaloBaruch



Baruch , Catania
 sabato 15 settembre 2018  01:33:30

Bellissima ricostruzione!Come hai dimostrato la storia si rinnovo va ma rimane sempre attuale.Gli eventi, purtroppo trovano sempre qualche ottuso che si ostina anche dopo prove e decenni di dura realtà a continuare a non campire.Per fare la pace ci vuole la guerra.Se la vogliano l’avranno!ShaloBaruch



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