IL PARTITO NOMINA IL CANDIDATO PER LE ELEZIONI DI GENNAIO Nella guerr a dei falchi il Likud sceglie Sharon Secondo i sondaggi Netanyahu è staccat o di ventidue punti Il vecchio leader è riuscito a essere più credibile dell’ avversario
giovedì 28 novembre 2002 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME
DUE mesi precisi prima delle elezioni anticipate, Israele assiste
oggi al
grande derby: Ariel Sharon contro Benyamin Netanyahu, Arik contro
Bibi.
L'attuale primo ministro utrasettantenne che con ormai classica
ripetitività
viene descritto come un « falco» , combatte oggi la battaglia delle
primarie
nel Likud, il partito moderato, contro il ragazzo d'oro della destra,
55enne, già primo ministro nel 96, poi schiacciato al tappeto dalla
sinistra. Trecentomila membri del partito dovrebbero andare a votare,
gli
attivisti cercano di trascinare i loro alle urne; ma nel quartiere
generale
di Netanyahu a Ramat Gan, un sobborgo di Tel Aviv, si respira un'aria
rassegnata, anche se Aviv Bushinsky, il biondino che assiste Bibi dal
tempo
del governo, applicandosi sulle labbra un sorriso per la stampa
insiste: « I
sondaggi hanno commesso più errori di quanti se ne possano ricordare:
noi
siamo fiduciosi, Netanyahu ha ragione quando dice che dopo l'ondata
terroristica che si è rovesciata su Israele sarebbe un errore letale
uno
Stato palestinese, e la gente lo sa» .
Ed è qui che si sbaglia. Proprio l'accettazione dello Stato
palestinese, che
Sharon ha dichiarato essere « già di fatto esistente» e a cui è in
linea di
principio favorevole, ha funzionato da molla per un autentico
referendum
popolare. E ad oggi, Sharon guida su Netanyahu per ben 22 punti. « La
pace è
il tema» aveva detto Amram Mitzna dopo la sua vittoria la settimana
scorsa
alle primarie del Partito laburista, il nemico del Likud: aveva
ragione
anche per il Likud, e Sharon, come tutti i generali che guidano i
soldati a
morire e a uccidere, lo sa. La gente delle democrazie è aliena alla
guerra.
Se non vi è obbligata, ne fa a meno. I suoi figli le stanno più a
cuore di
un pezzo di terra. Israele, specie dopo due anni di Intifada, vuole
stare
tranquillo, vuole la pace, e gli uomini del Likud, anche se per
mettersi a
trattare vogliono che cessi il terrorismo, lo desiderano, anche in
cambio
dei Territori, parte o tutti. « E' interessante - dice Tommy Lapid, il
segretario del partito antireligioso Shinui - sia il partito
laburista che
il likud, in un periodo di tragedia nazionale, si sono mossi verso
sinistra.
Evidentemente una soluzione legata alla forza non è più praticabile» .
Sharon
vorrebbe certo passare alla storia non come l'uomo che ha spinto
l'esercito
di nuovo dentro le città palestinesi, ma come colui che è riuscito a
fare la
pace nonostante tutto. « Un'illusione insensata» sostiene Moshè Arens,
che
tiene per Netanyahu, e che fu ministro della difesa al tempo del
governo
Shamir, quando, nel 91, scoppiò la Guerra del Golfo in cui Israele
non sparò
un colpo « finchè Arafat, l'inventore della strategia della violenza è
alla
testa del suo popolo, non c'è altro da fare che difendersi, anche
occupando» .
E' proprio quello che il popolo non vuole sentirsi dire; Sharon ha
compreso
il bisogno di vedere una luce in fondo al tunnel dopo aver perso
tanti
giovani e mentre viene messa in questione da un punto di vista
morale. Bibi,
pensando che il terrorismo producesse senso di vendetta, ha puntato a
fare
il duro, e stasera il voto dirà che gli è andata male. Cosa dicono i
sondaggi sui due concorrenti e sulla società Israeliana? Sharon ha
preso 54
per cento contro il 32 di Netanyahu. colui che per 20 mesi ha guidato
un
governo di coalizione con Shimon Peres, batterà probabilmente il
giovane che
ha promesso che non intende, invece, procedere a un governo di unità
nazionale. Inoltre, fra i votanti del Likud, il 52 per cento si
dichiara
favorevole allo Stato Palestinese, e il 38 contrario. « Il votante,
nostro o
loro, è più intelligente di noi politici» dice il ministro Matan
Vilnai,
laburista.
Ha disturbato in Bibi l'eccessiva sicurezza: l'ex primo ministro
Ytzchack
Shamir benchè sia contro lo Stato palestinese, ha fatto sapere che
tuttavia
voterà per Sharon, perché è più serio. E Lauder, il finanziatore
americano
di Netanyahu, ha ritirato il suo appoggio: ha accusato Bibi di
« mancanza di
professionalità » .
Intanto, fra i palestinesi, Arafat ha dichiarato il suo (soffocante)
sostegno per Mitzna: ma qualcuno comincia a dire che forse dopo la
rielezione, anche il terribile Sharon volterà pagina. Accusato dai
commentatori di aver lasciato soffrire a Israele il peggior periodo
della
sua vita, Arik dice: ho mantenuto l'equilibrio politico, ho usato
l'esercito
duramente ma solo per difesa, ho contenuto l'estremismo; ho evitato
rotture
internazionali, magari non mi amate, ma sono stabile e affidabile; e
appena
sarà pronto un tavolo di pace, ci andrò .
Per rendere ancora evidente l'atteggiamento benevolo, paterno, che
gli porta
tanti consensi, Sharon ha anche coperto di complimenti in varie
occasioni
pubbliche Netanyahu: « Un ottimo ministro degli esteri, che è stato
capace di
spiegare la posizione di Israele al mondo intero nelle poche
settimane in
cui ha servito: certamente anche nel prossimo governo mi pregerò di
offrirgli la stessa posizione» .
Bibi, che invece nei giorni scorsi aveva tenuto a far sapere che
Sharon non
intendeva offrire la sua leadership e quella di Netanyahu al prezzo
di uno,
ma che aveva invece offerto il posto di Ministro degli Esteri
all'attuale
sindaco di Gerusalemme Ehud Olmert, si è affrettato, all'annuncio, a
copiare
il capo: anche lui ha offerto a Sharon il posto di ministro degli
esteri nel
suo eventuale governo. UN gesto, stavolta, controproducente,
sbruffone: non
ci crede nessuno. Bibi al tempo del suo governo fu tacciato di
inaffidabilità , di volatile opportunismo da Clinton, anche se fu lui
a
cedere Hebron e a promuovere l'incontro con Arafat a Wye Plantation,
affidandogli un altro 12 per cento dei Territori. Ma poi, rimandò le
mosse
dello sgombero (non di quello di Hebron) fino a causare grande
impazienza in
tutto il consesso internazionale. Adesso è il suo stesso popolo a
dimostrare
di non fidarsi di lui. Forse fra quattro anni di reinserimento nel
giuoco
politico, con pazienza e modestia, la gara si svolgerà fra lui e
Mitzna.