Il nuovo leader russo ha rapporti "storici" con i Paesi arabi Israele ritrova l'ex nemico
sabato 12 settembre 1998 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME
NELLE agitate stanze del potere mediorientale, in queste ore c'è un
punto interrogativo in più , un nuovo oggetto di discussione in
arabo e in ebraico. Si tratta di Evghenij Primakov, l'uomo che
certo è quello che più ha influenzato, fra gli europei, la sorte
dell'area ai tempi della Guerra Fredda ed oltre, prima come uomo
del Kgb, poi come ministro degli Esteri dell'Unione Sovietica, e
più avanti come ministro degli Esteri della Russia post-comunista,
a partire dal 1995.
Adesso è il primo ministro di quel grande Paese: che farà dunque
l'uomo che ha inventato la politica sovietica filoaraba, e che non
ha potuto sopportare di vedere la sua Russia fatta fuori a
vantaggio degli Stati Uniti? Da quando è stato nominato ministro
degli Esteri, infatti, Primakov ha deciso di risvegliare l'Orso
Russo. È già venuto tre volte in zona, soprattutto per fare la
spola tra Gerusalemme e Damasco, ma naturalmente ha incontrato
anche tutti gli altri leader arabi, con particolare attenzione per
Arafat. Durante le sue discussioni con Netanyahu, tutti hanno
notato che chiamava il suo Paese l'"Unione Sovietica" anche se il
comunismo è defunto da tempo.
In realtà ci sono due modi diversi di leggere le intenzioni di
Primakov, anche se in generale possiamo già dire che siriani,
iracheni, iraniani, libici, gioiscono; invece Israele è molto
preoccupato, e lo si vede da tutti i commenti dei mass media e
sulle prime pagine dei giornali. Una speranza astratta ma
senz'altro affascinante l'ha tirata fuori ieri l'ex capo di
gabinetto di Netanyahu, il russo Yvette Lieberman, di cui si dice
fosse a sua volta un membro del Kgb: "Ricordatevi che il vero nome
di Primakov è Finkelstein, che suo padre era ebreo e lui ne parla
volentieri; stamane per prima cosa ha telefonato a parte della
nomenklatura ebraica economica di Mosca". Gli altri israeliani
speranzosi ricordano anche l'estremo realismo del personaggio, che
dovendo pensare innanzitutto agli affari interni, non sceglierà un
fronte occidentale.
Ma più realistiche considerazioni ci conducono altrove. Intanto,
l'atteggiamento di Primakov verso Saddam Hussein: subito dopo la
Guerra del Golfo, scrisse un articolo sulla "Pravda" vantando
un'affettuosa amicizia ventennale con il leader iracheno. Nel 1997,
già ministro degli Esteri, fece astenere il suo Paese dal voto
della risoluzione 1134 del Consiglio di Sicurezza dell'Onu che
coglieva Saddam "in flagrante violazione degli accordi firmati dopo
la guerra". Così facendo rompeva per la prima volta la coalizione
del '91 e proseguiva nel suo tentativo di sollevare Saddam dalle
sanzioni dell'Onu.
Nel frattempo un certo numero di compagnie petrolifere russe
firmavano un contratto di esclusiva per 60 milioni di barili di
petrolio contro alimenti. Nel '98, mentre tentava di bloccare le
ispezioni dell'Onu in Iraq, la Russia veniva accusata di aver
fornito a Saddam grandi recipienti per fermentazioni chimiche,
probabilmente usate per le armi.
Primakov ha dimostrato un grande interesse anche per l'Iran, per
cui la Russia seguita a realizzare la costruzione di due reattori
nucleari nella regione di Bushehr. Anche i missili SS4 terra-terra,
con una gittata di 1600 chilometri, fanno parte di forniture
private russe che certo Primakov non ostacola. La Siria, poi, che
dalla fine della Guerra Fredda aveva un esercito piuttosto malmesso
è invece ora gratificata da un nuovo accordo coi russi per la
fornitura di armi.
Vendita d'armi e politica sono sempre andate a braccetto in una
visione imperiale. Ed essa è un ottimo cemento politico interno:
Vladimir Zhirinovskij e Ghennadi Ziuganov nel '97 e nel '98 hanno
ambedue viaggiato molto in Libia in Iraq, in Giordania, in Egitto.
E fu Zhirinovskij a proporre nel '96 alla Duma una risoluzione che
chiedeva che l'Onu sollevasse la Libia dalle sanzioni. Si tratta di
un punto di convergenza fra ultranazionalisti e comunisti che
l'astuto Primakov potrebbe ben sfruttare. E in generale la Russia
non ha potuto sopportare che dopo la fine della Guerra Fredda
Israele le abbia mostrato disprezzo, non considerandola più il
grande interlocutore dei tempi della Conferenza di Madrid. È
rimasto famoso il fatto che, quando il nuovo ambasciatore americano
Martin Yndik presentò le sue credenziali al ministro degli Esteri
Levi, fu ricevuto in mezza giornata. Alexander Bovin, il nuovo
ambasciatore russo, fu tenuto in anticamera per due mesi. E
Primakov ha la memoria lunga quanto la storia sovietica ed oltre:
sa che in Medio Oriente ancora vale soprattutto l'arma della forza.
Fiamma Nirenstein