IL NUOVO LEADER LABURISTA SCETTICO SULL’ ESCALATION MILITARE Mitzna: « L’ unica soluzione è un muro fra noi e loro» « Così potremmo ritirarci unilat eralmente dai Territori»
sabato 23 novembre 2002 La Stampa 0 commenti
« COMBATTEREMO contro il terrore come se non cercassimo la pace, e
lavoreremo per la pace come se non ci fosse il terrore» : con lo
slogan
favorito di Rabin, appena modificato, Amrama Mitzna si è presentato
dopo la
designazione a candidato primo ministro a 2000 membri della
convenzione del
partito laburista nel mezzo della situazione più drammatica, quella
che ha
sempre battuto alle elezioni il Partito laburista: una forsennata
salva di
attentati terroristici. Peres fu battuto da Netanyahu proprio a causa
della
fila di attacchi agli autobus di Gerusalemme e di Tel Aviv in cui
furono
uccise centinaia di persone. Amram Mitzna, che promette di uscire dai
territori, di tornare a trattare, non trova il terreno più favorevole
nella
situazione attuale: la sua primitiva e affettuosa attitudine verso la
pace
però fa sperare di nuovo i laburisti messi in un angolo
dall'Intifada, dal
rifiuto di Arafat, dallo spargimento di sangue. Amram Mitzna è il
loro
sogno, un sogno di brava persona, un sogno di generale buono, il
sogno di
volare su un cavallo bianco con le ali verso la leadership perduta,
sorvolando le miserie di questo mondo, conquistando il ruolo di primo
ministro laburista dello stato d'Israele: un sogno, appunto, e non
una
realtà effettuale, specchio psicologico di ciò che la sinistra è
divenuta
negli ultimi due anni terribili, in cui la pace ha ricevuto tanti
terribili
colpi. Mitzna fa apparire alla sua gente il miraggio appunto di un
nuovo
Rabin, un generale buono che possa dire « no more war» e essere
ascoltato da
tutto il mondo, persino da Arafat, e chissà , dai siriani, dagli
hezbollah,
dagli iraniani, da tutti gli odiatori del Piccolo Satana.
Ma chi è Mitzna in realtà ? Cosa vorrebbe fare, e che cosa farà ? E
perché ha
battuto gli altri due candidati alla guida del partito e al ruolo di
Primo
Ministro alle prossime elezioni?
Mitzna discende per i rami del grande albero genealogico ashkenazita
della
leadership israeliana, nella scia dei grandi leader israeliani come
Moshè
Dayan e Rabin: il grande padre della pace assassinato appare subito
quando
si apre il sito Internet di Amram mentre gli stringe la mano durante
la
guerra del Kippur. Come prescritto dalla tradizione epica della
sinistra,
Mitzna è figlio di un kibbutz socialista nella vita e nelle idee,
Dovrat,
dove è nato il 2 febbraio del 1945. E' relativamente giovane dunque,
vigoroso, barbuto, lo sguardo diritto di un intellettuale soldato:
« Io non
sono un politico» ripete spesso. La sua voce non ha i toni bassi
tipici
della vulgata militare, non porta con sè la memoria di un duro
passato da
generale, come invece, per esempio, il nuovo ministro della Difesa
Shaul
Mofaz: è una voce alta e chiara, con inflessioni di dubbio ma anche
di
promettente allegria; il suo eloquio è pieno di promesse di pace, di
fiducia, non c'è tristezza nei suoi occhi in un periodo tanto
disgraziato. I
suoi genitori vivono tuttora nella zona del kibbutz d'origine e del
suo
collegio militare, sua moglie Alisa (da cui ha avuto tre figli) è
stata dal
‘ 93 la moglie ideale per il sindaco rosso della rossa città portuale
di
Haifa: Mitzna, da quando è stato eletto a quella carica ha
amministrato con
molte innovazioni, arredo urbano audace, alte discusse costruzioni
sulla
spiaggia, computer in abbondanza nelle scuole, cordiali rapporti con
la
vasta popolazione araba. Prima della carriera locale è stato un
generale
molto animato da istanze etiche, che quando Sharon fu schiacciato
dalla
responsabilità di Sabra e Chatila dette le dimissioni, per poi
ritirarle per
specifica richiesta personale di Menahem Begin. Mitzna ha anche molte
medaglie: le ha prese nella Guerra dei Sei Giorni e in quella del
Kippur.
Quattro ne ha combattute, sempre alla testa dei carristi. E' stato
generale
anche durante la Prima Intifada, ma proprio da tutte le vicende
belliche, e
persino da questa ultima Intifada, non ha tratto una visione
pessimistica:
il suo programma è uscire entro un anno, se sarà eletto, da Gaza, e
poi
avviare trattative che portino comunque a una separazione dai
palestinesi.
« Se non ci staranno, io in ogni caso mi batterò per una separazione
unilaterale con ritiro delle truppe e con la costruzione di una
muraglia
poderosa, efficace» .
Potrà farlo? E' molto difficile, se il terrorismo non accennerà a
diminuire,
che possa seriamente ambire alla leadership del Paese alle elezioni
generali
di gennaio, dopo aver conquistata quella del suo partito. E anche
dentro il
suo partito, si aprirà presto una lotta su un dilemma basilare
nonostante
Mitzna lo dia già per risolto con un « no» : rientrare in un governo di
coalizione, che combatte il terrorismo come un solo uomo? Oppure come
appunto dice il nuovo candidato, restare fuori a capo di
un'opposizione
decisamente pacifista, che non anteponga la fine del terrorismo al
ritorno
alle trattative? Non è un quesito facile: la prima ipotesi può
portare
all'appiattimento del partito, ma è anche quello che molti elettori
si
aspettano mentre il Paese è straziato da una guerra che porta lutti
quotidiani. D'altra parte, stare all'opposizione, come Mitzna
prospetta,
perorare trattative di pace rifiutate dal nemico, può a sua volta
essere una
politica che comporta un drenaggio di voti fino al dissolvimento. Per
ora,
Mitzna viene avanti con la freschezza di una posizione limpida, priva
di
compromessi, con il privilegio della novità in una situazione tanto
tragicamente invecchiata.