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Il «nuovo Egitto» accusa Israele per la strage voluta da Al Qaida

martedì 7 agosto 2012 Il Giornale 3 commenti

Il Giornale, 7 agosto 2012

Tutto è tragicamente chiaro: il Sinai è preda di bande terroriste di origine qaedista che attaccano Egitto e Israele insieme alla ricerca dell’Islam puro. Ma con l’avvento della Fratellanza Musulmana al potere alla prima occasione per dimostrare di saper tenere la testa sulle spalle, invece fuoriesce dal nuovo Egitto di Mohammed Morsi, il presidente che appartiene della Fratellanza, uno scriteriato proclama complottista che distrugge il concetto stesso di dilplomazia. Che peccato, dopo i quindici morti egiziani di domenica cercare, invece dei colpevoli, il solito capro espiatorio per la più bassa opinione pubblica: Israele, la seconda vittima dell’attacco col Paese delle piramidi.

E invece dopo l’attacco terroristico di domenica notte lungo il confine fra Egitto e Israele al confine di Kerem Shalom (presso Rafiah in ebraico, Rafah in arabo) dopo che si è capito fino in fondo che il Sinai è un nido di incontrollabile terrorismo internazionale, i Fratelli Musulmani se ne sono usciti affermando che l’attacco è stato organizzato dal Mossad per mettere in difficoltà Morsi specie con i suoi amici palestinesi di Gaza, e che questo è provato dal fatto che Israele aveva detto ai suoi compatrioti (ma quante volte negli ultimi anni!) di lasciare la vacanza in Sinai. Quindi, conclude la Fratellanza, bisogna certo rivedere il trattato di pace... Morsi per ora tace, ma è difficile che il suo partito, oggi il maggiore d’Egitto, abbia stampato tanta risoluzione sul suo sito, assolvendo di fatto i terroristi di Al Qaeda e dintorni che invece già da tempo mettono sotto sopra l’Egitto. Basta ricordare quante volte è esploso il gasdotto fra Israele e l’Egitto, e quanto sfondo sociale ci sia alla presenza terrorista a causa della miseria: il 5 di agosto una folla di poveri infuriati uccise una persona di fronte all’Hotel di lusso Fairmont, nel cuore del potere costituito. Mubarak affrontava i ribelli con durezza e piglio, Mursi invece non li sbatterà in prigione, nè li condannerà a lunghi anni in carcere: sono i suoi fratelli di ispirazione religiosa e politica, la sua folla, che ora, delusa, affamata, già lo minaccia. Il fatto che adesso l’Egitto abbia fatto chiudere il passaggio di Rafah è stato seguito da una esclamazione di rabbia di Hamas, che l’ha vista come una “punizione collettiva”. Ma Hamas sa bene quanti terroristi provenienti da Gaza si aggirano per il Sinai, gente di Al Qaeda o di Magle Shoura al Mujahddin, che alla richiesta di non passare il confine con l’Egitto risponde “non c’è nessun confine fra i Paesi musulmani. Il Mujahaddin conosce solo i confini dati da Allah”, ovvero quelli della Ummah Islamica. Qui è il nodo.

La spiegazione dell’attentato di domenica, sofisticato, ambizioso, sta tutta qui, in un disegno ideologico. Egitto e Israele hanno capito il rischio: gli egiziani danno la caccia ai miliziani con elicotteri da guerra, Israele ha chiuso i valichi ed è in massima allerta, Netanyahu è andato in visita al valico e ha detto “ci difenderemo”. L’esercito egiziano, che forse proprio perchè ha pagato lo scotto di 16 morti scontando una palese debolezza, rimonta in sella annunciando che “il nemico della nazione va affrontato con la forza”. Che sta succedendo?

Poco dopo l’uccisione di Bin Laden il nuovo capo di Al Qaeda Ayman Al Zawahiri annuncò una politica di “jihad regionale”. Il mezzo: attentati contro “gli eretici” locali nei vari stati arabi. L’obiettivo: il controllo dell’intero Medio Oriente. La dimensione strategica: “avvicinarsi ai confini dell’entità sionista” circondandola... Durante l’attacco di Rafiah i terroristi indossavano divise egiziane: che ci sarebbe stato di meglio che gli israeliani uccidessero qualche egiziano? O viceversa? La guerra complessiva contro Israele è il primo sogno della Jihad islamica. E’ non c’è più nessun stato sovrano sui confini di Israele che freni l’atteggiamento comune di odio per lo Stato Ebraico e che fermi l’incitamento, come si vede dalle dichiarazioni della Fratellanza Egiziana ora al governo: le rivoluzioni arabe aiutano tutti i comportamenti estremisti. L’Egitto è nelle mani di Mursi e dei salafiti. La Siria è diventata una meta per tutte le organizzazione jihadiste, compresa Al Qaeda ora infiltrata in Siria dall’Iraq stesso. Gli Hezbollah in questo periodo, vedendo tramontare la stella del loro migliore amico Bashar Assad, hanno interesse alla maggiore confusione possibile, cui spinge anche il loro sponsor, l’Iran, che ha fatto della distruzione di Israele un esplicito e ripetuto scopo. Il piatto per i jihadisti estremi è molto ricco. Israele in questa circostanza ha dimostrato di avere ottime risorse di intelligence. Sono state sempre frequenti le visite fra servizi egiziani e Mossad. Israele ha avvertito molte volte l’Egitto di pericoli imminenti, lamentandosi poi che l’Egitto non ha fatto neinte o ha usato la porta girevole. Adesso oltre all’Egitto e a Israele ci sarebbe anche Hamas interessato a evitare che Morsi venga messo in difficoltà oltretutto da palestinesi provenienti da Gaza: oggi ha tutto l’interesse a rafforzare il rapporto col neopresidente contro le forze jihadistiche. Ma il suo odio per Israele è così grande che gli impedirà una triangolazione che alla fine potrebbe risparmiare persino qualche vita di ebreo. Non sia mai detto.  

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Francesco , Roma Italy
 giovedì 9 agosto 2012  11:32:18

E' l'escalation che si sapeva e che si aspettava, dopo l'elezione di Morsi in Egitto.Ma vorrei sapere cosa Morsi darà al popolo egiziano, da mangiare, vista la situazione economica del paese e visto che tutto l'Occidente sta in attesa a guardare come si muove questo 'Fratello'musulmano, prima di fornire loro aiuti.Comunque é indubbio che la frustrazione e le delusioni degli arabi nei confronti d'Israele, é tanta, e prima o dopo si dovrà far sentire. In 64 anni (1948), non glie n' é andata bene una, nei confronti d'Israele, nonostante avessero avuto l'appoggio strategico-militare dell'Unione Sovietica. Purtroppo, per loro, é questione di stile...



Ettore Scandiani , Milano
 martedì 7 agosto 2012  21:10:10

Seguo sempre con vivissimo interesse le sue disamine sulla situazione in Medio Oriente, che trovo sempre puntuali, corrette, condivisibili, sia su Informazione Corretta che su "Il Giornale". E al tempo stesso suscitano in me il più devastante scoramento per la cecità dell'Europa e del mondo Occidentale in generale, preoccupato più di propri interessi. con la genuflessione di istituzioni ad ogni livello e latitudine. Nel contempo sento le sorde risate provenire dall ' aldilà, generate dalla sua conterranea Oriana, che strilla: Eurabia e' arrivata, vi avevo avvisato... Grazie per " A Gerusalemme" - avrei preferito A Jerushalaim ", ma non si può avere tutto dalla vita. Una preghiera: mi piacerebbe tantissimo che venisse a trovare la Comunità di Milano, per una conferenza, un incontro con la seconda realtà ebraica italiana, comunque eterogenea. Con estrema solidarietà - Ettore



Franco , pozzo d'adda(MI)
 martedì 7 agosto 2012  18:06:02

Secondo me israele dovrebbe essere ancora piu' duro di quello che e' in questomomento se no e' a rischio la sua esistenza se lascia che sedici uomini del suo esercito muoiano impuniti chiunquesi arroghera'il diritto di entrare e uccidere cittadini israeliani.



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