Fiamma Nirenstein Blog

"Il mondo deve capire che Israele è un Paese come gli altri"

lunedì 19 luglio 2010 Generico 1 commento

L'Occidentale, 19 luglio 2010

Intervista a Fiamma Nirenstein di Alma Pantaleo

Fin dalla sua nascita, Israele è stata sotto tiro, nel mirino dei suoi nemici e sotto la lente d'ingrandimento della comunità internazionale. La “Friends of Israel Initiative” si pone invece come obiettivo di mostrare che lo Stato ebraico è un Paese normale, una democrazia occidentale. Ne parliamo con Fiamma Nirenstein, vice-presidente della Commissione Affari Esteri della Camera, e fra i promotori della iniziativa.

Onorevole, cos'è l’iniziativa “Friends of Israel”?

L'iniziativa nasce per merito di Aznar che ha riunito un piccolo gruppo di amici che pensano tutti quanti una cosa molto precisa: è l’ora di finirla con le bugie su Israele e sulla sua delegittimazione ed è il caso che il mondo intero si renda conto che Israele è un Paese come gli altri.

Avete già fatto qualche passo insieme?

L’editoriale uscito qualche giorno fa sul Wall Street Journal è stato il nostro primo gesto comune e spiega che Israele è un Paese democratico, occidentale, che ha tutto il dovuto rispetto per le minoranze, per la legge, per il libero mercato e soprattutto che viene fuori da una cultura che ha consentito lo sviluppo della democrazia. Una democrazia con un retroterra ricco di valori che appartengono alla tradizione giudaico-cristiana. E' giunto il momento di smetterla con la sua criminalizzazione e la sua delegittimazione.

Qual era la vostra idea originaria?

Abbiamo voluto formare un gruppo di personalità di origine, di religioni e di storie personali diverse proprio per far vedere che c’è molta gente con caratteristiche differenti che la pensa allo stesso modo. Non sono solo gli ebrei che difendono Israele, ci sono anche persone che pensano che la cultura giudaico-cristiana sia la madre del diritto, della democrazia e di tutte quelle cose che ci stanno a cuore.

Facciamo qualche nome.

Per ora siamo un piccolo gruppo di persone ma stiamo facendo firmare la nostra "lettera fondativa" in modo che la cerchia si allarghi ulteriormente. Il gruppo è fatto di ebrei e cristiani, di americani e inglesi, ma c'è anche un sudamericano. Ci sono uomini d’affari importanti come Agostinelli, uomini politici fondamentali per la storia d’Europa come Aznar o come Pera, e ancora, Bolton, ex ambasciatore americano alle Nazioni Unite; Lord Trimble, ex primo ministro dell’Irlanda del Nord, premio Nobel e mediatore della pace tra l’Irlanda e l’Inghilterra; lo storico britannico Roberts; Bustelo, ex ministro dell’Industria in Spagna; Toledo, ex presidente del Perù. Tutti accomunati dall’essere liberali e ispirati dalla cultura giudaico-cristiana.

Vi siete già incontrati?

Ci siamo già riuniti una volta a Parigi, ci riuniamo di nuovo oggi a Londra per un’iniziativa con Aznar e Marcello Pera che parleranno di Israele e poi presenteremo il nostro programma negli Stati Uniti a Capitol Hill. Cercherò di portarli a Roma in occasione della manifestazione a favore di Israele del 7 ottobre. Questo sarebbe un passo importante.

In quale situazione versa Israele?

Israele purtroppo si trova nel mezzo di un attacco continuo, un conflitto che la costringe a difendersi e noi pensiamo che abbia il diritto e il dovere di farlo. Per esempio, ci ha fatto orrore il modo in cui è stata raccontata e poi condannata la vicenda della flottilla turca che era chiaramente una provocazione compiuta da un gruppo aggressivo e purtroppo sostenuto da Ankara. Sto parlando dell’IHH, un gruppo terroristico messo fuori legge dalla Germania e che l’America sta cercando di inserire nelle organizzazioni terroriste. Lancio un appello affinché l’Italia faccia lo stesso.

L’utilizzo di campagne di comunicazione preventive potrebbe essere un modo per evitare forme di criminalizzazione a discapito d’Israele, come avvenuto nel caso della "Freedom Flottilla"?

Israele non ha bisogno di giustificazioni. È sempre stata aggredita, sin dalla sua fondazione. Ha sempre cercato la pace, ha sempre abbandonato territori, si è solo difesa da aggressioni causate sin dal 1948 dal rifiuto arabo, quando l’Onu stabilì che il territorio doveva essere diviso in due stati. Israele accettò e gli Arabi l’assalirono.

E come ha reagito Israele?

Israele cerca un compromesso, l’ultima volta è stata con il ritiro da Gaza, quando lo stato ebraico ha portato via fino all’ultimo uomo, lasciando quel pezzetto di terra completamente in mano ai palestinesi. Ma quello che ne ha avuto in cambio sono stati razzi e aggressioni terroristiche. Sarebbe bene che Israele spiegasse un po’ di più e in maniera più aggressiva quello che gli succede, mentre invece ha sempre la tendenza a giustificare il nemico e a dargli credito. Lo si vede in tante situazioni, c’è moltissima gente, per esempio, che oggi come oggi  crede che Abu Mazen sia determinato e convinto della necessità di una politica di pace con Israele e che sia pronto al compromesso.

Invece?

Soltanto qualche giorno fa, mentre Abu Mazen da una parte diceva in inglese “sì, siamo pronti a una politica di pace”, dall’altra, in arabo, ha ricordato con “orgoglio” il capo dell’eccidio di Monaco del 1972, scomparso qualche settimana fa. Monaco fu uno degli avvenimenti più mostruosi della storia dello sport mondiale, quando tutta la squadra olimpionica di Israele fu sterminata. Abu Mazen in occasione della sua scomparsa lo ha lodato pubblicamente definendolo "un grande uomo, un esempio, un martire". Questa è una cosa che succede continuamente: mentre da una parte gli viene riconosciuta una posizione di moderato, dall’altra il capo dell'ANP ne approfitta seguitando a riproporre una cultura dell’odio e dello scontro con lo stato d’Israele.

Come è andata con la "Freedom Flottilla"?

Israele non ha spiegato chi fossero gli uomini dell’IHH che erano sulla nave, non ha detto che la Turchia alcuni giorni prima aveva preso posizioni molto dure contro Israele, che già nelle settimane e nei mesi precedenti era d’accordo nel far salire sulla nave quelli dell'IHH, che è un organizzazione con basi terroristiche legatissima a Hamas. Perciò la gente si è ritrovata di fronte a una strana situazione in cui quelli che si spacciavano per nave della pace in realtà erano una banda di provocatori violenti. Questo è un grande errore, il mondo avrebbe dovuto sapere per tempo come stavano le cose e Israele avrebbe dovuto spiegarle senza reticenze.

Quanto tempo ci vorrà, secondo lei,  per riuscire a scardinare tutti questi pregiudizi che ci sono nei confronti di Israele?

Penso che ci vorrà del tempo, non so quanto, ma che stiamo lavorando per raggiungere questo obiettivo. Credo che questa volta il mondo si sia reso conto che le stupidaggini che sono state sparate su Israele da parte dell’informazione internazionale, dopo la nave Marmara, sono state troppe. Se ne son dette altrettante sulla guerra a Gaza, sulla condizione dei Palestinesi nella Striscia, quando invece è stato dimostrato che non c’è alcuna emergenza umanitaria.

Che ruolo giocano le ong e le organizzazioni internazionali?

Robert Bernstein, fondatore di Human Right Watch, forse insieme ad Amnesty International la più importante ong per l’affermazione dei diritti umani, si è dimesso disgustato dicendo che si trattava ormai di un’organizzazione antisemita, tutta protesa soltanto a criminalizzare Israele. All’Onu, il Consiglio per i Diritti Umani era stato rifondato proprio per evitare di seguitare a occuparsi sempre di Israele, ma nonostante ciò, attualmente, si trova nella condizione in cui tre quarti delle sue risoluzioni sono dedicate a Israele.

Per concludere…

La gente di buonsenso inizia a capire che questa persecuzione nei confronti di Israele è una follia antisemita promossa da una propaganda molto vasta e accurata di cui fanno parte i Paesi arabi e parecchi Paesi non allineati, e che questo sta portando il mondo alla distruzione. Tutto è crollato sulla base di questa orribile propaganda islamista che criminalizza gli ebrei, Israele e tutta la civiltà giudaico-cristiana.

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Ilaria Arri , Rivoli (To), Italy
 sabato 24 luglio 2010  17:32:05

ciao, bell'intervista..io sono per Israele, e mi piace molto perché é una nazione pacifica e pacifista.Un bacione, Ilaria.



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