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Il ministro italiano a Gaza dona 30 milioni di dollari ai palestinesi . Il 25 a Washington la firma del trattato La Agnelli in Israele nel giorno del la seconda pace Fra Peres e Arafat accordo sulla Cisgiordania durante la sua visita

mercoledì 5 luglio 1995 La Stampa 0 commenti
GAZA NOSTRO SERVIZIO Chissà che anche stavolta, come è accaduto quando il suo incontro con Milosevic coincise con la liberazione degli ostaggi, il nostro ministro degli Esteri non viaggi con una stella della fortuna in fronte. A Gaza, ieri pomeriggio, quando Susanna Agnelli si è presentata insieme a Yasser Arafat ai giornalisti, in una stanza al piano di sopra Shimon Peres aspettava il leader palestinese per le ultime drammatiche battute: poco dopo, mentre sorridente, vestita di bianco e d'azzurro, il ministro usciva da Gaza fendendo la consueta marea di poliziotti e di bambini, su una Subaru della polizia, la radio israeliana cominciava a trasmettere segnali di speranza: Peres, Arafat e le rispettive delegazioni hanno deciso di definire la seconda parte dell'accordo di Oslo entro il 25 di luglio per poi siglarlo a Washington il giorno 26. Ci saranno dunque altre strette di mano, altri passi verso la pace, e verso il nuovo Stato palestinese. La questione aperta, su cui i due premi Nobel per la Pace e le delegazioni devono trovare ancora un accordo, è sempre la stessa: l'esercito se ne andrà innanzitutto da quattro città , Nablus, Tulkarem, Kalkilia, Jenin, ma chi garantirà nella prima fase che non vi si formino covi di terroristi e che i cittadini israeliani che rifiuteranno di andarsene siano salvaguardati? Sarà la polizia israeliana o l'esercito israeliano? Su questo ancora si continua a discutere. I volti però sono rimasti sereni nonostante i grandi problemi. E quando Susanna Agnelli insieme con Zahama Arà , il ministro dell'Edilizia israeliano, si sono presentati alla stampa, Arafat teneva la Agnelli per mano. Gaza è stata la prima tappa di un rapido giro di due giorni in cui il ministro Agnelli vedrà tutti i principali protagonisti del processo di pace: dopo Arafat e Peres, Yitzhak Rabin, e poi il presidente Weizman. Susanna Agnelli è dunque venuta a portare il contributo dell'Italia al processo di pace ed è giunta con una donazione di trenta milioni di dollari. La grossa somma giunge dopo i 120 miliardi di lire donati dall'Italia nel 1994. Infrastrutture, sanità , 14 nuovi interventi oltre ai 30 già in corso, sono il nuovo impegno italiano per la Palestina. Il più evidente: la fabbrica di succhi di frutta che tutti possono vedere già funzionante all'ingresso dell'Autonomia palestinese. Il più spettacolare: il progetto per un canale dal Mar Morto al Mar Rosso, che servirà a far fiorire tutta la valle del Giordano. Susanna Agnelli ha firmato l'accordo di cooperazione mentre Arafat sorrideva compiaciuto in piedi dietro di lei e fuori, da una grande finestra, entrava la luce accecante del Medio Oriente e il rumore delle onde sulla lunga spiaggia di Gaza. palestinese è una priorità assoluta - ha detto la Agnelli - e ci stiamo anche impegnando nella preparazione delle elezioni e dell'organizzazione dell'Autonomia palestinese, oltre che in tanti progetti economici, sanitari ed edilizi. Arafat ha ringraziato di gran cuore: anche una visita all'Orient House, la controversa sede dei palestinesi gerosolimitani, non è nel suo programma di visite, forse avrà il piacere di incontrare Feisal Husseini a Gerusalemme Est. Sul problema più spinoso che divide israeliani e palestinesi, lo status di Gerusalemme, ieri centinaia di intellettuali delle due nazionalità hanno sottoscritto un appello comune in cui affermano che la Città Santa deve essere la capitale di due Stati, Israele e Palestina. abitanti, senza frontiere o fili spinati. Tra i firmatari poeti (Natan Zach e Dalia Rabikovic), scrittori (Emile Habibi, Yehoshua Sobol, Yoram Kenyuk), giornalisti (Yaron London, Uri Avnery) ed ex deputati (Meir Pail, Arieh Eliav). Ieri ha apposto la sua firma all'appello anche Feisal Husseini, il responsabile delle questioni di Gerusalemme per conto dell'Autorità nazionale palestinese. Fiamma Nirenstein

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