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Il ministro in Israele: non consentiremo più nessuna illegalità come quella del Leoncavallo Maroni: pugno duro contro gli autonomi

lunedì 12 settembre 1994 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME. ci porremo il problema di autorizzare manifestazioni di questo tipo, organizzate da questa gente.... Quale gente, ministro Maroni? Il ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio Roberto Maroni appare un po’ surreale nella saletta dell’hotel King David, il salotto buono della grande borghesia ebraica, a Gerusalemme, appena uscito com’è dal museo Yad va Shem, il museo dell’Olocausto. È arrivato dopo essersi consultato con Berlusconi sulla possibilità di lasciare l’Italia nel pieno del fuoco della polemica sui tumulti di Milano. Poi, rassicurato, ha deciso di dar corso alla visita: È la prima di un ministro italiano in Israele dopo le polemiche al primo inizio di questo governo. Il sottosegretario Domenico Lo Jucco, il vicecapo della polizia, il prefetto, il questore sono di certo in grado di gestire la situazione. Le analisi di Maroni su quello che è accaduto è decisa, priva di sfumature: autunno caldo. Erano tempi diversi. Quei volti mascherati e quei bastoni non erano la rappresentazione di un problema sociale ma soltanto di un problema di ordine pubblico. Non è più la questione dei centri sociali, del diritto dei giovani a riunirsi, a organizzarsi. È il problema della possibilità di un gruppo di convivere pacificamente con un quartiere della città . Si tratta di un gruppo che non accetta le regole della pacifica convivenza. D’ora in avanti lo Stato avrà verso queste persone soltanto un atteggiamento di ordine pubblico. Certo nel Paese vedo anche il malcontento, quello di chi è disoccupato, di chi guadagna poco. Ma è un dissenso che sarà canalizzato nelle vie consuete della democrazia, fra cui, certo, anche la piazza. Ma la piazza dei sindacati e dei partiti d’opposizione. Qualcuno in stato di ebbrezza ci ha accusato di tornare al governo Tambroni. Per carità . Sulla disputa col sindaco di Milano Marco Formentini, Maroni ormai sorride, dice che con lui, che è uno dei suoi migliori amici, nessuno potrà mai costringerlo a litigare. Sul passato, sulla necessità cioè di sgomberare il Centro, c’era stato dissenso, ma questo solo perché il ministro voleva dare all’opposizione un senso di rispetto, voleva evitare di esasperare gli animi. Ma ora tutto è cambiato: manifestazione doveva e poteva svolgersi secondo le regole democratiche. Dire a Formentini che a questi problemi ci pensa lo Stato, era solo un modo di sollevarlo del problema stesso. Ha già abbastanza guai con le emergenze della sua città . E ora dice bene Feltri che si sarebbe dovuto vietare la manifestazione: in Italia ci sono sempre 60 milioni di allenatori della squadra Nazionale. Ma io credo solo ai professionisti: il capo della polizia, il prefetto, il questore. Il ministro plana sulla politica interna come se fosse ancora a Roma, con facilità , con passione, è difficile ricollocarlo a Yat va Shem dove un’ora prima visitava, con atteggiamento molto intento, i documenti, le immagini terribili dell’Olocausto. Ora lo aspettano i colloqui col ministro della Polizia Moshe Shahal: uno scambio di informazioni in vista del vertice bilaterale Usa-Italia che si terrà a Washington alla fine di settembre sui temi della criminalità e del terrorismo internazionale. L’idea e l’invito sono dell’ambasciatore israeliano a Roma Avi Pazner: abbiamo invitato perché abbiamo un atteggiamento positivo e sperimentale nei confronti del governo italiano. Vedremo nei fatti la sua bontà , non abbiamo pregiudizi di sorta. Maroni è uscito commosso da Yad va Shem. C’è andato appena arrivato per rimarcare una differenza da altri membri del governo, per dare un significato particolare alla sua presenza? piacere un programma già tutto definito, prestabilito. E mi sembra che chiunque fra i nostri ministri farebbe per prima cosa la stessa che ho fatto io. Fiamma Nirenstein

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