IL « MINISTERO» DI ARAFAT A GERUSALEMME EST La battaglia per un simbol o palestinese Ferito dai soldati il figlio di Faisal Husseini, spintona ta la Ashrawi
domenica 12 agosto 2001 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME
COME si sente Fayez, ritto davanti al suo negozio sull’ angolo di via
Abu
Ubaida? E’ stata una giornata di manifestazioni dure, tutte davanti
al suo
uscio, botte, cartelli, urla, la prima giornata di occupazione
israeliana
dell’ Orient House, il simbolo della Gerusalemme palestinese.
« Malissimo» ,
mormora esausto di fronte alla saracinesca semichiusa della bottega
di
parrucchiere per signora, con le strane testine fotografate sulla
vetrina
che guardano fisso i soldati israeliani a 3 metri di distanza.
« Quell’ edificio non può , non deve restare chiuso: per me che vedevo
passare
di qui ogni giorno Feisal, è come soffrire di nuovo per la sua morte» .
Feisal era Feisal Husseini, il leader palestinese da poco scomparso
in
Kuwait che costruì da una foresteria di un palazzo della sua nobile
famiglia
l’ edificio che rappresenta l’ Olp a Gerusalemme. E quell’ edificio,
appunto, è
l’ Orient House che si chiamava così ai tempi in cui era diventato un
albergo, e che poi si è fatta centro studi e ancora governo ombra,
adesso
chiusa dalla prima alba di venerdì e presidiata dai soldati
israeliani.
Nella zona aurea di Gerusalemme Est, quella dove arrivano le
limousine dei
capi di Stato stranieri in visita all’ Autonomia Palestinese a
Gerusalemme.
Questo infatti aveva fatto della sede dell’ Olp Feisal, un autentico
ufficio
di Gerusalemme capitale dei palestinesi, e Israele non era riuscita a
farci
nulla. Tutti dopo la visita alla Knesset andavano in visita
all’ Orient
House. Pochi metri più in là , all’ American Colony, un albergo tutto
ceramiche azzurre, fontanelle, fiori e nobili tradizioni arabe
gestite da
una compagnia svizzera, abitano tutti i giornalisti della stampa
estera.
Luogo ideale per intervistare i notabili palestinesi e coloro che
sono in
visita ai notabili palestinesi. E l’ Orient House, una specie di suo
pendant
naturale, è altrettanto bella: di pietra di Gerusalemme, un rosone di
vetro
istoriato a colori nel timpano del piccolo corpo centrale, una serie
di
uffici che Feisal cominciò a sistemare nel ‘ 91 dopo che nell’ 83 ne
aveva
fatto un « centro studi» . Fu nel ‘ 91 che la delegazione palestinese
partecipò
all’ incontro di Madrid, Husseini fu l’ architetto della delegazione e
fece
dell’ Orient House il suo quartiere generale. Da allora l’ edificio,
pieno di
attività e sempre al limite dell’ esser fuori legge era diventato di
fatto
« un luogo di governo, un ministero, anzi due o tre ministeri» dice il
parrucchiere. « ora c’ è anche da capire dove andranno gli impiegati a
lavorare» .
Ieri mattina presto un centinaio di palestinesi hanno cominciato ad
avvicinarsi alla postazione dell’ esercito sita a guardia del palazzo
chiedendo con decisione indietro quella che ritengono la loro casa.
La
polizia che stazionava là di fronte sostiene che gli slogan erano fin
dal
primo mattino molto estremi; raccontano anche, i poliziotti
israeliani, che
avevano ammainato la bandiera israeliana che era stata collocata al
posto di
quella palestinese proprio per non irritare la folla. Fatto sta che
alla
fine della mattinata l’ atmosfera si è scaldata alquanto: i
manifestanti
palestinesi spalleggiati da una fila agguerrita di qualche decina di
manifestanti americani, tedeschi, francesi e anche italiani, con
cartelli
rosa e celestini dagli slogan invece durissimi (« Basta con
l’ apartheid» ,
« Usa, smetti di sostenere la pulizia etnica» ), quando è arrivata la
visita
di Hanan Ashrawi che esortava a resistere e minacciava tempi duri,
denunciando « la terribile provocazione che viola l’ accordo di Oslo» ,
hanno
tentato di sfondare, di arrampicarsi su per la stradina proibita e
allora la
polizia li ha spintonati forte: otto feriti fra cui il figlio di
Feisal
Husseini, Abed, e un poliziotto israeliano con il viso pallido
coperto di
sangue che finisce anche lui all’ ospedale. Olivia Pasterella, di 34
anni,
un’ insegnante italiana venuta col gruppo « Salaam, ragazzi dell’ ulivo»
e con
altri militanti (uno psichiatra, un impiegato, un avvocato e oggi
arrivano
anche le Donne in Nero) dalla mattina inalbera un suo cartello e
partecipa
al sit-in: « Abbiamo scelto un atteggiamento non violento - racconta -
ma ad
un certo punto ci siamo trovati inseguiti fin dentro l’ albergo
American
Colony» . « Ma io dentro non li ho fatti entrare - precisa il portiere
-
questa è proprietà privata. Ma da domani questa zona diventerà un
teatro
continuo, la Orient House non può restare chiusa» . Elegante e
baffuto, nella
sua divisa prevede, proprio come la Ashrawi, una situazione di grande
pericolo per tutta Gerusalemme. Un palestinese (Nadem, giovane e
molto
irritato) ci dice che per ora le manifestazioni sono piccole solo
perché
ancora la gente non ha capito che i due grandi ritratti di Feisal che
erano
stati messi sulla facciata sono stati tirati via, che i palestinesi
non
sanno che il mondo è al loro fianco nel protestare per la mossa
irrispettosa
di Israele. Un vecchio però mi dice anche che forse ora che Husseini
non è
più là a dare la sua spinta a tutte le attività dell’ Orient House,
l’ atmosfera era già molto meno viva; senza di lui la bella casa era,
almeno
per ora, come addormentata.
L’ aria che si respira dopo che la manifestazione ha prodotto un po’
di
sangue e di pietre è una densa preoccupazione per il futuro. Israele
teme
che possa cominciare una battaglia per la capitale proprio da quello
sbarramento di soldati di leva messi là come piccioni da tiro, in
fila,
scoperti, a impedire l’ accesso all’ Orient House. E teme anche la
reazione
internazionale visto che si comincia a respirare un’ aria inaspettata
da
Israele, in cui l’ attentato sembra quasi dimenticato di fronte
all’ affermazione di Arafat e degli altri leader palestinesi: « E’ una
violazione dell’ accordo di Oslo» . Ma Israele risponde: di violazioni
Arafat
è davvero un maestro. Eppure, nell’ ufficio di Sharon la promessa
palestinese
di mettere a ferro e fuoco la città fa già pensare che forse quella
foto di
Feisal non ci stava tanto male, là sopra.