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Il leader Anp, quel « burattino di Hamas» Il Libro Bianco israeliano accusa l’ Autorità palestinese

mercoledì 22 novembre 2000 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein GERUSALEMME Il Libro Bianco dedicato all'Autorità Palestinese dal governo israeliano ha messo molto tempo a venire alla luce. Solo adesso, con qualche aggiunta relativa all'attuale crisi, gli israeliani si sono decisi a consegnare alle stampe questo diretto atto d'accusa - « Malafede e cattiva condotta» , recita il sottotitolo, e sottintende « di Arafat» - verso colui che alla fin fine resta l'unico possibile partner di pace. Le accuse sono molto pesanti: uso diretto della violenza da parte degli uomini di Arafat, come nel caso del linciaggio di Ramallah del 12 ottobre, quando, dice il Libro Bianco, anche se la folla è la prima responsabile del linciaggio, pure gli uomini della polizia implicati nella vicenda e comunque presenti nella loro sede non sono mai stati inquisiti; grande tolleranza verso Hamas, i cui membri sono stati messi in libertà dalle carceri palestinesi in flagrante violazione degli accordi di Oslo, e verso ogni altro terrorista proveniente dalle file dei Tanzim o persino dalla polizia di Arafat; violazioni dell'accordo di Oslo e degli accordi ad interim a catena, come il rifiuto di togliere di mezzo le armi illegali; diffusione delle armi nei corpi di Arafat molto al di sopra dei numeri pattuiti; uso delle forze di sicurezza di Arafat a Gerusalemme Est; uso illegale dell'aereoporto di Gaza, ignoranza totale degli accordi sulle procedure economiche e sulle infrastrutture (e qui, anche se il Libro Bianco volutamente non entra nel cuore del tema, è evidente l'allusione alla corruzione che regna nella gerarchia palestinese), attività criminali su larga scala (come il furto a catena di automobili in Israele e di altri macchinari) sotto gli attivi auspici del governo dell'Autorità ; disprezzo per l'impegno a proteggere i luoghi santi ebraici, come si è visto nel caso delle sinagoghe di Nablus (alla Tomba di Giuseppe) e di Jerico. Il Libro Bianco si addentra in singoli episodi volti a dimostrare come la lingua parlata da Arafat sia stata duplice ogni volta che si è trattato di pace, e come lui e i suoi uomini (Nabil Shaat fin dal gennaio ‘ 96) nelle occasioni in cui dovevano spiegare ai palestinesi gli accordi firmati, li hanno le maggior parte delle volte definiti passaggi tattici indispensabili rispetto a una guerra di conquista generale. In più , l'acquisizione delle armi concordate secondo il trattato di Oslo, spiega il Libro, ai palestinesi e al mondo arabo viene sempre descritta come un'occasione per venire finalmente in possesso di un esercito da usare contro Israele, e non come la comune arma di lotta al terrorismo prevista nei trattati. Il documento racconta come le strutture di Arafat abbiano sostenuto azioni di guerriglia, agguati e attentati. E si ricostruisce la storia di come dal 1994 in avanti Arafat abbia sempre resistito alle pressioni di Israele di distruggere le infrastrutture costruite dalle organizzazioni terroristiche, e abbia sempre tenuto aperto il dialogo con esse, anche nei momenti degli attentati più terribili. Viene sottolineata la tecnica delle pene irrisorie o della « porta girevole» in cui Arafat rinchiudeva per breve periodo, fingendo di ottemperare agli accordi, i terroristi che ha sempre rifiutato di estradare. Quando si viene a parlare delle tecniche di battaglia di Arafat, si ricorda la politica onnipresente dell'indottrinamento dei bambini in funzione antisraeliana, tramite i libri di testo delle scuole, i campi estivi di addestramento alle armi, e adesso il loro inquadramento nelle manifestazioni ai check point. Interessanti i vari esempi che il Libro porta sulle manipolazioni della verità relative all'economia e alla politica palestinesi, dove fallimenti e colpe sono sempre stati spiegati con teorie della cospirazione alle quali si replica con continui tentativi di intimidazione. Alla fine, dopo essersi chiesti che razza di partner può essere Arafat per il futuro, gli estensori del documento riportano volenterosamente le clausole degli accordi a cui Arafat potrebbe decidere di attenersi. Prendiamolo per una speranza di pace.

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