IL GIOVANE LEGALE CHE NEL '64 SCARDINO' IL KU KLUX KLAN OGGI VIVE IN ISRAELE MISSISSIPPI BURNING « Vi racconto la vera storia»
mercoledì 7 gennaio 2004 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME
SETTANTASETTE anni fa, i nostri padri portarono su questo Continente
una
nuova Nazione, concepita nella libertà e dedicata all’ idea che tutti
gli
uomini sono creati eguali. Ora siamo impegnati in una grande guerra,
che ci
dirà se un nuovo stato concepito in questo modo, possa durare» .
Eretto su
tutta l’ imponente persona, Marwin Kessler recita il discorso di
Gettysburg
di Abramo Lincoln nell’ aria fredda: « Vede? Lo so a memoria, come
volle mio
padre. Qui è la mia vita, Mississippi Burning e tutto il resto» . Lo è
anche
la sua casa di oggi, l’ insediamento di Shilo, affondato nelle rocce
del
cuore della Samaria, fra Ofra e Beit El, nella zona madre degli
insediamenti
della West Bank? Non c’ è capitato per un bizzarro destino? « Che
domande»
dice minacciando una tempesta con gli occhi blu sotto la foresta
delle
sopracciglia candide « Faccio solo quello è giusto e quello che
voglio: così
mi ha insegnato mio padre» .
Mississippi Burning e Shilo: bene, per quanto complicato il nesso
possa
essere è quello di Marwin, ovvero, nel film Rupert Anderson, ovvero
l’ attore
Gene Hackman. In una parola: l’ avvocato dei diritti civili che nel
film
insieme a Alan Ward, ovvero Willem Dafoe, un ufficiale dell’ Fbi, a
rischio
della vita scoprì gli assassini di un attivista nero, un prete e un
avvocato
ebreo dei diritti civili, che scardinò il Ku Klux Klan e le sue
diramazioni
nei poteri locali, che aprì finalmente la porta all’ effettivo
suffragio
universale nel Sud, è oggi un settler di Shilo, immigrato nel 1987.
Ha
ottanta vigorosi anni: appena lo incontri capisci perchè Alan Parker,
il
regista, scelse Gene Hackman. La faccia ironica e dura, lo sguardo
diritto e
carico di sfida, la risata frequente, la positura fisica da cow boy
sono le
stesse.
La sua vita di coltivatore diretto con la pistola alla cintura su una
cresta
sassosa della Samaria, è trascorsa nell’ anonimato finchè nel giugno
del 2002
sua nipote Ghila, una bellissima ragazza di diciannove anni, si è
trovata
alla fermata dell’ autobus a Gerusalemme quando un terrorista suicida
si è
fatto saltare, assassinandola con tanti altri. Marwin (Moshe da
quando è in
Israele) e sua moglie Mildred-Malcha trascorsero quattro ore
all’ obitorio di
Abuk Abir finchè non l’ ebbero riconosciuta. « Anche lei era come me,
amava
aiutare e far giustizia, ma questo non l’ ha salvata dall’ odio. Odio
inconsulto e criminale: come quello dei razzisti del Mississippi.
Localizzato dalla tragedia, Marwin non si è lasciato acchiappare
facilmente
dai giornalisti. Finché siamo saliti sul suo picco (« imprendibile» ) e
ci ha
mostrato una schiera nera del « pino eldarica» cresciuto dalle sue
mani(« se
si taglia, è l’ unico che rinasce» ) non si è concesso. Poi, è andato
ai
fatti: « Il film non è preciso» .
Come andò dunque la storia di Mississippi Burning? Torniamo con lui
alla
mattina del giugno 1964 quando l’ avvocato newyorkese sbarca a
Philadelphia,
Mississippi. « Mi chiese di andare la mia Associazione di avvocati per
i
diritti civili, dato che già a New York e in altri stati difendevo
ogni
sorta di poveracci che subivano abusi. La strada che mi ci ha
condotto
comincia nell’ infanzia, quando un ebreo americano era una creatura
diversa,
discriminata. Era legale nel ’ 48 chiedere di che religione sei o che
fa tuo
padre; un ragazzo ebreo poteva giusto lavare i pavimenti a
Boroughpark; per
vendere i bottoni e le bandierine di una squadra di football
cristiana dissi
che mi chiamavo Kelly e che ero irlandese; quanti lavori mi sono
stati
rifiutati perchè ebreo... I negri (sì , e non mi guardi così , io li
chiamo
come li chiamavo, “ nigger” , per me non c’ è niente di offensivo, anzi,
io
sono un ebreo, “ a jew” , com’ ero, e mi piace moltissimo) erano
discriminati
ancora più di noi, il Ku Klux Klan odiava loro come noi: e io sono un
americano fiero della sua costituzione e di essere ebreo, tutti
eguali di
fronte alla legge. Prego, parliamo di diritti civili, non diritti
umani, la
legge fa fede, non la vaga tenerezza delle anime belle. La legge. Noi
ebrei
fummo lo scudo dei diritti dei negri, i nostri attivisti erano al
loro
servizio. La mia associazione (di sinistra, certo) si occupava in
particolare degli stati del Sud: il voto era universale, ma bisognava
iscriversi alle liste dei votanti. Un medico negro ci provò , gli
impiegati
bianchi incaricati di prendere i nomi quando lui disse “ sono venuto a
iscrivermi” chiesero “ Cosa?” , lo presero per il collo, lo sbatterono
contro
il muro, poi lo cazzottarono fino a rotolarlo lungo tutta la
dignitosa,
altissima scalinata del comune. I nostri attivisti erano giusto in
Mississippi per cercare di convincere a compiere un’ azione di
iscrizione di
massa, e il risultato fu appunto il triplice assassinio. Un avvocato
ebreo
amico mio, un prete e un ragazzo nero, furono fermati alla polizia
con
qualche scusa e portati in galera, furono picchiati, al nero fu
tagliato un
orecchio; la polizia disse che li aveva rilasciati nottetempo e che
non se
n’ era saputo più niente. Intanto in quel periodo cominciarono una
serie di
incursioni intimidatorie notturne del Klan nelle case, nelle
fattorie, nei
luoghi di riunione della comunità negra. Veri pogrom. Una chiesa che
serviva
per le assemblee fu data alla fiamme, venti persone furono picchiate
selvaggiamente dagli incappucciati, due bruciarono vive; un ragazzo
parlò e
indicò i responsabili. Non aveva paura: aveva visto sua madre
violentata dal
KKK e la sua casa data alle fiamme. Al processo, il giudice condannò
i
colpevoli a tre anni; ma aggiunse che la comunità nera con il suo
comportamento sovversivo si era tirata addosso la disgrazia. Le pene
erano
sospese. Il ragazzo fu rapito, torturato, gli tagliarono con una
lametta i
testicoli, morì dissanguato» .
Marwin non ha dimenticato un colloquio, non una faccia: « Ero
stupefatto:
come poteva odiare così quella gente che portava i suoi bei bambini a
pesca,
che insegnava a dare un bacio alla sorellina? Io penso che era
radicato
nell’ educazione: gli spiegavano che il Vangelo dice che i bianchi
cristiani
custodiscono un bene superiore, che i negri e gli ebrei corrompono il
disegno divino.. Del resto come hanno potuto uccidere Ghila così ,
alla
fermata dell’ autobus, vicino a un bambino di undici anni? Come
possono ogni
venerdì mattina urlare dalla moschea kill the jews, uccidete gli
ebrei...
No, non esagero affatto, al contrario: è vero che non ci hanno ucciso
tutti,
ma non perchè non vogliono, è solo che non possono» .
Marwin per prima cosa,insieme a due compagni, uno scrittore bianco e
un vice
sceriffo che viaggiava sul fondo della macchina perchè non sparassero
all’ auto, viistò il giudice della contea di Meridian che li consigliò
di
evitare di suicidarsi in un’ operazione impossibile: « La gente non
parlerà
mai. Vi possono ammazzare» . Cominciai a vivere fra le gente giorno
dopo
giorno, a respirare la loro aria, a capire i punti deboli, a parlare
con
tutti: fino dalla prima visita capii che il vicesceriffo Cecil Price
era uno
della banda, tutto carino con la sua cravattina. Il quadro generale
lo
confermò . Gli incendi, le botte, anche gli assassini si
moltiplicavano L’ Fbi
mandò rinforzi via via che le cose si facevano più calde. Io riuscii
a
ritrovare l’ auto su cui i tre ragazzi erano stati assassinati;
riuscii a far
capire a qualcuno che se non mi dava informazioni, avrei rivelato il
suo
traffico di whisky. Riuscii a costruire il quadro sociale per cui il
notabiliato di Philadelphia si rivelava come uno schifoso nido di
KKK, e
soprattutto la polizia. Ma nel film sembra che sia io ad aver
scoperto
tutto, invece i tre corpi infilati dietro una fonte in un terrapieno
li
comprò l’ Fbi per 30 mila dollari e un’ operazione di plastica facciale
per la
spia» . Nel dicembre del ‘ 67 per la prima volta un grande processo
condannò
nove complici con lunghe pene, e da qui la battaglia per
l’ eguaglianza dei
neri ebbe grande risonanza, e vinse.
Marwin venne in Israele per convinzione morale, con la piccola
graziosa
moglie innamorata e i loro sette figli. « Volevo terra da lavorare con
le mie
mani, volevo piantare alberi» spiega mostrando le mani callose come
fosse la
cosa più naturale del mondo per un avvocato dei diritti civili di New
York
scegliere un insediamento: « Non mi faceva nessuna differenza la
cosiddetta
Linea Verde: ci hanno attaccato, abbiamo vinto, non vedo perchè in
cambio di
odio dovremmo abbandonare la terra conquistata con tanto sangue. Loro
continuano a predicare un odio razzista, legga i loro testi. Devo
dare la
terra su cui c’ è tanto sudore e sangue a chi attacca i bambini sugli
autobus? A chi vive in una società priva del concetto di diritti
civili, nel
cui stato si daranno appuntamento tutti i terroristi del mondo per
farmi
fuori? No, troppo pericoloso. E poi le voglio dire: non è giusto!» Le
sopracciglia di Marwin sono una foresta di determinazione percorsa da
un
vento d’ ira: eppure i check point, le eliminazioni mirate, la
barriera che
tutto il mondo chiama muro... C’ è chi dice la parola, apartheid. Che
facciamo con i diritti civili, avvocato Mississippi Burning? Lui lo
sa che
cosa fare: « Allora: tutti gli assassini che hanno ucciso ebrei con
atti
terroristici, tutti quelli che hanno fomentato il terrore dalle
scuole e
dalle moschee, tutti quelli che lo hanno organizzato, siano
processati
secondo la legge. Poi, una volta in galera i colpevoli, allora
comincerò a
chiedermi se i miei alberi sono nel posto giusto, Per ora lo sono,
altrochè » .