IL GIORNALE L’ HA DEFINITO « UN RAGGIO DI LUCE ITALIANA» Il Jerusalem P ost « riabilita» Fini
sabato 27 ottobre 2001 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME
UN raggio di luce italiana» . Che cosa sarà mai se ne parla
l'importante
inserto del venerdì in apertura di pagina sul Jerusalem Post? Se ne
scrive
sul maggiore quotidiano in inglese d'Israele Amotz Asa-El, un
giornalista di
fama, direttore dell'edizione internazionale del suo giornale? Sarà
una
mostra d'arte rinascimentale in tempo d'Intifada? Uno spettacolo
d'opera
eccezionale? Niente affatto. Il raggio di luce è , in maniera pura e
semplice, Gianfranco Fini: l'articolo di Asa-El gli spalanca le porte
d'Israele cui il segretario di An e vicepremier bussa da molto tempo.
Asa El, forse influenzato dalle aperture di Shimon Peres, e magari
vieppiù
convinto dalla calorosa visita negli Usa, in cui Fini ha condannato
molto
duramente l'assassinio del ministro Rehavam Ze'evi (« chi ha ucciso il
ministro vuole dar corso a una guerra totale» ) svolge un sorprendente
ragionamento sul nostro viceprimoministro. Fini stesso ne sarà
sorpreso.
All'inizio il direttore del Post Internazionale dà conto dei
possibili
sospetti che una visita di Fini potrebbe sollevare « dato che le
radici del
suo partito sono infitte nientemeno che nel movimento fascista di
Benito
Mussolini» .
E tuttavia, come hanno notato sia Peres che il nuovo ambasciatore in
Italia
Ehud Gol, gli sforzi di Fini per voltare pagina (la visita a
Auschwitz, il
ripudio di ogni antisemitismo) « non sono stati ignorati a
Gerusalemme» .
Evidentemente, Asa El ha buone fonti. Ma l'affondo viene più avanti:
Israele
dopo l'11 settembre, alla luce della corrente crisi globale, e dato
in
particolare il suo aspetto ebraico, può cercare proprio in Fini un
filo di
speranza « in una vicenda altrimenti offuscata da molte nubi» . Queste
nubi,
dice Asa-El si sono ormai abbondantemente spostate dall'orizzonte
europeo a
quello mediorientale: ovvero, in una parola è tempo di guardare al
mondo
arabo per scorgere i tratti dell'antisemitismo classico, e non più
all'Europa. Di conseguenza « Israele deve abbandonare al passato i
suoi
tormentatori europei. Il passato è passato. Le guerre militari,
politiche e
culturali d'Israele sono abbastanza dure per quello che sono, non
abbiamo
bisogno di andarci a cercare altri fronti, la politica ebraica di
Fini
giunge in un momento in cui i fanatici mussulmani guerreggiano contro
il
modo di vivere occidentale e sfidano la legittimità politica
d'Israele e la
moralità storica del popolo ebraico. E troppi circoli dell'Europa
occidentale rifiutano di riconoscere questi semplici fatti,
ingannandosi con
l'idea che se gli arabi sentissero di aver conquistato una vittoria
nella
battaglia contro lo Stato Ebraico, allora sparirebbe la minaccia alla
stabilità globale che viene dalla frustrazione Islamica» , un errore
evidente
di un pensiero « in vera bancarotta morale» . Fini magari potrà essere
oggi
« insincero nel suo filosemitismo» , potrà cercare « salvacondotti
morali e
legittimazione politica, ma è già molto meglio di alcuni suggerimenti
europei palesemente antisemiti» secondo cui Israele deve essere
sacrificata
all'appeacement degli arabi. « Non è poco - dice il giornalista - in
un
periodo in cui i leader occidentali sono troppo furbi per dire pane
al pane
e guardare le tirannie arabe negli occhi» .
In definitiva, conclude sorprendentemente Asa-El, « vedendo la
menzogna e
l'abuso con cui tanti leader occidentali trattano Israele uno può
guardare a
Fini e dire: non capiterà nella nostra generazione, ma alla fine i
discendenti degli Iraniani, degli Egiziani, dei Sauditi, dei
Palestinesi e
di qualsiasi islamista che pensa che uccidere gli ebrei sia fare la
volontà
di Dio, verrà a chiedere ai nostri discendenti: perdono» . Chissà se
Fini,
che forse adesso per tornare alla carica d'Israele aspetta gli esiti
delle
scaramucce Sharon-Bush, si riconosce in tanta filosofia.