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IL CONSIGLIO: TROVARE IN UN AFFETTO O UN HOBBY UN’ « ISOLA DI RESIST ENZA» Effetto terrorismo, quasi una malattia mentale Gli psicologi anali zzano le conseguenze dei continui attentati sulla società

martedì 28 maggio 2002 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME BAMBINI e mamme in pasticceria. Shiri Cohen, 11 anni (adesso in ospedale) vede da dietro il vetro un motociclista molto strano. Racconta di come è sceso, si è avvicinato, ha scrutato i bambini: « E poi è saltato per aria con noi.. ecco, e sono morti i più piccini» . Ora Shiri tace. La sua verità è ormai raccontata, venne a cavallo il cavaliere nero che portò la morte in pasticceria. I bambini sono davvero morti, ma Shiri ha avuto un’ allucinazione sul motociclista: sembra che il terrorista fosse su una Subaru gialla. Oppure, chissà : ognuno vede il suo fantasma. Una delle prime conseguenze del continuo susseguirsi di attentati in una società moderna, oltre al dolore orribile e la perdita della libertà , è la confusione psicologica e sociale: la morte colpisce giovani e vecchi allo stesso modo; anche se non fai niente di pericoloso non ti salvi, neppure al caffè o a scuola; la morte dei figli precede quella dei genitori e dei nonni nell'era della longevità garantita; si resta ciechi, sordi, storpi nell'era della salute obbligatoria. La notte non porta ristoro, il sabato non è più il giorno del riposo, il proprio matrimonio può essere occasione di morte. Due psicologi famosi, i professori Ronnie Berger e Muli Lahad, hanno svolto una grande inchiesta in questo anno e mezzo di terrorismo catastrofico e ininterrotto per capire che è successo alla gente: il risultato parla di « PTS desease» , malattia post-traumatica molto diffusa. Ha risultati a lungo e breve termine: a breve, si perdono il sonno e l'appetito, si guardano i propri cari con ansia infinita, la vita appare devastata, si può cadere in una depressione clinica. Coloro, e sono i più in Israele, che reagiscono con forza e con coraggio seguitando a fare le cose di sempre, possono avere sintomi tardivi: gli attacchi di cuore colpiscono con frequenza; il sistema immunitario crolla, il cancro fa la sua comparsa. Lo schema cognitivo va in pezzi: se eri un maestro di scuola ti trasformi in una guardia che deve soprattutto difendere i ragazzi; se sei un genitore invece che dedicarti all'educazione dei figli ti devi dedicare alla sicurezza; se prima pensavi che il giardino pubblico fosse un luogo di giochi o che il cinema fosse un ben meritato momento di relax, ora in questi posti devi invece stare in massimo allarme. Ogni persona vestita con un indumento largo la si guarda come un possibile terrorista, il sospetto è necessario. Anche la tua casa, dopo gli assassini dei bambini nei loro letti, non è più un rifugio. Ciò che si rompe, spiega Lahad, è quel prezioso ponte fra ieri e domani che consente un progetto di vita. I bambini sono i più colpiti, i loro occhi sono spalancati su una realtà che contraddice l'educazione amorosa che la società israeliana offre loro, hanno paura, non sanno cosa pensare. E gli adulti sono nei guai: « Quando mio figlio era piccolo - dice Lahad - una volta mi disse: “ Io non voglio fare il soldato perché ho paura di morire” . Gli risposi come tutti: quando tu sarai grande non ci sarà più bisogno di fare il militare. Adesso, sento che i genitori rispondono: “ Non ti preoccupare, nell'esercito ci sono tanti compiti” » . Dunque la società israeliana è alla disperazione? Al contrario, rispondono gli psicologi, è forte, compatta: gioca la tradizionale resistenza del popolo ebraico, sopravvissuto persino alla Shoah, e deciso a difendere il suo paese; gioca l'idea che se si viene battuti troppe belle cose andranno perdute, la cultura, la ricchezza, la democrazia. Quindi gli scienziati suggeriscono di creare isole di resistenza: un hobby, un amore, un libro, dove resistere all'onda ciclopica.

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