Il compleanno faraonico di Peres Critiche al premio Nobel: vuole solo celebrare se stesso
domenica 21 settembre 2003 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
GERUSALEMME
Ogni dignitario ha il suo tappeto rosso srotolato che lo aspetta al Dan
Hotel di Tel Aviv, e in camera la sua torta personale di cioccolata con
sopra una colombina bianca di zucchero. Fiori rigorosamente bianchi ovunque,
festoni e drappi al teatro più grande di Tel Aviv, Ehal ha Tarbut, dove si
terrà stasera la celebrazione centrale con 30 premi Nobel, due primi
ministri, vari re, attori, sindaci delle città più importanti del mondo,
incluso il nostro Veltroni da Roma, Clinton, Gorbaciov, De Clerk, Kofi
Annan, Nelson Mandela, Barbra Streisand, Steven Spielberg, e via di seguito
così . Ci sarà anche Sharon, e forse Abu Ala. Tutto questo, oltre a cifre
incredibili spese in banchetti, per celebrare l'ottantesimo compleanno di
Shimon Peres, che ha pregato di non fargli regali.
Ma questo segnale di ritegno è lungi dal frenare i critici del pantagruelico
banchetto. Peres è un eroe internazionale, ma molto controverso; l'immagine
d'Israele che proietta è vasta, perché l'ottuagenario capo della sinistra è
un uomo di guerra e di pace, un israeliano totalmente patriottico ma pieno
di spirito del mondo; è colui che ha costruito la bomba atomica e
l'aviazione israeliana capendo già negli anni '50 che Israele doveva in
fretta dotarsi di un sistema strategico deterrente; è lui l'uomo che
autorizzò i primi insediamenti nel West Bank, con Rabin, dopo la guerra di
difesa del ‘ 67; ma è anche e forse soprattutto colui che strenuamente ha
perseguito la pace interpretandola come un dovere nazionale primario di
Israele, senza mai per questo rinunciare alla lotta al terrorismo; è un
tessitore politico temuto, che si è seduto in tutte le poltrone importanti
del governo, da quella di Primo Ministro a quella di ministro degli Esteri,
e oggi è segretario di partito. Soprattutto è l'alter ego di Rabin e poi il
prosecutore della sua opera per tutto quello che concerne l'accordo di Oslo,
il suo trionfo e il suo tragico fallimento.
Ed è proprio qui il vero nodo delle critiche che vengono portate alle
faraoniche celebrazioni: poiché Shimon non è uomo privato, ma simbolo del
processo di pace inteso come processo di Oslo, tutto questo festeggiare dopo
mille morti ebrei in tre anni di attacchi terroristi non appare sensato da
parte dell'opinione pubblica. Dice per esempio Caroline Glick, la più
importante editorialista del Jerusalem Post: « Il gala mostrerà l'immensa
distanza fra il mondo in cui viviamo e quello in cui vivono Peres e i suoi
amici. Nel mondo reale, ogni promessa di pace e di un Nuovo Medio Oriente
non solo è stata rotta ma ci è scoppiata in faccia» .
Fuori del teatro a Tel Aviv, dove la polizia è dispiegata in un'imponente
operazione di sicurezza, ci saranno vari gruppi di contestatori. Uno, è
quello delle Doinne in Verde, un gruppo di destra molto agguerrito la cui
leader Ruth Matar spiega che questa è una festa per un fallimento: « Peres
dette ad Arafat i fucili per una forza di polizia che doveva secondo i suoi
piani proteggerci dagli attacchi terroristici. E' stato certamente il primo
leader di un paese che abbia armato il suo nemico aspettando di guadagnare
in sicurezza» . E aggiunge che il 20 agosto (vera data del compleanno di
Peres) di dieci anni anni fa Abu Ala, oggi primo ministro palestinese, gli
sorrise caldamente e gli disse: ecco l'accordo, è il tuo dono di compleanno,
« ed era il cavallo di Troia che Peres ha candidamente portato a casa» . Ma se
si chiede a Peres stesso, egli risponde che Oslo è un successo, perchè ha
affossato per sempre l'idea di una Grande Israele e ha convinto anche Sharon
del fatto che occorre uno Stato palestinese. Come arrivarci, Peres non lo
sa, ma « la pace prevarrà - assicura - Oslo alla fine rimane l'unica opzione
cui dovranno accedere ambedue le parti prima o poi» . L'unica assente
stasera, Sonia Peres, compagna di Shimon dalla prima gioventù .