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IL COLONNELLO NOAM TIVON NELLA CITTA’ ASSEDIATA « Da oggi sparate per colpire» I nuovi ordini del comandante di Hebron ai soldati

venerdì 13 ottobre 2000 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME NOAM Tivon è un personaggio mitico nell'esercito israeliano: figlio di un kibbutz vicino a Gerusalemme, Tzora, i suoi genitori erano nel Palmach, l'esercito che combattè la Guerra di indipendenza nel ‘ 48. Trentotto anni, è il colonnello che comanda la divisione di duemila uomini che sovrintende alla zona di Hebron, dove i coloni sono i più duri, e i palestinesi i più aggressivi. Poco dopo il linciaggio a Ramallah, ci incontra dentro la baracca che fa da comando sita su una collina che guarda dall'alto Hebron, bianca e zeppa di palestinesi che tutta la notte hanno sparato: giusto in tempo perché possiamo vedere in diretta cosa succede nell'esercito israeliano quando c'è un'emergenza che possiamo chiamare guerra. Tivon parla alla radio con un suo uomo che sta radunando tutti gli ufficiali: « Prima di tutto - dice - chiunque non abbia un motivo specifico per essere fuori di qui, torni immediatamente alla base. In secondo luogo: se qualcuno fa mostra di minacciare con un'arma, non sparate a scopo deterrente, ma per colpire: prima alle gambe. Non aspettate che l'altro spari per primo: quando siete sicuri di essere nel giusto, fate fuoco. Non lasciate che nessuno si avvicini con una valigia o un qualunque pacco in mano: potrebbe essere una bomba. Ci sono una quantità di uomini di Hamas in giro pronti a farsi saltare per aria insieme a voi. Attenzione a evitare in tutti i modi di colpire i bambini» . Siamo arrivati alla guerra? « Siamo certamente in una situazione di guerra, in cui il nostro esercito è chiamato a dispiegare la sua capacità . Finora abbiamo fatto dei miracoli di continenza. E' stata dura: abbiamo rischiato a volte la vita dei nostri civili e quella dei soldati per non sparare a meno che non fossimo sicuri che il nemico aveva sparato. E anche allora, specie negli attacchi notturni, abbiamo sparato a scopo di deterrenza e non per ferire o uccidere. Ma la nuova situazione ci impone regole di maggiore prudenza, perché il pericolo è molto grande, l'eccitazione è alle stelle". Quali sono i cambiamenti che vede nei palestinesi in questi ultimi giorni? « Il dilagare delle azioni di guerriglia armata intraprese sia dai Tanzim sia dalla polizia palestinese, e il rischio di attentati portato dalla liberazione di 60 capi di Hamas, pericolosi terroristi collegati anche a grandi organizzazioni come quella di Bin Laden» . Lei ha informazioni su questo? « Molto specifiche» Se è così potete prevenire piuttosto che scendere in guerra. « Non si è mai sicuri al cento per cento nel campo della lotta ai terroristi: sappiamo che sono per strada, ma è difficile individuare le loro preferenze circa il luogo e il tempo, se non in generale» . Qui, come del resto a Ramallah, dovete proteggere i coloni, che a loro volta sono estremisti... « L'estremismo è messo da parte in questi momenti: hanno un rapporto di rispetto con l'esercito, e sanno che noi diamo tutti noi stessi per difenderli. Ma anche per difendere nostri valori che sono di democrazia, di rispetto dell'ordine e della legge, di pace» . Uno strano momento per parlare di pace. « Sì , un momento in cui il livello di violenza e lo scopo specifico di uccidere gli ebrei, come si vede negli ultimi spaventosi episodi, cresce. E per me è molto triste: io sono laureato in storia, e se guardo la storia palestinese mi resta difficile capire come mai ogni volta che viene loro offerto qualcosa di importante, addirittura il loro Stato, come con la spartizione dell'Onu nel ‘ 48, e adesso a Camp David, rifiutano..» . Colonnello, pensa che Arafat possa ancora trattenere la folla? « E' difficile dirlo. Certamente ha compiuto una scelta molto pericolosa quando ha deciso di trasformare la sua battaglia in uno scontro con connotati islamici religiosi. Lui è secolare, e Hamas lo sa benissimo, e gli si rivolterà contro» . Dove può portare questa guerra? « Di sicuro a un disastro palestinese, perché Tzahal è molto forte: ed è stato terribile, giorno dopo giorno, vedere come Arafat ha scelto di correre verso il disastro» . E adesso? « E adesso è tempo di rafforzare il morale dei soldati e di combattere. Punto. Io, secondo i miei dovevo appartenere a una generazione che non avrebbe fatto la guerra. I diciottenni non avrebbero mai dovuto prendere le armi. Oggi io spero che i miei due bambini debbano starsene in pace a casa. Invece probabilmente anche loro dovranno essere pronti a pagare il prezzo che hanno pagato i loro nonni» .

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