IL COLONNELLO « ALEF» NONOSTANTE TUTTO E’ IMPOSSIBILE NON COMPIERE ERRORI L’ asso degli F16 israeliani: seimila missioni Abbiamo fatto i l possibile per limitare i danni
venerdì 4 agosto 2006 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
inviata a ASHDOD
In questa giornata terribile per Israele, con otto civili uccisi dai missili
e tre soldati morti in battaglia, mentre i botti letali scuotono ancora
tutto il Nord, entrare nella base aerea di Hazor, vicino a Ashdod, è quasi
un vacanza, nel verde degli eucalipti. Gli aerei da guerra F16 riposano
negli hangar il muso affusolato e il pensiero di Cana è nell’ aria. Ci
aspetta il capo della base, il colonnello “ Alef” , di cui sappiamo tuttavia
che ha 41 anni, tre figli e una mamma sopravvissuta alla Shoah. E’ alto,
riservato e tuttavia comunicativo. Con estrema semplicità affronta il tema
della responsabilità , il principale che gli abbiamo posto, verso i suoi e
gli altrui cittadini quando deve ordinare un’ azione come quella di Cana, o
le tante altre che sono state compiute.
Colonnello, si sentirà forse un po’ sollevato nel sapere che anche dal
Libano dicono che a Cana sono perite 28 persone e non 52.
« No, per niente. Tre sarebbero troppe, 52 è male proprio come tre. I morti
civili sono per noi sempre un lutto. Vorrei che per tutti fosse così : non ho
avuto la sensazione che i nostri morti, ormai circa sessanta, abbiano avuto
la stessa attenzione dell’ opinione pubblica internazionale, che qualcuno
abbia condannato l’ assassinio dei nostri otto ferrovieri di Haifa» .
Colonnello, perché avete commesso l’ errore di Cana, e quello dell’ Onu? Si
possono compiere errori in cui restano uccisi degli innocenti?
« Purtroppo in guerra è sempre accaduto. Oltretutto, la guerra è sempre
circondata da una nebbia che si cerca di dissipare con le informazioni, con
la conoscenza, e non sempre ci si riesce. Se decidi di combattere una guerra
asimmetrica, in cui il nemico fa uso dei civili, devi affrontare la
sofferenza di compiere errori. Comunque, se lei pensa che abbiamo compiuto
in queste tre settimane circa seimila azioni in volo, capirà che abbiamo
limitato i danni quanto abbiamo potuto» .
Colonnello, come è andata la vicenda di Cana?
« Il villaggio era un centro molto importante degli Hezbollah, da là erano
già stati lanciati centinaia di missili da svariati edifici compreso quello.
Avevamo già cercato di fermarli con vari interventi. Credevamo che la
popolazione civile se ne fosse andata tutta. Non ci aspettavamo che ci
fossero ancora dei civili» .
Perché avete bombardato una casa?
« Spevamo che quella casa era usata per lanciare i missili» .
Scusi, proprio quella casa? Da là dentro partivano i missili?
« Ci sono vari tipi di missili. Quelli grandi vengono immediatamente
identificati e, dopo la prima volta, non sparano più . Eliminiamo in un
minuto la rampa di lancio. Tutti gli altri, sono piccoli, a volte
piccolissimi. Si sparano con lanciamissili che si spostano in macchina o in
camion o a spalla. Gli Hezbollah li portano nelle case, in garage e
magazzini coperti e sfruttano la gente per poter sparare. Le mostro un video
per capire: vede, uno, due, tre missili. Li lasci fare? Se lasci che sparino
di nuovo, fra un minuto un altro bambino dei nostri può essere ucciso, la
gente può essere fatta a pezzi in tutte le città del Nord» .
Non c’ è fra i suoi piloti una reazione amara per quello che è accaduto? Non
si crea una mancanza di fiducia, una volontà di verificare meglio gli
ordini?
« Prima della missione, e anche dopo, c’ è sempre una discussione. Ma la
fiducia dei piloti negli ordini è intatta: noi combattiamo una guerra per la
casa, per la pace e ognuno di noi è consapevole del fatto che Hezbollah ci
vuole morti e ci ha attaccato proditoriamente. I miei piloti si fidano e io
di loro e della loro motivazione» .
Ha cancellato qualche operazione in questa guerra a causa di civili in zona?
« Sì , diverse volte. I piloti stessi possono farlo anche quando sono già in
volo. E’ accaduto qualche giorno fa con un giovane pilota: gli ho detto che
aveva fatto bene. Penso che la forza morale alla fine sia la chiave della
vittoria. Ma se lei avesse cento missili puntati sui suoi bambini e un
nemico che usa i civili per impedirle di intervenire me lo dica, che
farebbe? Non sparerebbe? Noi non vogliamo niente da nessuno, non aggrediamo
nessuno, ma la difesa è la cosa moralmente più giusta del mondo» .
Perché avete bombardato per la seconda volta il quartiere di Dahia a Beirut?
« Forse lei non sa che il quartiere di Dahia aveva un recinto intorno
guardato da blocchi militari degli Hezbollah, era una capitale nella
capitale, piena di armi, di centri di addestramento, di basi di Nasrallah.
La scelta comunque è una scelta politica» .
E i quattro dell’ Onu?
« E’ stato un errore, ripeto, e gli errori possono capitare, comunque, mi
sono veramente molto molto arrabbiato quando Kofi Annan ci ha accusato di
aver fatto apposta. Questo significa veramente non aver capito nulla di ciò
che siamo, di come agiamo. Noi combattiamo contro il terrorismo e basta. Per
il resto, abbiamo dimostrato di cercare la pace» .