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IL CASO UN SIMBOLO DI SPERANZA I seminari comuni contro la violenza B ravi ragazzi di Hebron Palestinesi e ebrei per la pace

sabato 30 novembre 1996 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME NOSTRO SERVIZIO È strano come la pace abbia una vitalità propria, come in tempi di sfiducia e di rinvii essa si faccia largo e appaia, invece, con urgenza e in modo inaspettato, proprio laddove non è attesa. Così è accaduto che nei giorni scorsi i coloni di Hebron e di Kyriat Arba andassero a trovare Arafat a Betlemme; così ieri, in un clima di semiclandestinità , nel bel Centro Ecumenico di Tantur, proprio al confine fra Gerusalemme e Betlemme, all'incrocio della strada che porta a Hebron, fra gli ulivi, si sono dati appuntamento degli interlocutori davvero inconsueti. Da una parte una ventina di studenti dell'Università di Bar Ilan, proprio quella dove studiava Ygal Amir, l'assassino di Rabin, l'università religiosa per eccellenza, la più dura di Israele. Dall'altra parte una ventina di coetanei palestinesi, anche loro studenti universitari; ma di quale università , e di quale cittadina? Proprio di Hebron, il pomo della discordia, il più estremista fra i centri urbani, quello dove Hamas è più denso, quello da cui provengono quasi tutti gli uomini- bomba degli autobus. I gruppi s'incontrano da un paio d'anni con l'aiuto di qualche insegnante e sotto gli auspici di Ofer Bronfmann, il capo del Centro per la Pace in Medio Oriente. Seduti in cerchio si affronta il nocciolo della discussione: l'identità , il diritto storico ad essere palestinese o israeliano su quella terra. Per dieci minuti i palestinesi espongono la storia di un'identità mai perduta, anche i tempi dell'impero ottomano. Lo fa Khaled con dei fogli scritti a mano in inglese. Perseguitati, senza scuole, senza averi, eppure sono sempre rimasti palestinesi, anche sotto il tallone turco. Non come dite voi ebrei, dice Khaled, che i palestinesi esistono solo nella fantasia nazionalista dei leader. Gli israeliani ascoltano compiti, non ribattono, e poi un allampanato americano di Bar Ylan racconta come gli ebrei abbiano reinventato il loro movimento nazionale fino alla fondazione dello Stato di Israele da un'identità che è rimasta tuttavia nei millenni sempre forte. Insomma, i gruppi si fronteggiano, ognuno ha la sua storia e i suoi diritti, ognuno si è sforzato di ascoltare l'altro; ma siamo o non siamo due poli opposti, Bar Ylan e Hebron? E così , specie quando i vari Michael, David e Sara, si mescolano a Khaled, Ahmad, Ali nella parte più informale della discussione è un teatro di incomprensioni, di massicci ostacoli culturali. Khaled chiede dopo la relazione di David: Perché mai non vi siete limitati a venir qui come visitatori, come fanno i cristiani, e non avete scelto di prendervi una porzione di terra in Uganda, o in Argentina? Non era lo stesso, dopotutto, per difendervi dalle persecuzioni?. David cerca di rispondere: Perché nei secoli la presenza ebraica non si è mai interrotta in Terra Santa, perché la Bibbia non si stanca di ricordarci Gerusalemme, perché solo nel suo nome gli ebrei sono sopravvissuti in mezzo a mille difficoltà e alle persecuzioni più terribili. Ma Khaled vuole sapere: dite, come ce l'avete fatta, poi, a costruire uno Stato proprio dopo la peggiore?. David, e anche tanti altri ebrei, ribadiscono la forza dell'ideale, ricordano come gli ebrei dopo la distruzione del Primo Tempio tornarono per ricostruire il Secondo. Ma non è convincente: Perché mai volete Gerusalemme?. Perché è la nostra Città Santa. . La Mecca.... palestinesi non siamo benvenuti nemmeno tra gli arabi. Gerusalemme è Santa, come per noi Hebron. E allora perché ci volete buttar fuori?. Perché là noi siamo la maggioranza. Gerusalemme. Ogni tanto misteriosamente, fiorisce qua e là un d'accordo con te. Ma in generale si capisce che il valore di questo straordinario incontro sta nelle immense, invalicabili distanze ideologiche che si colmano per l'incrociarsi degli sguardi diritti e sinceri dei giovani, sguardi di tutti i colori. Se si possono parlare e ascoltare con pazienza, i ragazzi con la kippà nera e i ragazzi con i baffetti sul volto infantile, allora non tutto è perduto. Fiamma Nirenstein

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