IL CASO UN'AMMISSIONE TERRIBILE Sapeva di Auschwitz ma tacque per non compromettere la neutralità svizzera La Croce Rossa: ebrei, perdonate ci Autocritica dopo 50 anni: non vedemmo l'Olocausto
giovedì 1 giugno 1995 La Stampa 0 commenti
TEL AVIV BEATI sono gli uomini che sanno rompere gli stereotipi,
quelli che sanno rinunciare a un'immagine per disegnare una realtà :
essi costruiscono il futuro. In questo caso parliamo di Cornelio
Sommaruga, presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa,
che per la prima volta ha accettato di assumersi di fronte al mondo
le responsabilità del della grande associazione
filantropica internazionale di fronte allo sterminio degli ebrei. Lo
ha fatto nella ricorrenza del 50Ì anniversario del conflitto
mondiale. Sommaruga ha parlato di
passato e ha confessato di
della Cri, del completo fallimento di una cultura, e in sostanza di
un'intera civiltà , nel prevenire il genocidio sistematico di tutto
un popolo, e di alcune minoranze. Sommaruga ha certo pensato,
ammettendo per la prima volta responsabilità che pure erano state
tante volte attribuite alla sua organizzazione, non tanto al passato
quanto al futuro: è evidente che in un'era di genocidi, nell'epoca
della Bosnia e del Ruanda, il ruolo di chiunque cerchi di alleviare
le sofferenze dei sommersi e dei perseguitati, non può conoscere i
limiti che la Croce Rossa chiamò a salvaguardia e a scusante durante
gli anni del nazismo. Sommaruga conclama in sostanza con la sua presa
di posizione un nuovo ruolo e una maggiore forza politica per la sua
organizzazione. La Croce Rossa compì migliaia di visite nei campi
per prigionieri di guerra (il suo primo fine sociale) e fornì un
vasto aiuto umanitario a militari e a civili: cibo, medicinali,
pacchi. Ne spedì ben 36 milioni e trasmise nientemeno che 120
milioni di messaggi. Seppe organizzare scambi di prigionieri di
guerra feriti o malati, e proteggere alcune categorie di civili.
Tuttavia, nonostante questi valorosi sforzi, il suo aiuto non si
estese agli ebrei. Proteggere, come disse l'allora presidente della
Croce Rossa, Max Huber, la popolazione civile in territorio occupato
non era facile; sulle terre sovietiche non si poteva operare perché
le convenzioni con la Cri non erano state firmate. Quanto alla
Germania, il Comitato nazionale della Croce Rossa tedesca era diretto
da personaggi implicati direttamente con il nazismo. Fatto centrale,
poi, fu la neutralità della Svizzera, madre e sede naturale della
Croce Rossa. Una neutralità tenuta continuamente sotto mira dai
nazisti. Quando, infatti, il Comitato internazionale si riunì per un
summit segreto a Ginevra il 14 ottobre 1942, Philipp Etter, capo del
governo svizzero ed anche membro del Comitato, chiese che si tacesse
tutto ciò che ormai, in abbondanza, era noto: pena, sostenne, la
rottura della stessa neutralità del Paese. Karl Jacob Burckhardt, il
direttore generale, si disse d'accordo con quanto aveva detto Etter e
domandò a sua volta il segreto totale. Eppure ormai la Cri
registrava la deportazione di tremila ebrei francesi la settimana
verso Auschwitz; conosceva i massacri degli ebrei romeni; per filo e
per segno e per canali interni registrava lo sterminio di centomila
ebrei ucraini, le deportazioni degli slovacchi e degli ungheresi.
Aveva notizie di prima mano anche da Berlino. E siamo solo nel '42;
si può quindi immaginare quante informazioni furono accumulate con
le visite nei campi dagli emissari della Cri. Ma la linea della Croce
Rossa rimase ancorata al principio della neutralità e della difesa
dei prigionieri di guerra: di fatto gli ebrei rompevano, con gli
eventi che li riguardavano, lo schema su cui la Croce Rossa aveva
basato il suo regolamento e aveva lavorato fin dal 1863, anno della
sua fondazione. Alla fine del 1942, il capo del Congresso mondiale
ebraico, Gerhard Riegner dette a Burckhardt una dettagliata
informazione sui terribili eventi del tempo; non poteva immaginare
che il Segretario era già a conoscenza di tutto.
avesse parlato disse poi Riegner
salvate] . Questo a noi non è dato sapere; certo è che dopo la
guerra, la Croce Rossa iniziò un suo esame di coscienza durato fino
a oggi. La verità fu portata interamente alla luce all'inizio degli
Anni 80 dallo storico svizzero Jean Claude Favez il quale, peraltro
invitato dall'allora direttore generale del Comitato internazionale,
Jacques Morillon, trovò negli archivi i documenti che comprovavano
il terribile segreto. Fiamma Nirenstein